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MESSA PER GLI ALLIEVI DEL PONTIFICIO SEMINARIO ROMANO MAGGIORE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Cappella Paolina - Martedì, 8 novembre 1983

 

Cari Superiori e cari alunni del Seminario romano Maggiore,

1. Sono lieto di questo incontro attorno all’altare del Signore, all’inizio per voi di un nuovo anno scolastico. Vi saluto cordialmente tutti in Cristo Gesù: sia i seminaristi romani, sia quelli provenienti da varie parti d’Italia. Uno speciale pensiero rivolgo al Cardinale Poletti, a Monsignor Rettore e a tutti gli altri Superiori che vi hanno accompagnato e che concelebrano con me questa Eucaristia, dalla quale volete attingere luce e forza per approfondire i motivi ideali della vostra identità e alimentare così nel vostro animo l’entusiasmo di una testimonianza sempre più intensa e l’impegno di prepararvi al sacerdozio con responsabilità e generosità. Siete infatti chiamati a servire il mistero salvifico della Redenzione e a donare la grazia divina agli uomini del nostro tempo.

2. Nel Vangelo di Marco si racconta che Cristo ad un giovane che gli chiedeva: “Maestro buono, cosa devo fare per avere la vita eterna?”, rispose: “Osserva i comandamenti”. Avendo ricevuto da lui risposta affermativa, Gesù “fissatolo, lo amò” e gli rivolse poi l’invito a seguirlo (cf. Mc 10, 17-22).

Anche voi, miei cari giovani, siete stati guardati con amore da Cristo, perché non avete soffocato nel vostro cuore il desiderio di perfezione, di pienezza, di verità che lo Spirito Santo vi ha suscitato. Gesù vi ha raggiunto con il dono di una speciale chiamata, a cui avete corrisposto; e la misteriosa azione del suo Spirito nel cuore di ciascuno di voi è continua, profonda, efficace (anche quando non appare, anche quando tutto sembrerebbe smentirla) per coinvolgervi in un compito, per indicarvi una strada. Attraverso la vocazione Gesù vi ha rivolto la precisa, individuale proposta di fare della vostra vita un dono a lui e al mondo intero: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimi!” (Mc 10, 21).

Per poter dire il vostro “sì” generoso ad ogni svolta della vita e, in particolar modo, in questo periodo di formazione in seminario, dovete interrogarvi sul compito che Cristo vi affida. A volte le apparenze ingannano. Uno crede di vedere chiaro circa la propria strada, di aver risolto tutto, e invece il Signore ha forse ancora da manifestargli qualcosa. “Non alla pietra tocca fissare il suo posto, ma al Maestro dell’opera che l’ha scelta” (Paul Claudel, L’annuncio a Maria, p. 24). Il “posto” è quello del sacrificio generoso di sé, dell’assunzione totale del dramma dell’uomo. Sullo sfondo di ogni vocazione sacerdotale si staglia dunque il segno della croce. L’impegno verso cui Cristo vi orienta è l’amore. Ma nell’attuale condizione dell’uomo la croce è la prova dell’amore.

3. Nel brano evangelico che è stato letto, abbiamo sentito parole solenni, che devono costituire tutto un programma per la vostra vita: “Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore . . . Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amato. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 10-13).

L’accogliere, l’accettare l’altro, il condividerne la sorte fino magari a morirne, fanno traboccare su di lui la gioia pura che viene dall’aver scoperto il significato della vita; in particolare lo liberano dall’opaca negatività del male, lo sottraggono all’assurdo di un dolore senza senso: lo redimono. Voi siete chiamati ad essere gli annunciatori e i ministri di questa Redenzione. Essa rimane aperta ad ogni creatura umana che fa l’esperienza del male nelle varie sue forme. Per mezzo della croce Cristo le offre la possibilità di trasformare ciò che era segno e conseguenza del peccato in strumento di salvezza e di santificazione.

Ecco il compito a cui è chiamato chi risponde alla vocazione sacerdotale: testimoniare e rendere in qualche modo sperimentabile la presenza salvatrice di Cristo, rendere evidente il suo amore per l’uomo. E questo è il mistero della Chiesa, corpo mistico di Cristo in continuo cammino sulle strade del mondo per la salvezza di tutti. Lo Spirito Santo è l’artefice di questa coralità misteriosa e operante, che voi volete servire con dedizione generosa nel ministero sacerdotale.

4. Preparatevi a questo servizio con preghiera assidua, con studio intenso, con obbedienza sincera, affinché possiate diventare sacerdoti santi che testimoniano nel mondo la carità di Dio, rivelatosi in Gesù Cristo Nostro Signore. La fecondità del vostro ministero pastorale di domani dipenderà in gran parte dall’intensità dell’impegno in questi anni tanto preziosi per la vostra formazione spirituale e culturale. Il mondo di oggi ha bisogno di sacerdoti che siano all’altezza del compito sublime a cui sono chiamati.

La Madonna, la Vergine santissima della Fiducia, che ha portato il Figlio di Dio sotto il suo cuore, vi aiuti a custodirlo nel vostro cuore. Sono sicuro che non mancherete di invocarla ogni giorno mediante la pia pratica del santo Rosario e la giaculatoria: “Mater mea, fiducia mea”.

Proseguendo ora la celebrazione della Santa Messa, con cui viene rinnovato il sacrificio dell’amore redentore di Cristo e viene portata a pienezza l’unità ecclesiale, chiediamo al Signore che la proposta vocazionale sia accolta da sempre più numerosi giovani, affinché non scarseggino gli operai disposti a lavorare senza riserve nella vigna di Dio.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



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