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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI ALLA VII CONFERENZA

"ROME MED DIALOGUES"

Illustri Signore e Signori!

Rivolgo un cordiale saluto a voi che partecipate alla VII Conferenza Rome MED Dialogues, promossa annualmente dal Ministero italiano per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, allo scopo di ripensare l’approccio tradizionale all’area del Mediterraneo e cercare risposte nuove e condivise alle importanti sfide che essa pone.

Nonostante i regni e gli imperi dell’area mediterranea appartengano ormai al passato, il mare nostrum continua ad avere un’importanza geopolitica centrale, anche nel secolo attuale. Il Mediterraneo è luogo di frontiera, e quindi di incontro, di tre continenti, che non solo ne sono bagnati, ma che in esso si toccano l’un l’altro e sono quindi chiamati a convivere.

L’interconnessione incentrata su questo mare ci mostra, e non solo in modo simbolico, come tutto il Pianeta sia una grande casa comune e che le sorti di un Paese non possono essere indipendenti da quelle degli altri. Del resto, il concetto stesso di indipendenza sta mutando pericolosamente. Se in passato significava soprattutto la legittima rivendicazione di autonomia rispetto alle ingerenze o alle occupazioni di Stati esteri, nell’era contemporanea l’indipendenza sta assumendo un significato di “indifferenza” e “disinteresse” verso le sorti degli altri popoli. È necessario che la politica e la diplomazia si interroghino e facciano tutto il possibile per impedire che il processo di globalizzazione degeneri nella globalizzazione dell’indifferenza.

Tale impegno dev’essere ancora più sentito oggi, quando abbiamo dimostrazioni sempre più evidenti – dalla crisi climatica a quella pandemica – che non solo gli Stati ma ancor più i Continenti non possono andare avanti ignorandosi l’un l’altro.

Se questo è vero in generale, lo è a maggior ragione nell’area mediterranea. Tutte le risorse e tutte le potenzialità di questo mare necessitano di un approccio nuovo, non individuale ed egoistico, ma congiunto e condiviso tra i Paesi che su di esso si affacciano, e anche tra quelli che non confinano con esso ma che dalle politiche mediterranee sono interessati a diversi effetti. Un approccio capace di distendere i molteplici conflitti regionali che si sviluppano sulla superficie, nei fondali e ai bordi del mare, e che dal mare si estendono nei Continenti.

Tra i diversi problemi che si concentrano sul Mediterraneo – e che esigono una lungimirante visione politica – è estremamente urgente quello migratorio, che mi è sempre stato a cuore e che ha motivato il mio primo viaggio apostolico, nell’isola di Lampedusa, nel 2013. Gli avvenimenti di questi anni confermano sempre più che un intervento efficace può provenire solo da uno sforzo congiunto non limitato ai Paesi frontalieri, ma condiviso anche dai rispettivi Continenti di appartenenza. Nessuno dev’essere lasciato solo nella gestione di questo enorme problema. Tutti devono sentirsi responsabili, perché tutti sono, in realtà responsabili, come ci ricorda, all’inizio della Bibbia, la domanda rivolta da Dio a Caino: “Dov’è tuo fratello?” (cfr Gen 4,9).

Il fenomeno migratorio ci dimostra una volta ancora che tutto è connesso e ci avverte che una soluzione stabile richiede un approccio capace di tenere conto dei tanti aspetti ad esso collegati, e che i dialoghi di questa Conferenza possono mettere in luce.

Desidero inoltre fare presente come il Mediterraneo sia al centro anche dell’attenzione costante della Chiesa. Proprio nei giorni della vostra Conferenza sarò impegnato in un viaggio apostolico a Cipro e in Grecia. Ricordo poi il fruttuoso incontro dell’anno scorso a Bari, “Mediterraneo frontiera di pace”, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, che ha visto la partecipazione dei Vescovi di ben venti Paesi affacciati sul mare nostrum e a cui seguirà l’anno prossimo un altro incontro a Firenze, in corso di organizzazione.

Mi piace pensare che non solo questi incontri ecclesiali, ma anche i vostri dialoghi sul Mediterraneo possano trarre ispirazione dai “colloqui mediterranei” inaugurati da Giorgio La Pira, tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, che tanto avevano avvicinato le opposte sponde del mare inaugurando la politica del dialogo intorno a quello che La Pira considerava, in una visione di fede, come “un grande lago di Tiberiade”.

È con questo auspicio che auguro a tutti voi un fruttuoso convegno, assicurando la mia preghiera e invocando la benedizione di Dio.

Dal Vaticano, 20 novembre 2021

 

FRANCESCO



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