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SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DELL'ASCENSIONE DEL SIGNORE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Giovedì, 12 maggio 1983

 

“Ascende il Signore tra canti di gioia!”.

1. È motivo di profonda letizia per la Chiesa tutta, e anche per l’umanità, la celebrazione liturgica del mistero dell’Ascensione di Nostro Signore Gesù Cristo, il quale è stato esaltato e glorificato solennemente da Dio. La Liturgia applica oggi a Cristo, che ritorna al Padre, le parole esultanti che il salmista dedica all’Eterno: “Ascende Dio tra le acclamazioni, / il Signore al suono di tromba. / Cantate inni al nostro re, cantate inni. / Dio è re di tutta la terra, Dio regna sui popoli, / Dio siede sul suo trono santo!” (Sal 47, 6-9).

In questo “mistero della vita di Cristo, noi meditiamo, da una parte, la glorificazione di Gesù di Nazaret, morto e risorto, e, dall’altra, la sua partenza da questa terra e il suo ritorno al Padre.

Tale glorificazione, anche nel suo aspetto cosmico, è sottolineata da san Paolo, il quale ci parla della straordinaria grandezza della potenza di Dio nei nostri riguardi, manifestata in Cristo “quando lo risuscitò dai morti / e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, / al di sopra di ogni principato e autorità . . . / e di ogni altro nome che si possa nominare / non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro” (Ef 1, 20-21).

L’Ascensione di Cristo rappresenta una delle tappe fondamentali della Storia della salvezza, cioè del piano di amore misericordioso e salvifico di Dio nei confronti dell’umanità. Con la sua chiara e profonda limpidezza, san Tommaso d’Aquino, nelle sue meditazioni sui “misteri della vita di Cristo”, sottolinea mirabilmente come l’Ascensione sia causa della nostra salvezza, sotto un duplice aspetto: da parte nostra, in quanto la nostra mente si muove verso Cristo, con la fede, la speranza, la carità; da parte sua, in quanto, ascendendo, egli ci ha preparato la via per ascendere anche noi al cielo; poiché è il nostro Capo, occorre che le membra lo seguano là, dove egli le ha precedute: “L’Ascensione di Cristo è direttamente causa della nostra ascensione, dando quasi inizio a questa nel nostro Capo, al quale è necessario che le membra si uniscano” (S. Tommaso Summa theologiae III, 57, 6, ad 2).

2. L’Ascensione non è solo la glorificazione definitiva e solenne di Gesù di Nazaret, ma è anche la caparra e la garanzia dell’esaltazione, dell’elevazione della natura umana. La nostra fede e la nostra speranza di cristiani sono oggi rafforzate e corroborate, in quanto siamo invitati a meditare non soltanto sulla nostra pochezza, sulla nostra fragilità, sulla nostra miseria, ma anche su quella “trasformazione”, ancor più mirabile della stessa creazione, che Cristo opera in noi quando siamo a lui uniti mediante i sacramenti e la grazia. “Noi commemoriamo e liturgicamente celebriamo il giorno, nel quale l’umiltà della nostra natura è stata elevata nel Cristo sopra tutte le schiere celesti - ci dice san Leone Magno -, sopra tutte le gerarchie angeliche, al di là dell’altezza delle potestà, fino al trono di Dio Padre. Ora in questa trama di operazioni divine noi siamo stabiliti ed edificati: così più meravigliosamente risulterà la grazia di Dio, quando . . . la fede non dubita, la speranza non vacilla, la carità non illanguidisce. Questa è veramente la forza dei grandi spiriti, questa è la luce delle anime autenticamente fedeli: credere senza esitazione a quel che non appare agli occhi del corpo e là volgere il desiderio, dove non si può portare lo sguardo” (S. Leone Magno, Sermo LXXIV, 1: PL 54, 597).

3. Nel momento in cui Gesù si distacca dagli Apostoli, dà ad essi il mandato di rendergli testimonianza a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra (cf. At 1, 8) e di predicare a tutte le genti “la conversione e il perdono dei peccati” (Lc 24, 47).

La Solennità dell’Ascensione, in questo Anno Giubilare della Redenzione, è quindi per tutti noi un pressante invito ad un impegno singolare di penitenza e di rinnovamento interiore, è una chiamata universale alla conversione. Poiché - come ho scritto nella Bolla di indizione dell’Anno Santo - tutti siamo peccatori, tutti abbiamo bisogno di quel “radicale mutamento di spirito, di mente e di vita che nella Bibbia si chiama appunto “metanoia”, conversione. E questo atteggiamento è suscitato e alimentato dalla parola di Dio che è rivelazione della misericordia del Signore (cf. Mc 1, 15), si attua soprattutto per via sacramentale e si manifesta in molteplici forme di carità e di servizio ai fratelli (Giovanni Paolo II, Aperite portas Redemptori, 5).

È questo il ricco significato liturgico, teologico e spirituale della odierna Solennità. Desidero pertanto far mie le parole che un altro grande mio predecessore, san Gregorio Magno, rivolgeva, in questa occasione, ai fedeli di Roma riuniti in San Pietro: “Dobbiamo con tutto il cuore seguire Gesù là dove sappiamo per fede che è salito con il suo corpo. Fuggiamo i desideri della terra: non ci soddisfi alcuno dei legami di quaggiù, noi che abbiamo un Padre nei cieli . . . Anche se siete sballottati nel risucchio delle occupazioni, gettate fin da oggi nella patria eterna l’àncora della speranza. Non cerchi, la vostra anima, se non la vera luce. Abbiamo sentito che il Signore è salito al cielo: riflettiamo con serietà a quello che crediamo. Nonostante la debolezza della natura umana, che ci trattiene ancora quaggiù, l’amore ci attragga al suo seguito, poiché siamo ben certi che Colui che ci ha ispirato tale desiderio, Gesù Cristo, non ci deluderà nella nostra speranza” (S. Gregorio Magno, In Evangelium, Homilia XXIX, 11: PL 76, 1219).

Nel concludere queste mie riflessioni sul mistero che celebriamo, rivolgo il mio deferente e cordiale saluto a Sua Beatitudine Ignazio IV Hazim, Patriarca greco ortodosso di Antiochia, qui presente, il quale è in questi giorni a Roma per una serie di incontri e di colloqui ecumenici con la Santa Sede. Nel porgere all’illustre ospite un sincero e fraterno “benvenuto”, anche a nome di tutta la Chiesa di Roma, auspico che questo Anno Giubilare possa contribuire ad affrettare il tempo della desiderata piena unione di tutti coloro che credono in Gesù Cristo, Figlio di Dio, incarnato, morto, risorto e asceso al cielo!

Così sia!

 

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