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ORDINAZIONE EPISCOPALE DI MONSIGNOR JUSTIN FRANCIS RIGALI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Chiesa cattedrale di Albano - Sabato, 14 settembre 1985

 

1. “Non dimentichiamo le grandi opere di Dio” (Sal 78, 7). Così canta la Chiesa nella liturgia dell’odierna festa dell’Esaltazione della santa croce.

È, questa, una celebrazione molto antica. Ebbe origine a Gerusalemme, dove esistevano due basiliche costantiniane, erette sui luoghi della sepoltura e del martirio di Cristo.

La ricorrenza della dedicazione di queste chiese era celebrata con grande solennità, con notevole afflusso di pellegrini - vescovi, sacerdoti, monaci e laici - che potevano in questa occasione ammirare e venerare le reliquie della croce del Signore, esposte alla devozione dei fedeli. Tale celebrazione diede col tempo uno specifico significato alla festa, che si chiamò appunto “Esaltazione della santa croce”.

In questo giorno sta dunque davanti a noi, in particolare evidenza, la croce di Cristo, la quale ci ricorda anzitutto che su di essa è stato consumato un vero sacrificio redentore, quello unico e infinito del Figlio di Dio, il quale “morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita” (“Prefazio di Pasqua”, 2). Sulla croce si è compiuto il nostro destino, perché “dal costato di Cristo morto sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la Chiesa” (Sacrosanctum Concilium, 5), ed è nella Chiesa che è offerta a ciascuno di noi la salvezza. Attorno alla croce tutti gli uomini sono chiamati a formare un unico corpo e a vivere la loro vocazione e la loro crescita di credenti.

2. “Non dimentichiamo le grandi opere di Dio”. Con queste parole la Chiesa si rivolge oggi a te, caro Giustino, arcivescovo titolare eletto di Bolsena e presidente della Pontificia accademia ecclesiastica.

Ecco, sei chiamato per servire il mistero dell’esaltazione della santa croce.

Ecco, sei chiamato per servire la memoria della Chiesa che è legata soprattutto a questo mistero. In esso, infatti, è contenuto il centro stesso del divino disegno di salvezza: “Bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 14-15).

Al centro stesso della memoria della Chiesa vi è questo inaudito mistero divino. Vi è la croce di Cristo, e in essa vi è l’esaltazione dell’uomo alla vita di Dio, alla gloria del Signore crocifisso e risorto.

3. Caro fratello Giustino, sei chiamato a servire e a proclamare questo inesprimibile mistero: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16).

Il mistero dell’amore salvifico; il mistero dell’amore misericordioso.

“Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 17).

Il mistero dell’amore salvifico: il giudizio e la sentenza sono rimessi al Figlio. Egli è innalzato sulla croce, accetta l’infamia e la morte perché l’uomo viva: perché abbia la vita eterna.

Caro fratello Giustino! Tu devi testimoniare davanti a tutti questo mistero salvifico che unisce nella croce il Padre e il Figlio nello Spirito Santo.

Devi testimoniare la croce di Cristo, mediante la quale l’uomo è stato innalzato.

4. Ecco, Gesù Cristo “assume la condizione di servo . . . umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 7-8).

A questo devi rendere testimonianza, caro fratello Giustino. Fino a questo momento tu hai reso testimonianza come sacerdote di Gesù Cristo. D’ora in poi la dovrai rendere ancor più - con la forza della successione apostolica - come vescovo.

Devi testimoniare e devi servire. Seguendo il modello del Figlio di Dio che “assunse la condizione di servo”. Sei sempre stato pronto ad ogni tipo di servizio. Noi ricordiamo la tua pronta disponibilità, la tua grande operosità, la tua incessante sollecitudine per la Chiesa.

D’ora in poi il tuo servizio, nato dal carisma del sacerdozio ministeriale, dev’essere legato alla grazia e al carisma dell’episcopato. Esso deve assumere una nuova dimensione, ancora in relazione con Cristo, il Figlio di Dio che “assunse la condizione di servo”.

5. Il mondo in cui viviamo, il mondo contemporaneo, è pieno di dimenticanza delle grandi opere del Signore.

Dimentica la verità sulla creazione.

Dimentica la realtà della redenzione mediante la croce di Cristo.

Dimentica deliberatamente. In modo sistematico. Oppure dimentica cedendo allo spirito del tempo.

Caro fratello, tu devi entrare in questo complicato mondo contemporaneo e gridare: “Non dimenticate le grandi opere del Signore!”.

Devi diventare, nella potenza dello Spirito Santo, servo della memoria vivente della Chiesa che in mezzo al mondo non cessa di essere testimone - un’umile e nello stesso tempo intransigente testimone - del trionfo della croce di Cristo!

Tutti noi qui radunati ti auguriamo tale testimonianza: una testimonianza feconda, una testimonianza benedetta.

Tutti noi chiediamo per te la grazia e la potenza di tale testimonianza della santissima Trinità

6. Al di sopra della croce del Calvario si innalzano le parole dell’apostolo ai gentili: “Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome . . . Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 9-11).

Seguendo questa guida, la Chiesa ripete nei secoli: “Ti adoriamo, o Cristo e ti benediciamo perché con la tua santa croce hai redento il mondo”.

Questa professione della Chiesa inizia nel cuore della Madre che stava ai piedi della croce: in lei il Verbo si è fatto carne.

È nostra speranza, caro fratello Giustino, che tu sia sempre vicino a questo cuore.

È nostra speranza che nella grande, universale professione della Chiesa della nostra epoca, il tuo cuore batta e la tua voce risuoni, la voce e il cuore di un servo dei misteri di Dio, la voce e il cuore di un vescovo.

Le tue labbra non cessino mai di rendere testimonianza al trionfo della croce di Cristo! Questa testimonianza riempia tutti i tuoi giorni.

Sia una voce di speranza per il mondo!

Desidero cogliere quest’occasione per rivolgere un benvenuto molto cordiale a tutti coloro che sono venuti dagli Stati Uniti e specialmente dall’arcidiocesi di Los Angeles, dove il nuovo vescovo è stato battezzato, educato nella fede cristiana, e ordinato sacerdote. Saluto in particolare il cardinal Manning, l’arcivescovo Mahony e i vescovi ausiliari e tutta la sua famiglia e i suoi amici. Che questa celebrazione della croce di Cristo porti gioia nella vostra vita e renda gloria alla santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo.

Amen.

 

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