Index   Back Top Print

[ DE  - EN  - ES  - FR  - IT  - PL  - PT ]

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO IN CILE E PERÙ
(15-22 GENNAIO 2018)

INCONTRO CON LE AUTORITÀ, CON LA SOCIETÀ CIVILE E CON IL CORPO DIPLOMATICO

DISCORSO DEL SANTO PADRE

Cortile d'Onore del Palazzo del Governo (Lima)
Venerdì, 19 gennaio 2018

[Multimedia]


 

Signor Presidente,
Membri del Governo e del Corpo Diplomatico,
distinte Autorità,
Rappresentanti della società civile,
Signori e Signore tutti!

Giungendo in questa storica casa rendo grazie a Dio per l’opportunità che mi ha concesso di calcare, ancora una volta, il suolo peruviano. Vorrei che le mie parole fossero di saluto e gratitudine per ciascuno dei figli e delle figlie di questo popolo che ha saputo conservare e arricchire nel corso del tempo la sua sapienza ancestrale che è, senza dubbio, uno dei suoi principali patrimoni.

Grazie, Signor Pedro Paolo Kuczynsky, Presidente della Nazione, per l’invito a visitare il Paese e per le parole di benvenuto che mi ha rivolto a nome di tutto il suo popolo.

Vengo in Perù con il motto “Uniti per la speranza”. Permettetemi di dirvi che guardare questa terra è di per sé un motivo di speranza.

Parte del vostro territorio è formato dall’Amazzonia, che ho visitato stamattina e che costituisce nel suo insieme la più grande foresta tropicale e il sistema fluviale più esteso del pianeta. Questo “polmone”, come lo si è voluto chiamare, è una delle zone di grande biodiversità del mondo, dato che ospita le specie più diverse.

Voi possedete una ricchissima pluralità culturale, sempre più interattiva, che costituisce l’anima di questo popolo. Anima marcata da valori ancestrali come l’ospitalità, la stima dell’altro, il rispetto e la gratitudine verso la madre terra e la creatività per nuovi progetti, come pure la responsabilità comunitaria per lo sviluppo di tutti che si coniuga nella solidarietà, dimostrata tante volte di fronte alle diverse catastrofi vissute.

In questo contesto, vorrei segnalare i giovani, che sono il presente più vitale che questa società possiede. Col loro dinamismo e il loro entusiasmo promettono e invitano a sognare un futuro di speranza che nasce dall’incontro tra il culmine della sapienza ancestrale e gli occhi nuovi che offre la gioventù.

E mi rallegro anche di un fatto storico: sapere che la speranza in questa terra ha un volto di santità. Il Perù ha generato santi che hanno aperto strade di fede per tutto il continente americano; per nominarne solo uno, Martino de Porres, il quale, figlio di due culture, mostrò la forza e la ricchezza che nascono nelle persone quando mettono l’amore al centro della loro vita. E potrei continuare a lungo questa lista materiale e ideale di ragioni di speranza. Il Perù è terra di speranza che invita e sfida all’unità di tutto il suo popolo. Questo popolo ha la responsabilità di mantenersi unito precisamente, tra le altre cose, per difendere tutti questi motivi di speranza.

Su questa speranza si profila un’ombra, si erge una minaccia. «Mai l’umanità ha avuto tanto potere su sé stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo» - dicevo nella Lettera enciclica Laudato si'.[1]Questo si manifesta con chiarezza nel modo in cui stiamo spogliando la terra delle risorse naturali, senza le quali non è possibile alcuna forma di vita. La perdita di foreste e boschi implica non solo la perdita di specie viventi, che potrebbero anche significare nel futuro risorse estremamente importanti, ma anche la perdita di relazioni vitali che finiscono per alterare tutto l’ecosistema.[2]

In questo contesto, “uniti per difendere la speranza” significa promuovere e sviluppare un’ecologia integrale come alternativa a «un modello di sviluppo ormai superato ma che continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale».[3]E questo richiede di ascoltare, riconoscere e rispettare le persone e i popoli locali come validi interlocutori. Essi mantengono un legame diretto con il territorio, conoscono i suoi tempi e i suoi processi e sanno, pertanto, gli effetti catastrofici che, in nome dello sviluppo, provocano molte iniziative, alterando tutta la trama vitale che costituisce la nazione. Il degrado dell’ambiente, purtroppo, è strettamente legato al degrado morale delle nostre comunità. Non possiamo pensarle come due questioni separate.

A titolo di esempio, le estrazioni minerarie irregolari sono diventate un pericolo che distrugge la vita delle persone; le foreste e i fiumi vengono devastati con tutta la loro ricchezza. Questo processo di degrado implica e alimenta organizzazioni al di fuori delle strutture legali che degradano tanti nostri fratelli sottomettendoli alla tratta – nuova forma di schiavitù –, al lavoro irregolare, alla delinquenza… e ad altri mali che colpiscono gravemente la loro dignità e, insieme, la dignità di questa nazione.

Lavorare uniti per difendere la speranza esige di essere molto attenti a un’altra forma – spesso sottile – di degrado ambientale che inquina progressivamente tutto il tessuto vitale: la corruzione. Quanto male procura ai nostri popoli latinoamericani e alle democrazie di questo benedetto continente tale “virus” sociale, un fenomeno che infetta tutto, e i poveri e la madre terra sono i più danneggiati. Quello che si può fare per lottare contro questo flagello sociale merita il massimo della considerazione e del sostegno; e questa lotta ci impegna tutti. “Uniti per difendere la speranza”, implica maggior cultura della trasparenza tra enti pubblici, settore privato e società civile, e non escludo le organizzazioni ecclesiastiche. Nessuno può dirsi estraneo a questo processo; la corruzione è evitabile ed esige l’impegno di tutti.

Coloro che occupano incarichi di responsabilità, in qualunque settore, li incoraggio e li esorto a impegnarsi in tal senso per offrire, al vostro popolo e alla vostra terra, la sicurezza che nasce dalla convinzione che il Perù è uno spazio di speranza e di opportunità… ma per tutti, non per pochi! Perché ogni peruviano, ogni peruviana possano sentire che questo Paese è suo, non di un altro, e che può stabilirvi relazioni di fraternità e di uguaglianza con il prossimo e aiutare l’altro quando ne ha bisogno; una terra in cui si possa realizzare il proprio futuro. E così costruire un Perù che abbia spazio per «tutte le stirpi»[4], in cui possa realizzarsi «la promessa della vita peruviana».[5]

Desidero assicurare nuovamente a voi l’impegno della Chiesa Cattolica, che ha accompagnato la vita di questa Nazione, in questo sforzo che ci accomuna di portare avanti il lavoro perché il Perù continui ad essere una terra di speranza.

Santa Rosa da Lima interceda per ognuno di voi e per questa benedetta Nazione.

Nuovamente grazie.


[1] Lett. enc. Laudato si’, 104.

[2] Cfr ibid., 32.

[3] Messaggio Urbi et Orbi 25 dicembre 2017.

[4] José María Arguedas, Todas las sangres, Buenos Aires, 1964: trad. it. Tutte le stirpi, Torino 1974.

[5] Jorge Basadre, La promesa de la vida peruana, Lima, 19582.



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana