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VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SANT'IGINO PAPA

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 20 gennaio 1991

 

In mezzo a voi sarà la mia dimora: io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo” (Canto al Vangelo).

1. Carissimi fratelli e sorelle della parrocchia di sant’Igino, queste parole, che ci hanno introdotto all’ascolto del Vangelo odierno, ci consentono anche di scoprire il senso e la portata della celebrazione che stiamo compiendo.

La liturgia della dedicazione di una chiesa offre un ricco messaggio non solo riguardo alla destinazione dell’edificio nel quale la Comunità cristiana è convocata per celebrare i misteri della redenzione, ma anche per prendere più viva coscienza del significato sacramentale dell’edificio stesso.

Questo, infatti, non è soltanto un luogo destinato al raduno dei fedeli e di quanti desiderano incontrare Dio ed entrare in dialogo con lui, è anche l’immagine della Chiesa, tempio vivo di Dio, è segno di Cristo che parla al suo popolo attraverso le Scritture e che perpetua sull’altare il suo sacrificio pasquale.

Come già esortava Agostino i suoi fedeli, lasciatevi guidare anche voi, cari fratelli, dai riti e dalle preghiere, in modo che “quanto vediamo fatto qui materialmente nei muri, sia fatto spiritualmente nelle anime; e ciò che vediamo compiuto nelle pietre e nei legni, si compia nei vostri cuori per opera della grazia di Dio” (sant’Agostino, Sermone CCCVI).

2. L’umanità di Gesù, assunta da Maria Vergine per opera dello Spirito Santo, è divenuta la “dimora”, in cui abita la pienezza della Divinità (cf. Col 2, 9). Accogliendo la Parola del Signore e venendo a contatto con i gesti salvifici che egli compie per la liberazione integrale dell’uomo e che si attualizzano nei sacramenti della Chiesa, i credenti “entrano” in questo Tempio santo e realizzano la comunione con Dio e con i fratelli.

In questa prospettiva la Chiesa nel suo insieme, e in ciascuno dei suoi membri, nati a nuova vita dall’acqua e dallo Spirito, è veramente il Tempio di Dio, in cui risplende la luce della verità e s’irradia sulla terra la forza della carità.

Si comprendono pienamente così le parole dell’apostolo Pietro ascoltate nella seconda lettura: “Voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1 Pt 2, 5).

La Chiesa è Tempio di Dio perché è fondata su Cristo, pietra angolare, è compaginata nella carità dalla potenza dello Spirito e rimane ancorata alla testimonianza e all’insegnamento degli Apostoli.

Il culto al quale essa è abilitata, in forza della partecipazione al sacerdozio di Cristo, non si esprime in riti soltanto esteriori compiuti in un tempio materiale, ma è destinato a consumarsi nel cuore e nella vita dei credenti. Gesù stesso lo annuncia alla Samaritana come culto “in spirito e verità”, animato, cioè, dallo Spirito, e perciò “interiore”.

Per questi motivi la chiesa-edificio, in quanto costruzione visibile, diventa “segno” della Chiesa pellegrina nel tempo ed immagine della Chiesa beata nel Cielo.

3. Comprendete allora, carissimi fratelli e sorelle, gli impegni che scaturiscono dalla presente celebrazione per la vita e la missione della vostra Comunità parrocchiale.

Oggi si realizza, finalmente, per voi una lunga attesa e si compie un desiderio vagheggiato da tanti anni: avere, cioè, come famiglia di Dio, una “Casa”, nella quale entrare in comunione con il Padre e con i fratelli.

Qui la santa assemblea, riunita attorno all’altare, celebrerà il memoriale della Pasqua e si nutrirà alla mensa della Parola e del Corpo di Cristo. Qui il fonte della grazia laverà le colpe degli uomini perché, morti al peccato, rinascano alla vita nello Spirito. Qui risuonerà gioiosa la lode che unirà le vostre voci a quelle del coro degli angeli e s’innalzerà a Dio la preghiera incessante per la salvezza del mondo. Qui sosterete per riprendere vigore nel vostro camminare insieme verso la Gerusalemme celeste (cf. Orazione per la dedicazione di una chiesa).

Terminata però la costruzione della chiesa-edificio, vi rimane ancora, carissimi, l’impegno di continuare a costruire la Chiesa viva che siete voi, alimentando la vostra vita spirituale alle “energie della salvezza” che qui vengono dispensate e mettendo a servizio degli altri i doni ricevuti dallo Spirito per la missione.

In questo modo la vostra Comunità parrocchiale diventerà un segno di speranza anche per quanti non conoscono Dio o lo hanno abbandonato. Possano tutti trovare qui accoglienza, essere aiutati a ritrovare e a invocare Dio, a sentirsi a casa propria! “Qui il povero trovi misericordia, l’oppresso ottenga libertà vera e ogni uomo goda la libertà dei figli di Dio” (Ivi).

A tali responsabilità non solo voi, ma tutta la Chiesa di Roma è chiamata con il Sinodo pastorale diocesano, entrato ormai nella fase celebrativa, con le Assemblee di Prefettura iniziate domenica scorsa.

Scopo principale del Sinodo è, infatti, quello di far riscoprire e realizzare con rinnovato impegno la comunione ecclesiale e di stimolare alla missione di evangelizzazione che da qui si irradia nelle famiglie e nel territorio.

4. Sono lieto di poter meditare oggi con voi, cari fratelli e sorelle di questa giovane Comunità parrocchiale di Sant’Igino Papa, queste verità di fede che derivano dalla dedicazione della vostra nuova Chiesa, frutto della vostra solidarietà spirituale e materiale e dei vostri sacrifici. Mi congratulo con voi per questa bella testimonianza di vita comunitaria.

Rivolgo a tutti voi il mio cordiale saluto, con l’augurio di ogni bene. Saluto in particolare il nuovo Pro-Vicario Generale, l’Arcivescovo Monsignor Camillo Ruini, che per la prima volta prende parte con me alla visita di una Parrocchia romana. Con lui, saluto il Vescovo del Settore Nord, Monsignor Salvatore Boccaccio; il vostro zelante parroco, Don Matteo Rus, e i suoi collaboratori nell’opera di evangelizzazione di questa zona di Roma, denominata Colli Aniene: un quartiere di recente costruzione che necessita di una capillare azione pastorale per animare tutte le realtà della vita cristiana.

L’odierna celebrazione della dedicazione di questa chiesa mi offre l’opportunità di esprimere il mio grato animo a quanti, nell’ambito dell’Opera Romana per la Preservazione della Fede e per la Provvista di Nuove Chiese, hanno prestato la loro generosa e qualificata collaborazione. Su di loro invoco le ricompense del Signore, datore di ogni bene.

Desidero salutare, altresì, le Famiglie religiose che collaborano nel contesto delle iniziative parrocchiali, soprattutto nell’educazione dei bambini e dei giovani, e nell’assistenza degli anziani, dei malati e degli emarginati.

Saluto, infine, i gruppi giovanili degli Scouts, dei Movimenti ecclesiali e dei Fidanzati che seguono il corso di preparazione al loro matrimonio: a costoro esprimo il mio incoraggiamento e la mia gratitudine per il loro impegno cristiano.

A tutti dico: amate la vostra Chiesa, sentitela come la vostra casa, prestate la vostra collaborazione. Fate sì che essa sia anche per i lontani e i distratti, per gli indifferenti e gli smarriti un punto di riferimento, un richiamo ai valori della trascendenza e un porto sicuro di salvezza e di pace.

5. Il Papa, Vescovo di Roma, ripete a voi le stesse parole che il sacerdote Esdra pronunciò davanti all’assemblea del popolo di Israele, al ritorno dall’esilio: “Questo giorno è consacrato al Signore nostro Dio”. Anche per voi, oggi, in questo tempio costruito a gloria di Dio, si rinnova nella gioia la celebrazione del giorno del Signore.

Vi auguro che tale gioia si ripeta ogni domenica, giorno consacrato a Dio, giorno della Pasqua, giorno della convocazione e della missione della Chiesa.

Amen!

 

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