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DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
AI PARTECIPANTI AL PELLEGRINAGGIO DELLA DIOCESI DI CREMA (ITALIA)

Aula Paolo VI
Sabato, 15 aprile 2023

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio il Vescovo, Monsignor Daniele Gianotti, per le parole che mi ha rivolto. Saluto Mons. Rosolino Bianchetti, Vescovo del Quiché, in Guatemala; il Superiore Generale del Pontificio Istituto per le Missioni Estere; i seminaristi della Diocesi di Taungngu, in Myanmar; i sacerdoti e i missionari presenti; come pure il Presidente della Provincia di Cremona e i Sindaci convenuti. E saluto di cuore tutti voi, che siete venuti così numerosi. Grazie, grazie della vostra visita!

Questo nostro incontro è stato progettato da tempo, dopo la Beatificazione di Padre Alfredo Cremonesi, cremasco, missionario e martire in Birmania, l’attuale Myanmar. Come sapete, è una terra tormentata, questa, che porto nel cuore e per la quale vi invito a pregare, implorando da Dio il dono della pace.

Dunque la pandemia ci ha costretti a rimandare il nostro incontro ad oggi. Anche questo però è un anno speciale: infatti, proprio in questi mesi ricorrono i settant’anni dal martirio del Beato Alfredo, avvenuto il 7 febbraio 1953 a Donoku. In quel villaggio di montagna Padre Cremonesi ha lavorato per gran parte della sua vita, e ci è tornato più volte, nonostante mille difficoltà e pericoli, per stare vicino alla sua gente e per costruire e ricostruire quello che la guerra e la violenza continuavano a distruggere. Colpisce, di Padre Alfredo, la tenacia con cui ha esercitato il suo ministero, donandosi senza calcoli e senza risparmio per il bene delle persone a lui affidate, credenti e non credenti, cattolici e non cattolici. Un uomo universale, per tutti.

Ha certamente incarnato così, in modo esemplare, le virtù solide della sua terra cremasca: la pietà robusta, il lavoro generoso, la vita semplice e il fervore missionario. Ha seminato comunione, sapendosi adattare a un mondo completamente nuovo per lui e facendolo proprio, con amore. Ha esercitato la carità specialmente verso i più bisognosi, ritrovandosi più volte senza nulla, costretto lui stesso a mendicare. Si è speso per l’educazione dei giovani e non si è lasciato intimidire né scoraggiare da incomprensioni e opposizioni violente, fino alla raffica di mitra che lo ha stroncato. Ma anche questa estrema violenza non ha fermato il suo spirito e non ha zittito la sua voce. Essa infatti ha continuato a parlare attraverso chi ha seguito le sue orme: tra questi missionari è presente oggi P. Andrea Mandonico e, anche se non ha potuto essere qui con noi, non dimentichiamo P. Pierluigi Maccalli, per due anni prigioniero in Niger e in Mali, per la cui liberazione avete pregato tanto! La voce missionaria di P. Alfredo, però, non è affidata solo a loro: è affidata a tutti noi, a tutti voi, alle vostre parole e soprattutto al vostro vissuto di comunità cristiana.

Negli scritti lasciati da Padre Alfredo c’è una frase molto bella sullo spirito missionario. Dice così: «Noi missionari non siamo davvero nulla. Il nostro è il più misterioso e meraviglioso lavoro che sia dato all’uomo non di compiere, ma di vedere: scorgere delle anime che si convertono è un miracolo più grande di ogni miracolo». In queste parole sono riassunte alcune caratteristiche importanti del missionario, su cui vi invito a riflettere e che vi invito a fare vostre: l’umile consapevolezza di essere un piccolo strumento nelle grandi mani di Dio; la gioia di svolgere un “meraviglioso lavoro” facendo incontrare fratelli e sorelle con Gesù; lo stupore davanti a quello che il Signore stesso opera in chi Lo incontra ed accoglie. Umiltà, gioia e stupore: tre bellissimi tratti del nostro apostolato, in ogni condizione e stato di vita.

Cari fratelli e sorelle, è davvero un dono avervi qui: una comunità ricca dei colori di ogni età e condizione. Parafrasando San Lorenzo, diacono e martire della Chiesa di Roma, possiamo dire che questo è il tesoro della Chiesa: siete voi, siamo noi, tutti poveri davanti a Dio e tutti ricchi del suo amore infinito, che si riflette in modo unico negli occhi di ciascuno, e di cui siamo testimoni e missionari.

Per questo voglio incoraggiarvi a continuare il vostro cammino comunitario con impegno ed entusiasmo, in tutte le sue dimensioni. Vi esorto a coltivare la comunione, tra le persone e tra le comunità, nell’aiuto reciproco, nella collaborazione, anche nell’apertura a vie nuove, in un mondo che cambia sempre più velocemente. Non abbiate paura di tradurre valori antichi in linguaggi moderni, perché possano giungere a tutti, e perché tutti possano gustarne e goderne i benefici. Cercate di essere sempre accoglienti e inclusivi con chi bussa alla vostra porta; di curare in particolare l’educazione dei giovani, aiutandoli a “tirare fuori” il meglio di sé e a trovare il progetto di Dio nella loro vita, facendone una missione, con passione. Non dimenticate le persone anziane, i più deboli, specialmente i poveri e i malati; vi invito ad ascoltarli, perché c’è tanto da imparare da chi sa cosa sono la vita, la fatica e la sofferenza. Infine, in una terra ricca e bella come la vostra, possiate essere modelli di custodia rispettosa del creato, di sobrietà nell’utilizzarne i frutti e di generosità nel condividerli.

Cari fratelli e sorelle, vi ringrazio di essere venuti! Vi affido all’intercessione della Vergine Maria e di San Pantaleone. Benedico di cuore tutti voi e l’intera comunità diocesana. E vi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!



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