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MESSA «IN CENA DOMINI» NELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Giovedì Santo, 12 aprile 1990

 

“In questo giorno, vigilia della sua passione”.

1. Solo una volta all’anno, celebrando l’Eucaristia, il ministro sacro pronuncia le parole: “In questo giorno (cioè oggi), vigilia della sua passione”.

“Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice, annunziamo la tua morte, Signore”. Annunziamo in modo sacramentale la morte del Signore, la rinnoviamo e la celebriamo.

Ma questa volta soltanto, in quest’unica volta rendiamo la testimonianza al giorno in cui ebbe origine il santissimo Sacramento. L’Eucaristia vespertina del Giovedì santo rende presente in modo particolare l’ultima cena.

Benché, quindi, quest’“oggi” eucaristico, istituito allora, sia destinato a durare sino alla fine del mondo, tuttavia, nell’annuale ritmo della liturgia, vi è un unico “oggi” in cui si celebra l’istituzione dell’Eucaristia.

2. Tutta la Chiesa si riunisce in questo “oggi”. Tutta la Chiesa ne vive continuamente. Da esso nasce e in esso rinasce.

In questo “oggi” la Chiesa prende sempre rinnovata coscienza della pienezza, che è soltanto in Dio, e che soltanto da Dio può scendere nella dimensione della nostra realtà per svelare in essa le prospettive definitive della riconciliazione e dell’unione con Dio.

3. L’ultima cena. “Gesù sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre” (Gv 13, 1), in questo giorno, vigilia della sua passione sofferta per la salvezza . . . del mondo intero . . . e alzando gli occhi al cielo a te Dio Padre suo onnipotente, rese grazie con la preghiera di benedizione, spezzò il pane, lo diede ai suoi discepoli e disse: “Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”. Dopo la cena, allo stesso modo prese il calice . . . “Prendete e bevetene . . . questo è il calice del mio sangue, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”. Il calice della nuova ed eterna alleanza . . .

4. Cristo ha la coscienza assoluta del suo atto - del suo atto redentore - del definitivo atto messianico. Per questo atto egli è venuto al mondo. Mediante questo atto egli passa al Padre. Questo atto deve rimanere presente, deve durare nella storia dell’uomo, nella storia di tutto il creato. Esso costituisce il perenne “oggi” della redenzione del mondo. Il perenne “oggi” della Chiesa. “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine”.

5. L’istituzione ha preceduto lo stesso atto redentore, il sacrificio pasquale del Corpo e del Sangue. L’istituzione ha fissato quel sacrificio, quell’atto redentore di Cristo nel sacramentale “oggi” dell’Eucaristia. L’“oggi” del Giovedì santo. L’“oggi” dell’ultima cena.

6. Tutta la Chiesa, comunità dei discepoli e dei credenti del mondo intero, partecipa con la più profonda commozione a questo “oggi” eucaristico dell’ultima cena. In verità, “ci amò sino alla fine”.

7. E noi tutti, che abbiamo ereditato - insieme con gli apostoli e dopo di loro - il comandamento: “Fate questo in memoria di me”, noi tutti, “amministratori dei misteri di Dio”, vescovi e sacerdoti, che cosa possiamo desiderare di più in questo “oggi” del Giovedì santo, se non soltanto e unicamente ciò che il Maestro stesso ha manifestato mediante la lavanda dei piedi?

“Sapete ciò che vi ho fatto” (Gv 13, 12). Sappiamo ciò che ci ha fatto? Di fronte all’“oggi” eucaristico dell’ultima cena possiamo desiderare una cosa sola, quella in cui possiamo esprimerci e realizzarci appieno; questa: “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l’esempio” (Gv 13, 14-15).

8. Giovedì santo. Triduo sacro del 1990. Tempo di particolare preghiera per il sacerdozio ministeriale da parte di tutto il popolo di Dio. “La messe . . . È molta” (Mt 9, 37). “Noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta”. “La messe è molta”! Manda, o Signore, operai nella tua messe. Manda . . . Amen!

 

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