VISITA PASTORALE A TORINO
BEATIFICAZIONE DI LAURA VICUÑA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Colle Don Bosco (Torino) - Sabato, 3 settembre 1988
1. “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli” (Lc 10, 21).
A queste parole del Signore Gesù, l’evangelista aggiunge: “Esultò nello Spirito Santo” (Lc 10, 21).
Desideriamo accogliere nei nostri cuori un raggio di questa esultanza, perché ci troviamo insieme in occasione del centenario della morte di san Giovanni Bosco, al quale si possono riferire in modo particolare tali parole del nostro maestro e salvatore.
Similmente si riferisce a lui anche tutto ciò che leggiamo nell’odierna liturgia, seguendo la prima lettera di san Giovanni: “Ho scritto a voi, figlioli, perché avete conosciuto il Padre . . . colui che è fin dal principio . . . a voi, giovani, perché siete forti, e la parola di Dio dimora in voi e avete vinto il maligno” (1 Gv 2, 14).
Sull’esempio di san Giovanni apostolo ed evangelista, anche san Giovanni Bosco, durante tutti gli anni della sua vita e del suo apostolato ha scritto una lettera: una “lettera viva” nel cuore della gioventù. E l’ha scritta in questa esultanza che è data ai piccoli e agli umili nello Spirito Santo.
2. Questa lettera viva veniva già letta durante la vita e il servizio sacerdotale di san Giovanni Bosco. E la stessa “lettera viva” continua ad essere scritta nei cuori dei giovani, ai quali giunge l’eredità del santo educatore di Torino.
E tale “lettera” diventa particolarmente limpida ed eloquente, quando da quest’eredità di generazione in generazione crescono sempre nuovi santi e beati.
Conosciamo tutti la splendida schiera di anime elette, formatesi alla scuola di don Bosco: san Domenico Savio, il beato Michele Rua, suo primo successore, i beati martiri Luigi Versiglia e Callisto Caravario, santa Maria Domenica Mazzarello, cofondatrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice, e oggi anche la giovane Laura Vicuña, che viene elevata agli altari, in occasione del Giubileo salesiano.
3. La nuova beata, che oggi onoriamo, è frutto particolare dell’educazione ricevuta dalle Figlie di Maria Ausiliatrice, ed è perciò significativa parte dell’eredità di san Giovanni Bosco. È giusto quindi rivolgere anche il nostro pensiero all’Istituto delle Suore Salesiane ed alla loro fondatrice, per attingere più profonda devozione ai santi fondatori e nuovo ardore apostolico, specialmente nella formazione cristiana dei giovani.
Misteriosi sono sempre per noi i disegni di Dio, ma alla fine risultano provvidenziali. La giovane Maria Domenica Mazzarello, che ebbe umili origini a Mornese, piccolo paese della diocesi di Acqui, già aveva maturato il proposito di consacrarsi ad una vita di donazione al Signore. Incontratasi con don Bosco, scoprì la sua vocazione definitiva, seguendo l’apostolo della gioventù, il quale desiderava fondare anche un’istituzione femminile. Entrata nell’orbita spirituale e apostolica di don Bosco, Maria Domenica Mazzarello riunì il primo gruppo di religiose a Mornese e il 5 agosto 1872, con la vestizione e la professione, diede inizio ufficiale all’Istituto.
Da quell’inizio, in breve tempo, le fondazioni si susseguirono in Italia, varcando poi anche le frontiere dell’Oceano, con le prime missioni nell’Uruguay e nella Patagonia. Dal giorno in cui la fondatrice, insieme con altre quattordici giovani, si era consacrata al Signore, fino al giorno della sua morte, avvenuta il 14 maggio 1881, erano appena trascorsi nove anni; ma in quel breve spazio di tempo la santa aveva posto le basi di un promettente istituto religioso, che poi si sarebbe sviluppato in modo davvero meraviglioso. “Mi sono offerta vittima al Signore” aveva confidato un giorno ad una giovane missionaria; e don Bosco aveva commentato: “La vittima era gradita a Dio e fu accettata”.
Possiamo dire che questo “spirito” della fondatrice si è mantenuto vivo e ardente nelle Figlie di Maria Ausiliatrice! La fede profonda e convinta, unita ad una fervida e costante devozione a Maria santissima, a san Giuseppe, all’angelo custode; la semplicità di vita, espressa in modo particolare da un energico distacco dai gusti mondani e da una intensa e incessante laboriosità; lo zelo ardente per la formazione e la salvezza delle giovani secondo le direttive del “metodo preventivo”, hanno fatto in modo che in cento e più anni di vita le attività si siano moltiplicate con gli oratori, le scuole di vari ordini e gradi, le opere assistenziali e sociali, gli asili infantili, la cura degli anziani, l’apostolato nelle parrocchie, l’assistenza ai sacerdoti, in cinque continenti, in decine e decine di nazioni, in tutte le lingue, secondo un programma altamente umanitario e profondamente cristiano.
4. In questa atmosfera visse e si perfezionò la giovane Laura Vicuña, “fiore eucaristico di Junín de Los Andes, la cui vita fu un poema di purezza, di sacrificio, di amore filiale”, come si legge sulla sua tomba. Orfana di padre, militare di grande bontà e valore, esule da Santiago del Cile a Temuco, venne ad abitare con la madre e la sorella nel villaggio di Quilquihué, nel territorio argentino di Neuquén. L’ambiente purtroppo - a detta degli storici - era moralmente inquinato; la stragrande maggioranza delle unioni coniugali era irregolare, anche perché, mescolati agli indigeni, vivevano avventurieri, evasi e fuoriusciti. La stessa madre della piccola Laura, entrata a servizio di un “estanciero”, era commiserata sia per la sua infelice convivenza sia per la ferocia dell’uomo a cui si era legata. La piccola Laura trovò ben presto un rifugio spirituale presso le Suore Salesiane, nel piccolo collegio femminile di Junín de Los Andes. Qui ella si preparò alla prima Comunione ed alla Cresima; e qui si accese di ardore per Gesù, tanto da decidere di consacrare a lui la sua vita nell’Istituto di don Bosco, tra quelle suore che tanto l’amavano e l’aiutavano. All’età di dieci anni, ad imitazione di Domenico Savio, di cui aveva sentito parlare, volle formulare tre propositi: “1) Mio Dio, voglio amarvi e servirvi per tutta la vita; perciò vi dono la mia anima, il mio cuore, tutto il mio essere; 2) Voglio morire piuttosto che offendervi con il peccato; perciò intendo mortificarmi in tutto ciò che mi allontanerebbe da voi! 3) Propongo di fare quanto so e posso perché voi siate conosciuto e amato, e per riparare le offese che ricevete ogni giorno dagli uomini, specialmente dalle persone della mia famiglia”.
Nella sua giovane età Laura Vicuña aveva perfettamente compreso che il senso della vita sta nel conoscere ed amare Cristo: “Non amate né il mondo n le cose del mondo!” - scriveva san Giovanni evangelista - “Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui, perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo. Ed il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Gv 2, 15-17).
Laura aveva appunto compreso che ciò che conta è la vita eterna e che tutto ciò che è nel mondo e del mondo passa inesorabilmente. Seguendo poi le spiegazioni del catechismo, comprese la pericolosa situazione in cui si trovava sua madre e, sentendo un giorno dal Vangelo che il vero amore giunge a dare la vita per la persona che si ama, offrì la sua vita al Signore per la salvezza della mamma.
Divenuta poi quella casa un pericolo anche per lei, al fine di difendere la sua innocenza aveva ottenuto dal confessore il permesso di portare un cilicio. Un brutto giorno venne aggredita e malmenata da quell’uomo; il quale, accecato dalla passione, la percosse violentemente e la lasciò tramortita di spavento. Ma aveva vinto lei, la giovane Laura. Questa però ormai, consumata da varie malattie, andava velocemente declinando, confortata dall’Eucaristia e dalla speranza della conversione della mamma. Nell’ultimo giorno della sua vita, poche ore prima di morire, chiamò vicino a sé la mamma e le rivelò il grande segreto: “Sì mamma, sto morendo . . . Io stessa l’ho chiesto a Gesù e sono stata esaudita. Sono quasi due anni che gli offrii la mia vita per la tua salvezza, per la grazia del tuo ritorno. Mamma, prima di morire non avrò la gioia di vederti pentita?”.
A questa rivelazione, serena e confidente, l’animo della madre diede un sussulto: mai avrebbe potuto immaginare tanto amore in quella sua figlia! E spaventata nel conoscere la sofferenza che aveva accettato per lei, promise di convertirsi e di confessarsi. Ciò che fece prontamente e sinceramente. La missione della giovane Laura era ormai compiuta! Ora poteva entrare nella felicità del suo Signore!
5. La soave figura della beata Laura, gloria purissima dell’Argentina e del Cile, susciti un rinnovato impegno spirituale in quelle due nobili nazioni, e a tutti insegni che, con l’aiuto della grazia, si può trionfare sul male; e che l’ideale di innocenza e di amore, seppur denigrato e offeso, non potrà in fine non risplendere ed illuminare i cuori.
6. Il rito della “beatificazione”, che con tanta gioia e solennità stiamo celebrando in questo luogo in cui ha origine una storia di santità, - luogo giustamente denominato “la collina delle beatitudini giovanili” - ci deve anche far riflettere sulla importanza della famiglia nella educazione dei figli e sul diritto che questi hanno di vivere in una famiglia normale, che sia luogo di amore reciproco e di formazione umana e cristiana. Esso è un richiamo per la stessa società moderna perché sia sempre più riguardosa dell’istituto familiare e dell’educazione dei giovani. La beata Laura Vicuña illumini tutti voi, giovani, ed ispiri e sostenga sempre voi, Figlie di Maria Ausiliatrice, che siete state le sue educatrici!.
7. “Gesù esultò nello Spirito Santo”.
Oggi la Chiesa di Cristo - e particolarmente la Famiglia Salesiana - partecipa a questa letizia.
Esultiamo per la elevazione alla gloria degli altari di una figlia spirituale di san Giovanni Bosco, educata nella Congregazione femminile delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Esultiamo in modo particolare con la gioia della vostra madre, santa Maria Domenica Mazzarello. Esultiamo con la vostra gioia, care sorelle!
Ecco, “il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Gv 2, 17).
La nuova beata Laura Vicuña ha imparato nella Famiglia Salesiana a fare la volontà di Dio. L’ha imparata da Cristo, mediante questa comunità religiosa, che le ha mostrato la via alla santità.
“Chi ama . . . dimora nella luce” (1 Gv 2, 10).
Al termine della celebrazione eucaristica, dopo aver impartito la benedizione apostolica, il Santo Padre si congeda dai presenti con queste parole di ringraziamento e di saluto.
Carissimi.
Ancora una parola di ringraziamento. Oggi la Chiesa è pellegrina in questo luogo della nascita di don Bosco, della sua nascita terrena, naturale, umana, e della sua nascita soprannaturale nel sacramento del Battesimo. È una peregrinazione di fede, una peregrinazione che ci commuove tutti, una peregrinazione in cui vogliamo offrire alla Santissima Trinità la gratitudine per questo dono che ha suscitato nella sua Chiesa, per questo dono il cui nome è don Bosco. Pellegrina è soprattutto la larga famiglia salesiana, maschile e femminile, da tanti Paesi e da tutti i continenti del mondo. Pellegrina insieme con la famiglia salesiana è tutta la Chiesa: vengo io per dire grazie alla divina Provvidenza per questo dono che ci ha fatto cento anni fa, per tutta la Chiesa, per il bene dei giovani, per il bene della comunità cattolica, cristiana, umana, non solamente qui, in Piemonte, in Italia, ma in tanti Paesi, in tanti ambienti, in tutti i continenti. Porto qui anche un ringraziamento personale perché anche io sono vissuto durante cinque anni, o sei, in una parrocchia affidata ai salesiani. E quando mi trovo qui su questo “Colle delle beatitudini”, Colle don Bosco, quando mi trovo qui a guardare il frontone di questa chiesa, non posso non ricordare il frontone di un’altra chiesa che assomiglia un poco a questa, anche architettonicamente: la parrocchia di san Stanislao Costka a Cracovia. Là mi ha toccato attraverso i suoi figli spirituali, i salesiani, il carisma di don Bosco. Così vengo qui in pellegrinaggio con tutti voi per ringraziare per la parte che ha avuto san Giovanni Bosco, la sua famiglia spirituale, il suo carisma, nella mia vita. Voglio ringraziare insieme con tutti i presenti, con i piemontesi, con i cileni, con gli argentini, con l’America Latina, con tanti Paesi del mondo qui rappresentati nelle diverse lingue, con tutti i continenti. Voglio ringraziare oggi, in questo luogo, dove è nato, vicino a questa casa dove è nato, dove ha avuto sua madre Margherita, dove ha vissuto, dove si è avvicinato alla sua vocazione, soprattutto dove è stato battezzato. Si deve ringraziare il Signore, così lui stesso che è Padre, Figlio, Spirito Santo, scrive il suo imperscrutabile mistero nei cuori di questi piccoli di cui ha parlato oggi il Vangelo, di questi piccoli come don Bosco, come madre Maria Mazzarello, come Domenico Savio, come Laura Vicuña. Noi qui riuniti ringraziamo la imperscrutabile Trinità, ringraziamo la sua misteriosa economia di salvezza che passa attraverso i cuori e porta alla santità. Ringraziamo e non possiamo mai trovare parole sufficienti per rendere grazie a Dio Padre e Figlio e Spirito Santo per tutti questi voti. Sia lodato Gesù Cristo.
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