EPISTOLA
COMMUNES LITTERAS
DEL PAPA BENEDETTO XV
AL CARDINALE DI SANTA ROMANA CHIESA
GIACOMO GIBBONS,
ARCIVESCOVO DI BALTIMORA;
AL CARDINALE DI SANTA ROMANA CHIESA
GUGLIELMO O’CONNEL,
ARCIVESCOVO DI BOSTON,
E AGLI ALTRI ARCIVESCOVI
E VESCOVI DEGLI STATI UNITI D’AMERICA,
Al Cardinale di Santa Romana Chiesa Giacomo Gibbons,
Arcivescovo di Baltimora;
al Cardinale di Santa Romana Chiesa Guglielmo O’Connel,
Arcivescovo di Boston,
e agli altri Arcivescovi e Vescovi
degli Stati Uniti d’America.
Diletti Figli Nostri, Venerabili Fratelli,
salute e Apostolica Benedizione.
La vostra lettera collettiva spedita da Washington, dove voi eravate riuniti per celebrare il cinquantesimo anniversario di episcopato del Nostro diletto figlio il Cardinale presbitero di Santa Romana Chiesa Gibbons, Ci fu consegnata dal Nostro venerabile fratello Bonaventura, arcivescovo titolare di Corinto, recentemente ritornato da costì dove, in una circostanza così singolare, egli era interprete e messaggero presso di voi della Nostra gioia. Nuova testimonianza della devozione e dello zelo vostro verso di Noi, quella lettera ha confermato quanto siate solidali con Noi; le stesse solennità, celebrate con gran pompa e successo, grazie all’impegno e alla partecipazione di voi tutti, posero in luminosa evidenza la vostra intima unione. Ci felicitiamo vivamente con voi per entrambi i motivi, Venerabili Fratelli, ma è ancor più vivo il Nostro grazie in quanto avete approfittato di questa occasione per discutere insieme di argomenti di grande interesse che riguardano del pari il bene della Chiesa e della società. Abbiamo appreso infatti che voi, con animi concordi, avete deciso di riunirvi tutti, ogni anno e in uno stesso luogo, per deliberare circa il modo migliore di diffondere il cattolicesimo; inoltre avete eletto due commissioni, tratte dal collegio dei vescovi, che in particolare indaghino e studino l’una la questione sociale, l’altra la corretta educazione dei fanciulli e dei giovani per poi riferirne agli altri confratelli. Questo proposito è certamente degno di ottenere il nostro assenso, congiunto a intima gioia. Infatti i frequenti incontri dei vescovi, approvati più di una volta dai Nostri Predecessori, servono mirabilmente al progresso del cattolicesimo; pertanto, se ciascuno riferisce alla comunità quanto ha appreso con le sue ricerche e le sue esperienze, riuscirà facile distinguere quali errori si diffondano occultamente, quali pericoli minaccino la disciplina del clero e del popolo, quali siano i rimedi per rimuovere quelli e per consolidare questa, e se si scopriranno, in una regione o in tutta la Repubblica, movimenti di opinione, la solerzia dei Pastori giovi validamente a dirigerli o a contenerli entro giusti limiti. Con la repulsione del male procede di concerto il conseguimento del bene, al quale gli uni sono sospinti dall’esempio degli altri. Infatti, se in qualche luogo appare essere cresciuta più abbondante la messe dei frutti in seguito a un trattamento e ad un metodo più razionale, non è chi non veda che i vescovi, riuniti in assemblea, potranno a gara applicare, ciascuno nella propria diocesi e secondo i tempi e le circostanze, quegli stessi metodi che altrove hanno raggiunto cospicui vantaggi per le anime. Invero non vi è motivo di più insistenti esortazioni, tanto è urgente il problema di affrontare con impegno costante la così detta azione economico-sociale; cercate tuttavia di evitare che i vostri concittadini, irretiti dal lustro di false opinioni e da crisi di coscienza, si allontanino per loro sventura dai princìpi cristiani esposti nella Enciclica «Rerum novarum» dal Nostro Predecessore Leone XIII di felice memoria. Certamente, se non per altre ragioni, queste novità comportano gravi pericoli poiché l’intero corpo sociale sembra essere sospinto a scindersi e la solidarietà fra i cittadini sembra offuscata e quasi spenta dal turbine dell’invidia.
Non minore gravità presenta tuttavia l’educazione cattolica dei fanciulli e degli adolescenti; una volta ch’essa sia conservata e protetta, assicura l’integrità della fede e dei costumi dei cittadini. Perciò voi sapete, Venerabili Fratelli, che la Chiesa di Dio non ha mai desistito sia dal promuovere, con sommo zelo, una siffatta educazione, sia dal difenderla e proteggerla, secondo le proprie forze, da ogni attacco. Se mancassero solidi argomenti in proposito, la stessa condotta dei nemici del cristianesimo nelle nazioni del vecchio mondo offrirebbe un motivo di agire con validissime ragioni. Infatti, affinché la Chiesa non possa preservare l’incolumità della fede negli animi in tenera età, e che neppure le scuole private, istituite dalla sua materna provvidenza, possano competere serenamente con le scuole pubbliche, ostili alla religione, gli avversari vogliono riservare soltanto a se stessi la funzione docente: umiliare e violare radicalmente il naturale diritto dei padri di famiglia in nome di una falsa libertà, limitare ed escludere o almeno ostacolare con qualunque mezzo la libera facoltà dei religiosi cattolici di educare gli adolescenti. Sappiamo perfettamente che costì voi siete immuni da simili afflizioni e che vi siete dedicati, con generosità e costanza ammirevoli, alla costituzione di scuole cattoliche; né minor lode rivolgemmo ai curati e ai religiosi di ambo i sessi che, sotto la vostra guida, non hanno risparmiato né mezzi né fatiche per assicurare la prosperità e l’efficienza delle loro scuole in tutto il territorio degli Stati Uniti. Ma voi siete peraltro convinti che non è lecito confidare a tal segno, in questa favorevole situazione, da trascurare le future evenienze, dato che la sorte della Chiesa e della Repubblica dipende interamente dal profitto e dal buon andamento delle scuole; infatti saranno cristiani soltanto coloro che voi avrete formato con l’insegnamento e con l’educazione.
A questo punto il Nostro memore pensiero si volge spontaneamente alla Università degli studi di Washington. Abbiamo seguito finora, con animo lieto, i mirabili progressi di codesto grande Liceo al quale s’indirizza la sicura speranza delle vostre Chiese; in proposito, sono particolarmente degni della Nostra riconoscenza e del ricordo degli uomini il diletto figlio Nostro il Cardinale Arcivescovo di Baltimora e il Venerabile Fratello Vescovo titolare di Germanicopoli, Rettore dello stesso Liceo. Tuttavia non li lodiamo al punto da passare sotto silenzio lo zelo e l’operosità vostra, avendo constatato che voi avete impegnato assiduamente a tutt’oggi, ogni vostra energia per sostenere codesta sede delle sacre discipline e delle più nobili arti, e non dubitiamo che in futuro sarete ancor più zelanti nel difendere tale salutare istituzione. Sappiate inoltre che Ci ha mirabilmente rallegrato quanto Ci è stato riferito, ossia che la decisione di erigere presso il Liceo una Chiesa in onore della Vergine Immacolata ha suscitato una grande devozione verso di Lei nell’animo del popolo. Come il Nostro Predecessore Pio X di felice memoria approvò ed esaltò con somma lode il piissimo progetto, così per Noi non vi è nulla di più caro che il rapido compimento, nella Capitale di codesto grande Stato, di un tempio degno della Celeste Patrona di tutta l’America, tanto più che il vostro Liceo, per intercessione della Immacolata Madre di Dio, ha raggiunto, si può dire, un alto grado di efficienza. Confidiamo pertanto che non appena il Liceo sarà la sede ove gli studiosi della dottrina cattolica convergeranno come i raggi verso il centro, così in quella Chiesa, posta sotto la protezione della Vergine Immacolata dispensatrice di ogni grazia, confluiranno numerosi non solo coloro che sono eletti o eleggibili nel numero dei discepoli, ma anche tutti i cattolici di codesta città guarderanno alla Chiesa come ad un Santuario loro proprio, e ad essa affluiranno numerosissimi ispirati da religione e pietà. Deh! splenda quanto prima quel giorno in cui voi, Venerabili Fratelli, potrete raggiungere il compimento di un’opera così grande! E allo scopo che l’impresa non si protragga a lungo, provvedano a raccogliere le offerte, più generosamente del solito, tutti coloro che presso di voi si gloriano di professare la fede cattolica; né soltanto i singoli, ma anche tutte le comunità, soprattutto quelle a cui, per loro vocazione, sta a cuore il culto della Madre di Dio. In questa nobile emulazione non è il caso che le donne abbiano il secondo posto, poiché esse devono maggiormente esaltare la gloria della Vergine Immacolata in quanto la Sua gloria ritorna sovrabbondante in onore del loro sesso. Per offrire anche un Nostro esempio a coloro che Noi abbiamo esortato a parole a compiere una pia elargizione, abbiamo deciso di ornare l’Altar maggiore dello stesso tempio con un dono particolare. Pertanto invieremo tempestivamente a Washington l’immagine della Beatissima Vergine concepita senza peccato che faremo eseguire in un mosaico, presso l’officina Vaticana; essa, una volta collocata sull’Altar maggiore, sarà un monumento della Nostra devozione verso Maria Immacolata e anche della particolare benevolenza di cui circondiamo il Liceo. Infatti l’umanità si trova in un frangente che sempre più sembra esigere sia l’assiduo soccorso della Vergine, sia il comune impegno di tutti. L’umanità si trova entro ristretti limiti di salvezza o di perdizione, salvo che essa non sia infine sorretta più fermamente da leggi di carità e di giustizia. È necessario che a questo fine voi vi dedichiate più di ogni altro, poiché voi avete molto ascendente sulla vostra gente, la quale, fedelissima ai princìpi di vera libertà e di umanità cristiana, avrà gran parte nel ristabilire l’ordine e nel restaurare e rinnovare la società umana, dopo tante violente eversioni.
Frattanto, come propiziatrice dei doni celesti e come testimonianza della Nostra paterna benevolenza, a voi, diletti figli Nostri, Venerabili Fratelli, al clero e al popolo affidato a ciascuno di voi, e in particolare a coloro che furono o saranno in futuro di aiuto nella edificazione della Chiesa di Washington, impartiamo con amore nel Signore l’Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso San Pietro, il 10 aprile 1919, nel quinto anno del Nostro Pontificato.
BENEDICTUS PP. XV
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