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CELEBRAZIONE DEL TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO PER LA FINE DELL'ANNO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato, 31 dicembre 1983

 

“Figlioli, questa è l’ultima ora” (1 Gv 2, 18).

1. Siamo qui riuniti, come al solito, nella Chiesa “del Gesù” per prepararci all’incontro con l’ultima ora dell’anno del Signore 1983, e la liturgia dirige i nostri pensieri verso Dio, in cui tutto ciò che esiste trova il suo inizio e il suo termine.

Andiamo quindi con il Vangelo di san Giovanni, e ci rivolgiamo a questo Verbo che in principio era presso Dio.

Ecco il Verbo Eterno:

“tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1, 3).

Quindi, anche questo anno, che passa come una componente del tempo umano e del passare cosmico, “è stato fatto” per mezzo del Verbo Eterno che “era in principio presso Dio” (cf. Gv 1, 2) e che era Dio (cf. Gv 1, 1).

Prima che passi l’anno del Signore 1983, desideriamo riferirlo all’inizio assoluto. Desideriamo ritrovare il suo posto nell’Eternità che non passa.

2. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Ci avviene di vivere il termine dell’anno civile nell’Ottava del Natale. Dio nel suo Figlio Eterno ha accolto il nostro tempo umano e tutto il passato cosmico. È nato nella notte di Betlemme dall’Immacolata Vergine Maria sotto la protezione del carpentiere Giuseppe di Nazaret. È nato in una stalla perché “non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2, 7), perché “i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 11).

Tutte le delusioni, le tristezze e le sofferenze del nostro mondo umano sono già inserite in un certo modo in questa Nascita di Dio in terra. E saranno inserite per tutti i giorni del pellegrinaggio terreno di Gesù di Nazaret fino al Getsemani e alla croce. In unione con lui possiamo vivere ogni nostra azione nel tempo. Possiamo percorrere con la memoria e con il cuore tutti i giorni e le ore di questo anno trascorso, specialmente quelle che più ci hanno fatto soffrire. Cristo è in esse presente in modo particolare. È presente mediante il mistero della Redenzione.

3. L’anno che passa è diventato per la Chiesa in modo speciale l’Anno Santo della Redenzione, del Giubileo straordinario. Gesù Cristo, crocifisso e risorto, che è nella gloria del Padre, esiste contemporaneamente nel Corpo della sua Chiesa.

L’Unigenito, pieno di grazia e di verità, ottiene la gloria del Padre (cf. Gv 1, 14) e, contemporaneamente, mediante questa grazia e verità è con noi, è nella sua Chiesa, perché “la grazia e la verità vennero (a noi) per mezzo di Gesù Cristo” (Gv 1, 17).

Questa accettazione della grazia e della verità quando il Verbo si fece carne, determina il fatto che il mondo e l’uomo sono avvolti dal mistero della Redenzione. L’uomo e il mondo mediante questo mistero, in un modo nuovo, esistono in Dio per opera del Cristo-Redentore.

Nell’anno 1983, nell’anno della Redenzione, la Chiesa ha desiderato in un modo nuovo, di immergersi nella “sua pienezza” (Gv 1, 16): nella pienezza del Redentore del mondo per poter ricevere da questa pienezza “grazia su grazia” (Gv 1, 16).

Questa sera vogliamo per tutto ciò cantare il nostro “Te Deum” di ringraziamento. Ma desideriamo pure riparare tutte le nostre colpe e le nostre negligenze: vogliamo chiedere perdono perché non abbiamo attinto abbastanza alle risorse inesauribili della Redenzione. Perché non si sono approfonditi abbastanza, nella Chiesa e nel mondo contemporaneo, la riconciliazione con Dio e con l’uomo, la conversione e la penitenza. Al contrario, sull’orizzonte del nostro mondo umano è salito ancora il livello delle orribili minacce, che ci fanno temere per l’avvenire dell’umanità.

4. Questa sera desidero anche ritornare con la memoria a tutte le parrocchie romane, che ho avuto la gioia di visitare nel corso dell’anno del Signore 1983. Sono stati quattordici incontri con le seguenti comunità parrocchiali: Santa Maria Regina Pacis, a Monteverde Vecchio; San Barnaba alla Marranella; Santa Marcella fuori Porta San Paolo; Nostra Signora di Lourdes a Tor Marancia; Santa Maria della Mercede e Sant’Adriano; San Giovanni Maria Vianney alla Borghesiana; San Filippo apostolo a Grottarossa; Nostra Signora di Guadalupe; Santa Maria della Misericordia alla Borgata Gordiani; Santa Monica a Ostia; San Filippo Neri alla Pineta Sacchetti; Santa Francesca Saverio Cabrini; San Camillo de Lellis e San Giorgio ad Acilia.

Voglio aggiungere che ognuna di queste visite ha per me una grande importanza. Infatti in ogni comunità parrocchiale vive ed evangelizza la stessa Chiesa apostolica, costruita sul fondamento di san Pietro e di san Paolo. Mediante il ministero pastorale e l’apostolato dei laici opera in ogni comunità l’inscrutabile mistero della Redenzione: e tutti ricevono dalla pienezza di Cristo “grazia su grazia”. Per questo motivo è bello anche ricordare che la nostra diocesi si è arricchita nel 1983 di sei nuove parrocchie e ha registrato un aumento delle vocazioni sacerdotali e religiose. È questo motivo di conforto.

Oltre alle menzionate visite, vorrei ricordare in modo speciale quelle compiute agli Ospedali Cristo Re e San Camillo e alla Casa di riposo per sacerdoti anziani, allo scopo di incontrare coloro che soffrono nella nostra città e per incoraggiare sempre più l’assistenza amorevole e generosa verso gli ammalati; e così pure non posso dimenticare l’incontro avvenuto nella Comunità terapeutica di San Carlo, espressione di aiuto concreto e di solidarietà verso coloro che, travolti da drammatiche situazioni, vogliono però cambiare vita e salvarsi.

Mi è tuttora profondamente impresso il ricordo della recente mia visita alle Carceri di Rebibbia, dove ho incontrato quei nostri fratelli e sorelle e ho portato loro la parola amorevole della comprensione e dell’amicizia, e l’esortazione alla speranza e alla fiducia in Cristo, che nessuno abbandona e per tutti vuol misericordia e salvezza.

5. Con grande consolazione voglio pure sottolineare che nella diocesi di Roma c’è stato in quest’anno trascorso un particolare impegno per l’incremento della fraternità e della carità verso i poveri e verso i più bisognosi; la “Caritas” ha realizzato l’apertura di una mensa di mille pasti al giorno; il “Gruppo servizi anziani” raccoglie più di tremila persone anziane, divise in sessanta gruppi parrocchiali, per fare in modo che esse possano trovarsi insieme, rompendo la solitudine e stringendo rapporti; il volontariato dei laici a favore dei poveri delle borgate e dei rifugiati si è notevolmente sviluppato, impegnando giovani e adulti in un’opera assidua, altamente umana e cristiana.

Infine, mi preme ancora esprimere il mio vivo apprezzamento per l’ingente numero di catechisti e di catechiste, che, formati dal Vicario nelle stesse parrocchie, si dedicano con amore e con passione all’insegnamento della dottrina cristiana ai fanciulli, agli adolescenti, ai giovani, in aiuto e sotto la direzione dei rispetti parroci e assistenti ecclesiastici. È un’opera stupenda e tanto necessaria, che viene incontro ai bisogni sempre impellenti delle comunità per la formazione della coscienza e per l’esercizio della carità.

6. Così dunque si avvicina ormai “l’ultima ora” dell’anno del Signore 1983. Andiamo al suo incontro rendendo gloria a Dio, nello spirito di ringraziamento e di implorazione di perdono.

Tra breve passerà l’ultima ora e insieme con essa terminerà l’anno in corso, e prenderà inizio il successivo.

Ma non passeranno altrettanto la grazia e la verità, che “vennero (a noi) per mezzo di Gesù Cristo”. Nel mistero della Redenzione, questa grazia e verità continueranno a guidare l’uomo e il mondo all’incontro con Colui “che è, che era e che viene” (Ap 1, 8): all’incontro con Dio che è eternità e santità. Amen.

 

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