Index   Back Top Print

[ ES  - IT  - PT ]

 VIAGGIO APOSTOLICO IN SPAGNA

SANTA MESSA PER LE FAMIGLIE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Madrid, 2 novembre 1982

 

Cari fratelli e sorelle,
sposi e genitori.

1. Permettete che, seguendo la Parola di Dio proclamata nella liturgia di oggi, vi ricordi il momento nel quale, con il sacramento della Chiesa, siete diventati sposi davanti a Dio e davanti agli uomini.

In un momento così importante, la Chiesa ha soprattutto invitato e invocato solennemente lo Spirito Santo affinché rimanga con voi, secondo la promessa che gli Apostoli ricevettero da Cristo: “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26).

Egli porta con sé l’amore e la pace e per questo Cristo dice: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo io la do a voi” (Gv 14, 27).

Lui, lo Spirito Santo, è lo Spirito di fortezza e per questo stesso motivo Cristo dice: “Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore” (Gv 14, 27).

Così dunque siete diventati coniugi attraverso l’orazione allo Spirito Santo, o in virtù del sacramento della Chiesa, e in questo sacramento rimarrete per i giorni, le settimane e gli anni della vostra vita. In questo sacramento, in quanto coniugi, diventate genitori e fondate la comunità fondamentale, umana e cristiana, composta da genitori e figli, comunità di vita e di amore. Oggi mi rivolgo innanzitutto a voi, voglio pregare con voi e anche benedirvi, rinnovando la grazia cui partecipate attraverso il sacramento del Matrimonio.

2. Prima di lasciare visibilmente questo mondo, Cristo promise e fece il dono del suo Spirito, affinché non dimenticassimo le sue parole. Siamo stati affidati allo Spirito perché le parole del Signore riguardo al matrimonio rimanessero per sempre nel cuore di ogni uomo e di ogni donna uniti in matrimonio.

Oggi più che mai è necessaria questa presenza dello Spirito: una presenza che continui a corroborare fra voi il tradizionale senso della famiglia e vi faccia sperimentare felicemente, nel più profondo del vostro essere, l’impulso costante a orientare il matrimonio e la famiglia stessa secondo le parole e il dono di Cristo.

Oggi più che mai si rende anche necessario questo impulso interiore dello Spirito. Perché con lui, voi, sposi cristiani, anche vivendo in ambienti dove le norme di vita cristiana non siano tenute nella dovuta considerazione, o non possano trovare l’eco dovuta nella vita sociale o nei mezzi di comunicazione più accessibili al focolare domestico, siate capaci di realizzare il progetto cristiano della vita familiare. Resistendo e superando con il dinamismo della fede ogni pressione contraria che si possa presentare. Sapendo discernere fra il bene e il male: non venendo meno all’obbedienza dovuta ai precetti del Signore, ricordati continuamente dallo Spirito attraverso il Magistero della Chiesa.

Parlando del matrimonio, Gesù nostro Signore fece riferimento “al principio” cioè al progetto originale di Dio, alla verità del matrimonio (cf. Mt 19, 8).

Secondo questo progetto, il matrimonio è una comunione di amore indissolubile. “Questa intima unione, in quanto mutua donazione di due persone, come pure il bene dei figli, esigono la piena fedeltà dei coniugi e ne reclamano l’indissolubile unità” (Gaudium et Spes, 48). Per questo qualsiasi attacco alla indissolubilità coniugale è contrario sia al progetto originale di Dio, sia alla dignità e alla verità dell’amore coniugale. Si comprende, dunque, che il Signore, proclamando una norma valida per tutti, insegni che non è lecito all’uomo separare ciò che Dio ha unito (cf. Mt 19, 6).

Fiduciosi come siete nello Spirito, che vi ricorda continuamente ciò che Cristo ci ha detto, voi, sposi cristiani, siete chiamati a dare testimonianza di queste parole del Signore: “Non separi l’uomo ciò che Dio ha unito”.

Siete chiamati a vivere davanti agli altri la pienezza interiore della vostra unione fedele e perseverante, anche di fronte a norme legali che possano andare in altra direzione. Così contribuirete al bene dell’istituzione familiare; e darete prova - contrariamente a ciò che si può pensare - che l’uomo e la donna hanno la capacità di donarsi per sempre; senza che il vero concetto di libertà impedisca la donazione volontaria e perenne. Per questo vi ripeto ciò che ho già detto nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio: “Testimoniare il valore inestimabile della indissolubilità e della fedeltà matrimoniali è uno dei doveri più preziosi e urgenti delle coppie cristiane del nostro tempo” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 20).

Inoltre, secondo il piano di Dio, il matrimonio è una comunità di amore indissolubile ordinato alla vita come continuazione e completamento degli stessi coniugi. Esiste una relazione inscindibile fra l’amore coniugale e la trasmissione della vita, in virtù della quale, come insegnò Paolo VI: “Ogni atto coniugale deve rimaner aperto alla trasmissione della vita” (Paolo VI, Humanae Vitae, 11).

Invece - come ho scritto nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio - “al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale degli sposi, la contraccezione oppone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, cioè, quello del non donarsi all’altro totalmente: ne deriva non solo il positivo rifiuto dell’apertura alla vita, ma anche una falsificazione della verità interiore dell’amore coniugale” (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 32).

Ma c’è un altro aspetto, ancora più grave e fondamentale, che si riferisce all’amore coniugale come fonte della vita: parlo del rispetto assoluto per la vita umana, che nessuna persona o istituzione, privata o pubblica, può ignorare. Per questo, chi negasse la difesa alla persona umana più innocente e debole, alla persona umana già concepita anche se non ancora nata, commetterebbe una gravissima violazione dell’ordine morale. Mai si può legittimare la morte di un innocente. Risulterebbe minato il fondamento medesimo della società.

Che senso avrebbe parlare della dignità dell’uomo, dei suoi diritti fondamentali, se non si protegge un innocente, o se si giunge perfino a fornire mezzi o servizi, privati o pubblici, per distruggere vite umane indifese? Cari sposi! Cristo vi ha affidato al suo Spirito affinché non dimentichiate le sue parole. In questo senso le sue parole sono molto serie: “Guai a colui che scandalizza uno di questi piccoli . . . i loro angeli nel cielo contemplano sempre il volto del Padre”. Egli volle essere riconosciuto, per la prima volta, da un bambino che viveva ancora nel grembo di sua madre, un bambino che si rallegrò e si scosse di gioia alla sua presenza.

3. Ma il vostro servizio alla vita non si limita alla sua trasmissione fisica. Voi siete i primi educatori dei vostri figli. Come ha insegnato il Concilio Vaticano II, “i genitori, poiché hanno trasmesso la vita ai figli, hanno l’obbligo gravissimo di educare la prole: vanno pertanto considerati come i primi e i principali educatori di essa. Questa loro funzione educativa è tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita” (Gravissimum Educationis, 3).

Trattandosi di un dovere fondato sulla vocazione primaria dei coniugi a cooperare con l’opera creatrice di Dio, ad essi corrisponde il diritto di educare i propri figli. Data la sua origine, è un dovere-diritto primario a confronto con il compito educativo di altri; insostituibile e inalienabile, che cioè non si può delegare totalmente ad altri né che altri possono usurparlo.

Non c’è dubbio che, nell’ambito dell’educazione, all’autorità pubblica competono diritti e doveri, in quanto deve servire il bene comune. Tuttavia non si può sostituire ai genitori, perché la sua missione è quella di aiutarli, affinché possano compiere il loro diritto-dovere di educare i figli d’accordo con le loro convinzioni morali e religiose.

L’autorità pubblica ha in questo campo un ruolo sussidiario e non rinunzia ai propri diritti quando si considera al servizio dei genitori; al contrario, è proprio questa la sua grandezza: difendere e promuovere il libero esercizio dei diritti dell’educazione. Per questo la vostra Costituzione stabilisce che “i pubblici poteri garantiscono il diritto dei genitori a che i loro figli ricevano la formazione religiosa e morale conforme alle proprie convinzioni” (cf. Art. 27, 3).

In concreto, il diritto dei genitori all’educazione religiosa dei figli deve essere particolarmente garantito. In effetti, da un lato l’educazione religiosa è il compimento e il fondamento di ogni educazione che ha per oggetto - come dice anche la vostra Costituzione - “il pieno sviluppo della personalità umana” (Ivi. 2). D’altro lato, il diritto alla libertà religiosa sarebbe in gran parte reso vano, se i genitori non avessero la garanzia che i loro figli, qualunque sia la scuola che frequentano, anche la scuola pubblica, ricevano l’insegnamento e l’educazione religiosa.

4. Cari fratelli e sorelle, amati sposi e genitori. Ho ricordato alcuni punti essenziali del progetto di Dio sul matrimonio, al fine di facilitarvi l’ascolto nel vostro cuore delle parole dirette a voi da Cristo e che lo Spirito vi ricorda continuamente.

“La legge di Dio è perfetta, rinfranca l’anima . . . / rende saggio il semplice. / I precetti del Signore sono giusti”. La legge del Signore che deve governare la vostra vita coniugale e familiare, è l’unico cammino della vita e della pace. È la scuola della vera sapienza: “Colui che la osserva porterà molto frutto”. Tuttavia, non basta riconoscere come giusta la legge sulla quale si costruisce il matrimonio e la famiglia. Chi non vede descritta la propria esperienza quotidiana, quando sente dire da san Paolo: “Acconsento nel mio intimo alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente” (Rm 7, 22-23).

È necessaria una costante conversione del cuore, una costante apertura dello spirito umano, perché tutta la vita si identifichi con il bene custodito dall’autorità della legge. Per questo, nella liturgia di oggi, abbiamo ascoltato dalle labbra del profeta Ezechiele queste parole: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica tutte le mie leggi” (Ez 36, 26-27).

Lo Spirito scrive nei vostri cuori la legge di Dio sul matrimonio. Non è scritta solamente all’esterno: nella Sacra Scrittura, nei documenti della Tradizione e del Magistero della Chiesa. È scritta anche dentro di voi. Questa è la Nuova ed Eterna Alleanza, della quale parla il profeta, che sostituisce l’Antica e restituisce al suo primo splendore l’alleanza originale con la Sapienza creatrice, insita nell’umanità di ogni uomo e di ogni donna. È l’alleanza nello Spirito, alla quale si riferisce san Tommaso dicendo che “la Nuova legge è la grazia stessa dello Spirito Santo” (cf. S. Tommaso, Summa Teologiae, I-IIae, q. 108, a. 1).

La vita dei coniugi, la vocazione dei genitori esige una perseverante e permanente cooperazione con la grazia dello Spirito che vi è stata data mediante il sacramento del Matrimonio; perché questa grazia possa fruttificare nel cuore e nelle opere; perché possa dare frutti continuamente, e non estinguersi a causa della nostra meschinità, infedeltà o indifferenza.

Nella Chiesa spagnola sono innumerevoli i Movimenti di spiritualità familiare. Il loro compito è esattamente quello di aiutare i propri membri a essere fedeli alla grazia del sacramento del Matrimonio, per realizzare la loro comunità coniugale e familiare secondo il progetto di Dio, custodito nella sua legge, scritta dallo Spirito nel cuore degli sposi. Questa finalità propria si deve coniugare in ogni momento con il compito più ampio di collaborare a rendere reale e operante la comunione ecclesiale; in questo senso è necessario che ogni impegno di apostolato sappia assimilare e mettere in pratica i criteri pastorali emanati dalla Chiesa, ai quali ogni operatore della pastorale deve essere fedele.

5. Quando gli sposi camminano nella verità del progetto di Dio sul matrimonio, si ottiene l’unità degli spiriti, la comunione nella carità, della quale parla san Paolo ai cristiani di Filippi.

Adesso faccio mie le parole dell’Apostolo: “Non fate nulla per spirito di rivalità o di vanagloria, ma ognuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Fil 2, 3-4).

Sì, il marito non cerchi unicamente i propri interessi, ma anche quelli della sposa, ed essa quelli del marito; i genitori ricerchino gli interessi dei figli e questi a loro volta ricerchino gli interessi dei genitori. La famiglia è l’unica comunità nella quale ogni uomo è “amato in se stesso”, per quello che è e non per quello che ha. La norma fondamentale della condotta coniugale non è quella della propria utilità e del proprio piacere. L’altro non è amato per l’utilità o il piacere che può procurare: è amato in se stesso e per se stesso. La norma fondamentale è dunque la norma personalistica; ogni persona (la persona del marito, della moglie, dei figli, dei genitori) è affermata nella sua dignità in quanto tale, è amata per se stessa.

Il rispetto di questa norma fondamentale spiega, come insegna l’Apostolo stesso, che non si faccia nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma con umiltà, per amore. E questo amore, che si apre agli altri, fa’ sì che i membri della famiglia siano autentici servitori della Chiesa “domestica”, dove tutti desiderano il bene e la felicità per ciascuno; dove tutti e ciascuno danno vita a questo amore con la premurosa ricerca di tale bene e di tale felicità.

6. Comprendete perché la Chiesa guardi, come a un campo da coltivare con tutto l’impegno possibile, all’istituzione del matrimonio e della famiglia. Come è grande “la verità” della vocazione e della vita matrimoniale e familiare, secondo le parole di Cristo e secondo il modello della Sacra Famiglia! Sappiamo essere fedeli a questa parola e a questo modello! Si esprime contemporaneamente il vero amore a Cristo, l’amore del quale egli parla nel Vangelo di oggi: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui . . . la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato” (Gv 14, 23-24).

Quest’amore a Dio, che viene dalla famiglia, deve seguire più in là della morte. Oggi, giorno dedicato alla commemorazione dei Defunti, ricordiamo i membri delle nostre famiglie che ci hanno lasciato: genitori, sposi, figli, fratelli . . . Che essi aiutino ad andare verso il Padre, gli orfani, le vedove e tutti coloro che piangono l’assenza di persone care della propria famiglia.

Cari fratelli e sorelle, mariti e mogli, padri e madri, famiglie della nobile Spagna, della Nazione e della Chiesa. Conservate nella vostra vita gli insegnamenti del Padre che vi ha proclamato il Figlio; gli insegnamenti che il Figlio ha confermato con la sua croce e con la sua resurrezione. Conservate questi insegnamenti sacri con la forza dello Spirito Santo che vi è stato dato nel sacramento del Matrimonio.

Il Padre che è venuto a voi nello Spirito, abiti nelle vostre famiglie mediante questo sacramento, insieme a Cristo suo Eterno Figlio. Attraverso queste famiglie spagnole, continui a progredire la gran causa divina della salvezza dell’uomo sulla terra. Amen.

 

© Copyright 1982 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana