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MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN OCCASIONE DELLA 103ma GIORNATA DEI CATTOLICI TEDESCHI
(DEUTSCHE KATHOLIKENTAG)

[Erfurt, 29 maggio-2 giugno 2024]

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Cari fratelli e sorelle,

Saluto di cuore tutti voi che vi siete riuniti a Erfurt per il 103mo Katholikentag, al fine di pregare insieme, confrontarvi, rafforzarvi reciprocamente nella fede e dare testimonianza del Vangelo di Cristo.

«Ad avere futuro è l’uomo di pace». È questo il motto delle presenti giornate. Il Salmo 37 indica il motivo per cui all’uomo di pace è promesso il futuro: perché è giusto, perché fa ciò che piace a Dio, perché confida in Dio. Sin dall’inizio, però, la tragedia dell’uomo è che non confida in Dio, ma diffida di lui; che non fa ciò che piace a Dio, ma percorre le proprie vie. L’unità e l’armonia originali dell’intero creato volute da Dio, quindi, «sono sfuggite di mano»: l’uomo non usa più la creazione nel senso del Creatore, ma ne abusa e la maltratta in una ricerca egoistica di potere e di guadagno. Così il male e il dolore sono entrati nel mondo (cfr. Gn  3). Ciò che s’intende qui viene oggi percepito e indicato da molte persone — in particolare dai giovani — dalla origine culturale e dalla visione del mondo molto diverse. Sentono che c’è qualcosa che non va del tutto con l’uomo e con il mondo, che proprio non possiamo continuare come finora, che serve una conversione, un vero riorientamento.

La missione di Gesù era interamente nel segno di questo nuovo orientamento dell’uomo verso Dio e quindi anche verso un rinnovamento e una guarigione dei suoi rapporti con le altre persone, con il creato e non ultimo con sé stesso. La pace portata da Cristo diventa visibile quando dona alle persone nuova speranza, futuro in tempi difficili: agli emarginati, ai malati, a quanti erano afflitti da colpe. Cristo ha chiamato per nome l’ingiustizia e condannato le discordanze. Per ripristinare l’ordine divino, Gesù non di rado ha dovuto rovesciare la logica umana e l’ordine dei valori, cosa che emerge in modo particolare nel Discorso della Montagna. Ma proprio così crea la pace: «con il sangue della sua croce» (Col  1, 20). Sì, alziamo lo sguardo verso la croce: «lì, alla violenza non si è risposto con violenza, alla morte non si è risposto con il linguaggio della morte. Nel silenzio della Croce tace il fragore delle armi e parla il linguaggio della riconciliazione, del perdono, del dialogo, della pace» (Omelia, 7 settembre 2013). La pace di Cristo nasce dall’amore e dalla dedizione. A Pasqua diventa evidente: ad avere futuro è l’uomo di pace.

Noi cristiani siamo chiamati a proseguire la sua missione: come lui, vogliamo dare nuova considerazione alle persone abbandonate, emarginate e sole, e far loro sentire che non sono sole. Vogliamo impegnarci anche pubblicamente, politicamente, per condizioni di vita migliori e dare voce soprattutto a quanti non trovano ascolto. Senza giustizia non c’è pace. Non solo in Europa, ma anche in altre parti del mondo, attualmente diritti umani fondamentali sembrano essere minacciati: attraverso un crescente antisemitismo, attraverso il razzismo e altre ideologie che tendono all’estremismo e alla violenza.

Le tante crisi morali, sociali, economiche e politiche che viviamo sono tutte collegate tra loro. La preoccupazione per la natura, la giustizia nei confronti dei poveri, l’impegno per la società, la tutela della vita e della famiglia, la difesa della dignità dell’intera vita umana, come anche la pace esteriore e interiore, sono legati. I problemi riguardano tutti e possono essere risolti soltanto insieme. È pertanto necessario un dialogo ampio, possibilmente a più voci, a tutti i livelli della vita sociale, economica e politica. I numerosi dibattiti del Katholikentag con personaggi e rappresentanti illustri di settori importanti della vita sociale offrono una buona occasione a tal fine.

In questa ottica, è bello e significativo che il Katholikentag sia anche un luogo dello stare insieme ecumenico e del dialogo interreligioso. Infatti, serve la collaborazione con tutte le persone di buona volontà che siano disposte a lavorare alla costruzione di un futuro pacifico. Quanto la testimonianza comune dei cristiani possa essere potente lo si è potuto vedere nel 1989, quando persone di pace, con in mano una candela, hanno scatenato la rivoluzione pacifica. Lì a Erfurt le preghiere per la pace si sono svolte nella chiesa di San Lorenzo e nella chiesa dei predicatori evangelica. Questo miracolo della svolta pacifica, scatenata da persone oranti, ci mostra che cosa può la preghiera. E quindi tale ricordo è anche un incoraggiamento per noi oggi!

L’uomo di pace ha futuro. Questa certezza ci ammonisce e ci incoraggia. Preghiamo per la pace. Preghiamo anche gli uni per gli altri, affinché la potenza dello Spirito Santo ci colmi di speranza e di gioia. Vi auguro di cuore giorni fecondi e che vi arricchiscano spiritualmente! Vi accompagno nella preghiera, e per favore pregate anche per me. Il Dio della pace vi benedica.

Dal Vaticano, maggio 2024

Francesco

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L'Osservatore Romano, Edizione Quotidiana, Anno CLXIV n. 122, venerdì 31 maggio 2024, p. 7.



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