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CONCISTORO PUBBLICO: CONCELEBRAZIONE CON I NUOVI CARDINALI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Solennità di Pentecoste
Domenica, 26 maggio 1985


1. “Pace a voi!” (Gv 20, 19).

Oggi, giorno di Pentecoste, ci troviamo nel cenacolo di Gerusalemme: gli apostoli insieme con la Madre del Signore. E anche se ormai sono passati molti giorni dalla risurrezione, tutti conservano ancora nella memoria quel giorno, in cui Cristo, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano, venne tra loro. Anche la liturgia ricorda quel giorno.

Venne, si fermò in mezzo ad essi, e disse: “Pace a voi!” (Gv 20, 19).

Oggi, giorno di Pentecoste, Cristo non verrà solo. Verrà con colui che egli ha annunciato e promesso: il Consolatore, lo Spirito di verità: Parakletos.

“. . . Quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16, 7). Andato via Gesù, gli apostoli insieme con Maria rimasero in preghiera, mentre si avvicinava il momento della discesa.

2. Il momento della discesa - il mistero della discesa dello Spirito Santo - è unito strettissimamente a quella sera “dopo il sabato”, giorno della risurrezione.

Allora Gesù venne tra gli apostoli e “mostrò loro le mani e il costato” (Gv 20, 20). Era la stessa persona che “prima del sabato di Pasqua” era stata inchiodata alla croce, e che, spirata, ebbe il costato aperto dalla lancia del centurione.

Davanti agli apostoli si presentò dunque il Crocifisso e al tempo stesso il Risorto, e disse: “Pace a voi!”. Dopo averli salutati, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 22).

Questo non era più solo un annuncio. Era insieme il compimento della promessa. Cristo dice chiaramente: “Ricevete”. Gli apostoli dunque ricevono lo Spirito Santo. Nelle parole del Risorto è contenuto tutto il divino realismo del dono: del dono dall’alto.

Questo dono è lo Spirito Santo, lo Spirito che è uno con il Padre e il Figlio: è come il frutto della loro spirazione. Il loro amore. Il dono increato ed eterno.

Lui è il Paraclito. Il Padre lo manda “nel nome di Cristo” (cf. Gv 14, 26). E Cristo stesso lo manda (cf. Gv 16, 7; 20, 22). Proprio in quel momento, in cui dice: “Ricevete lo Spirito Santo”.

3. In questo momento ebbe inizio la Chiesa. La Chiesa-corpo di Cristo. Cristo risorto nel corpo manifesta la Chiesa, quando dice agli apostoli: “Ricevete lo Spirito Santo”. Manifesta l’inizio della Chiesa e insieme le dà inizio.

La Chiesa infatti è simile al corpo, che “è uno” pur “avendo molte membra” (composta di molti membri) (cf. 1 Cor 12, 12).

Nel momento in cui Cristo risorto va dagli apostoli, proprio essi costituiscono l’inizio del nuovo corpo di Cristo: di quel corpo che è la Chiesa. Questo corpo, nel momento dell’inizio della Chiesa nel cenacolo della risurrezione, è deposto in loro: viene iniziato in loro. I dodici costituiscono il principio del nuovo Israele (Ad gentes, 5). Nel ricevere lo Spirito Santo, diventano una sola realtà: la Chiesa, nuovo corpo di Cristo.

“Tutti sono stati battezzati in un solo Spirito per formare un solo corpo. Tutti si sono abbeverati a un solo Spirito” (cf. 1 Cor 12, 13).

Ciò avvenne quando Cristo «alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo»” (Gv 20, 22).

4. Il giorno di Pentecoste è il giorno della nascita della Chiesa. Il corpo di Cristo, unito dallo Spirito Santo nei cuori degli apostoli a partire da quel giorno, si manifesta al mondo.

Quanto avviene nel cenacolo della Pentecoste - e intorno al cenacolo - costituisce si può dire ciò che sono i sintomi della venuta al mondo della Chiesa. Viene al mondo - o piuttosto entra nel mondo - la Chiesa, il corpo di Cristo, maturo per vivere e agire nel mondo. In mezzo a tutte le nazioni.

5. Questo si esprime innanzitutto attraverso “un rombo come di vento che si abbatte gagliardo (At 2, 2): infatti colui, che viene mandato dal Padre “nel nome di Cristo”, è il “Soffio”. È lui che compie l’unione dei cuori. Grazie a lui i dodici usciranno dal cenacolo come Chiesa: come un solo corpo, nel quale vive il Cristo, crocifisso e risorto.

6. Questi si manifesta contemporaneamente nel segno delle lingue. Lingue come di fuoco si accendono sopra le teste degli apostoli ed essi cominciano a parlare “in altre lingue” (At 2, 4).

Queste sono per essi lingue “straniere”, diverse da quella natia. E contemporaneamente queste sono lingue proprie, le lingue materne di questa gente che si è radunata attorno al cenacolo, di questa folla.

E vi erano - come testimoniano gli Atti degli apostoli - “Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadocia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi” (At 2, 9-11). L’intero Medio Oriente di allora, e di oggi, e insieme “il mondo mediterraneo”: la culla della Chiesa.

7. Tutti erano l’annuncio della molteplicità della Chiesa, l’annuncio della sua universalità; erano la prima dimensione storica di questa universalità, che si realizza attraverso una molteplicità di lingue, di culture, di popoli e di nazioni.

Tutti sono stati redenti nella croce di Cristo, giustificati mediante la sua risurrezione.

Tutti - forse anche senza saperlo - attendevano di diventare un corpo in Cristo: di diventare la Chiesa, il nuovo Israele. Attendevano che dalla molteplicità emergesse questa mirabile unità, operata da un solo Spirito.

“. . . Battezzati in un solo Spirito . . . abbeverati a un solo Spirito” (1 Cor 12, 13).

8. Allora dunque - al centro stesso di questo evento - gli apostoli dovettero comprendere fino in fondo le parole che Cristo aveva detto loro il giorno della risurrezione:

“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21).

Di fronte a questa folla capirono definitivamente di essere “mandati”. Lo Spirito Santo operò questo mandato, questa missione che si manifestò nei loro cuori e sulle loro labbra. Questo divenne in essi una realtà matura.

Le persone radunate intorno al cenacolo si domandavano: “Costoro che parlano non sono forse tutti galilei? E com’è che . . . li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio?” (At 2, 7-8. 11).

9. Era l’inizio del mandato e della missione di tutta la Chiesa, che di secolo in secolo, e di generazione in generazione, parla sempre nuove lingue.

In questa molteplicità di lingue essa è insieme universale e una: costituisce un corpo solo!

Oggi, nel nostro “cenacolo” romano, presso la tomba di San Pietro, risuonano in modo particolare alcune di queste lingue parlate dalla Chiesa di oggi: la lingua italiana, francese, spagnola, inglese, tedesca, polacca, olandese, ucraina, slovacca, tamil, ibo e etiopica.

Cari fratelli, che insieme con me celebrate questa santa Eucaristia di Cristo sulla tomba di San Pietro, neo-cardinali! Voi siete un segno particolare di questa universalità, composta di molte lingue e insieme dell’unità della Chiesa: unita dallo Spirito Santo per opera della croce e della risurrezione di Cristo. Siete la testimonianza della Chiesa apostolica unita intorno a Pietro, così come nel giorno stesso della Pentecoste.

Oggi - nella solennità di Pentecoste - dovete vivere di nuovo il senso delle parole, pronunciate dal Signore risorto: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”.

Nella chiamata al cardinalato è contenuta la speciale espressione della missione di tutta la Chiesa, un particolare accento dell’eredità apostolica unita all’ufficio episcopale, al servizio episcopale e, particolarmente, al servizio di Pietro.

Dovete dunque testimoniare questa unità, che è contenuta nella molteplicità e nell’universalità e costruirla in modo particolare. Assicurarla. E manifestarla. Tutto ciò si trova sull’asse del grande mistero del corpo di Cristo, che “essendo uno ha molte membra” e tutte le membra vengono animate da “un solo Spirito” (cf. 1 Cor 12, 12. 14).

10. Pace a voi!

Pace a voi, cari fratelli e sorelle, che in questo momento mi state ascoltando qui, presso la tomba di San Pietro. E a voi, che, in tutto l’orbe terrestre, vi unite a noi.

Pace a voi: Chiese tutte del popolo di Dio che nella comunione con chi presiede alla carità formate un’unica Chiesa: il corpo di Cristo, diffuso in tutto il mondo.

Pace a voi tutti, fratelli e sorelle, che insieme con noi confessate lo stesso Cristo anche se non siete con noi nell’unità della stessa Chiesa. Oggi imploriamo insieme lo Spirito Consolatore, affinché avvicini il tempo di questa unione, che ebbe il proprio inizio nell’evento della Pentecoste di Gerusalemme.

Pace a voi tutti, fratelli e sorelle, che siete uniti dal sacerdozio universale nel sacramento del santo Battesimo; e specialmente a voi, che sul fondamento di questo sacerdozio vi siete donati totalmente a Cristo mediante i voti religiosi.

Pace a voi, presbiteri della Chiesa, servi di Dio e del popolo di Dio su tutta la terra.

Pace a voi, venerati fratelli nell’episcopato, servi e pastori di questo popolo.

Pace a te, venerato Collegio dei cardinali, oggi rinnovato e arricchito di nuovi membri.

Pace a te, Chiesa di Dio!

Pace a te, mondo di oggi. Che lo Spirito della Pace abiti in te, rinnovando il volto della terra!

11. Ecco, il Cristo risorto venne nel cenacolo e “i discepoli gioirono” (Gv 20, 20).

Ecco, lo Spirito promesso discese sugli apostoli . . . “i discepoli gioirono”.

Cari fratelli e sorelle! Che nessuno “ci tolga questa gioia” (cf. Gv 16, 22).

Amen.

 

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