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VIAGGIO PASTORALE IN SENEGAL, GAMBIA E GUINEA

ORDINAZIONE DI TRE NUOVI SACERDOTI NELLO STADIO «28 SETTEMBRE»

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Conakry (Guinea) - Martedì, 25 febbraio 1992

 

1. “Il Signore . . . mi ha mandato” (Is 61, 1). Quando Gesù aveva trent’anni entrò un sabato nella sinagoga di Nazaret. Gli furono consegnate le scritture del profeta Isaia e cominciò a leggere. Lesse precisamente le parole che noi leggiamo oggi in questa liturgia d’ordinazione sacerdotale (cf. Lc 4, 16-22): “Lo spirito del Signore è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati” (Is 61, 1). Le parole del profeta Isaia si sono compiute. Sì, Cristo era il Messia mandato dal Padre nella potenza dello Spirito Santo. Egli ha compiuto le parole del profeta. Popolo di Dio in Guinea, il Vescovo di Roma è lieto di salutarti oggi a Conakry. Rendiamo grazie a Dio, il Vangelo è stato annunciato su questa terra, Cristo è stato accolto, la grande comunità dei battezzati si è estesa ancor di più. Ringrazio Mons. Robert Sarah, Arcivescovo di Conakry e Amministratore apostolico di Kankan, che mi ha dato il benvenuto a nome vostro; sono lieto che abbiate aperto le porte delle vostre case e dei vostri cuori per farvi entrare la grazia di Dio. Desidero salutare Mons. Philippe Kourouma, Vescovo di N’Zérékoré. E mi rallegro per la presenza del mio Confratello Mons. Raymond-Marie Tchidimbo che ha vissuto insieme a voi anni di dura prova. Vorrei dire a tutti i sacerdoti che sono loro particolarmente vicino in questa cerimonia di ordinazione. Tengo anche a ricordare l’opera dei missionari che hanno fondato la Chiesa sulla vostra terra, in special modo i Padri Missionari dello Spirito Santo a Conakry e i Padri Bianchi a N’Zérékoré. In questa occasione, rendiamo un fervido omaggio alla memoria del Cardinale Lavigerie, fondatore dei Padri Bianchi, che proprio quest’anno celebrano il centenario della sua morte. Rivolgo i miei cordiali auguri ai religiosi e alle religiose, ai seminaristi, ai catechisti nonché ai fedeli venuti da tutto il Paese. Rivolgo un rispettoso saluto alle personalità civili che hanno voluto partecipare a questa cerimonia liturgica. E saluto tutto il popolo della Guinea manifestando i miei più cordiali sentimenti ai guineani appartenenti ad altre tradizioni religiose, che hanno voluto condividere qui la gioia dei loro amici cattolici. Oggi, cari fratelli e sorelle della Guinea, alcuni figli del vostro popolo sono chiamati e mandati da Cristo stesso, nostro Redentore, a diventare sacerdoti in seno alla sua Chiesa. Come sacerdoti, sono chiamati a partecipare soprattutto alla missione salvifica di Gesù crocifisso e risorto.

2. Il sacerdozio che essi ricevono è un ministero. È stato istituito come un servizio a beneficio degli uomini che Cristo ha salvato con il suo sangue. Nel Vangelo che leggiamo oggi le parole di Gesù sul calice possono essere riferite in modo particolare, al sacramento dell’Ordine. Cristo rivolge questa domanda ai figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni: “Potete bere il calice che io sto per bere?”. Ed essi rispondono: “Sì, possiamo” (Mt 20, 22). Il calice a cui Cristo ha bevuto rappresentava il sacrificio del suo sangue sul Golgota. Con questo sacrificio, Cristo-Servitore ha compiuto la redenzione del mondo. In questo modo si sono pienamente realizzate le parole rivolte da Cristo ai suoi discepoli: il Figlio dell’uomo “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20, 28). Il sacerdote che celebra il sacrificio del Corpo e del Sangue di Cristo deve entrare nello stesso spirito di servizio: “Si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo” (Mt 20, 27-28). Il sacerdozio che ricevete, cari figli, è il sacramento del servizio: servite Dio servendo il Popolo di Dio, i vostri fratelli e le vostre sorelle fra i quali siete stati scelti (cf. Eb 5, 1). Rispondendo con gioia a questa chiamata, vi assumete un grande impegno: liberamente e senza riserve, offrite la vostra persona al Signore per la sua Chiesa. Rinunciate a formare una famiglia e vi consacrate totalmente, per una piena e pura disponibilità. Promettete umile obbedienza al Vescovo che vi chiama all’ordine sacro e, per mezzo di lui, è alla Chiesa e a Cristo che vi sottomettete per portare il vostro contributo alla missione comune, insieme a tutti i presbiteri. Vi impegnate a partecipare fedelmente alla preghiera della Chiesa, affinché il vostro ministero sia ispirato e reso fecondo dalla vostra intimità con il Signore.

3. Questo ministero vi unisce in maniera particolare a Cristo, sacerdote unico della Nuova Alleanza, sacerdote eterno. L’imposizione delle mani vi consacra totalmente tramite il dono dello Spirito Santo; mediante l’unzione delle vostre mani vi è concesso di offrire a Dio il sacrificio eucaristico nel nome di Cristo (“in persona Christi”). Tutta la missione del sacerdote è incentrata sul Sacrificio eucaristico. Partecipando, giorno dopo giorno, all’offerta suprema del Salvatore, egli offre con Lui l’umanità intera al Padre che la ama. Sacerdoti, voi che avete il compito di operare nel nome di Cristo, siate permeati dal suo amore e fatevi portatori dei suoi doni nei vostri incontri e nelle vostre numerose attività. Sull’esempio del Signore, siate vicini ai più umili, ascoltate e consolate le sofferenze, condividete le gioie dei vostri fratelli e delle vostre sorelle. In questo modo sarete, nel mondo, i testimoni del Verbo della vita.

4. Celebrando il sacrificio di Cristo parteciperete alla sua sollecitudine per la salvezza delle anime che vi saranno affidate, la sollecitudine del Buon Pastore. È per questo che l’Apostolo Paolo vi parla attraverso le parole che rivolse al suo discepolo Timoteo: “Davanti a Dio e a Cristo Gesù ti scongiuro . . .: annunzia la Parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina” (2 Tm 4, 1-2). Non ti scoraggiare quando gli uomini “rifiutano di dare ascolto alla verità” (2 Tm 4, 4). Non ti scoraggiare . . . “vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del vangelo, adempi il tuo ministero” (2 Tm 4, 5). Queste parole di Paolo dovrete ricordarle spesso. Come sacerdoti del Popolo di Dio sarete, con la perseveranza, i testimoni della verità e del bene. Sarete servitori della verità quando spiegherete ai vostri fedeli e compatrioti, che vi ascoltano, il senso del Vangelo e l’insegnamento della Chiesa. Sarete servitori del bene ogni volta che aiuterete i vostri fratelli e le vostre sorelle a compiere la volontà di Dio nella loro famiglia, nel lavoro, nella società.

5. Cari amici che state per essere ordinati sacerdoti, il vostro ministero sarà fondato sull’amore per il vostro popolo. Tutti i membri della Chiesa partecipano con lealtà alla storia della loro nazione. Cattolici della Guinea, so che desiderate partecipare al progresso del vostro Paese. Avete vissuto, con i vostri fratelli, un lungo periodo di prove e, ancora oggi, dovete affrontare molte difficoltà. Ma, in tutti i campi, mostrate un instancabile senso del servizio. Il Signore Gesù vi chiede di essere degli artefici di pace. È un comandamento: un discepolo di Cristo deve fare di tutto per la riconciliazione, per la buona armonia e l’unità fra coloro che vivono sulla stessa terra e condividono il destino della medesima patria. La pace è il frutto della giustizia. La pace in seno alla società presuppone che ciascuno di noi ricerchi il bene comune prima di difendere il gruppo particolare a cui appartiene. Affinché lo sviluppo del Paese progredisca, siate i primi a collaborare con i vostri talenti a un opera comune, al fine di valorizzare le ricchezze della vostra terra e di mantenere la sua fecondità: essa deve nutrire le generazioni future. E, soprattutto, non cedete alla tentazione egoistica di ricercare il vostro interesse personale a qualsiasi costo. Un attaccamento esagerato ai beni materiali non può assicurare, in modo equo, la felicità degli uomini. Senza la giustizia, proprio coloro che ne hanno più bisogno rischiano di non godere dei benefici economici. Senza il rispetto delle regole morali, la vita sociale non può soddisfare tutti da un punto di vista umano. Come ha ricordato il vostro Vescovo, soltanto gli uomini di fede realizzano, nella verità, liberazioni costruttive, definitive e stabili. Cari amici, sapete che la Chiesa difende fermamente l’uomo che è stato creato a immagine e somiglianza di Dio. E ciò che costituisce la dignità dell’uomo è che egli è in grado di riconoscere i più alti valori spirituali nella sua vita quotidiana: la fedeltà alla verità e alla parola data, il rispetto di ogni vita, la grandezza della famiglia con la solidità dei vincoli che uniscono gli sposi e i figli, il senso di una solidarietà generosa verso coloro che sono colpiti nel corpo dalla malattia o sono scoraggiati dalla cattiva sorte, l’apertura alla presenza di Dio immensamente benevolo nei confronti delle sue creature e fonte della nostra speranza. Credo che la vostra cultura africana vi disponga spontaneamente a conservare questi valori. La parola di Gesù e il suo sacrificio offerto per molti sollecitano con forza i suoi discepoli a sceglierli come principi della propria condotta in tutte le tappe del loro cammino. Cari ordinandi, come vi raccomanda l’Apostolo, abbiate il desiderio di insegnare e di incoraggiare i vostri fratelli a ispirarsi sempre ai valori che costituiscono la dignità e la grandezza dell’uomo. Siate i testimoni fedeli della infinita generosità del nostro Maestro e della sua misericordia. Diffondete lo Spirito di verità, d’amore e di pace che vi è stato donato.

6. Voi tutti vi trovate oggi insieme ai nuovi sacerdoti, non cessate di raccomandare il loro ministero al Buon Pastore. Gioite del fatto che essi sono stati scelti fra voi. Pregate affinché nascano nuove vocazioni sacerdotali, tanto necessarie alla Chiesa in terra africana e in tutto il mondo. Che la Madre del Sacerdote eterno abbia per loro un amore particolare. Che il Regno di Dio cresca in mezzo a voi, come il granello di senape che, dapprima, è la più piccola di tutte le semenze, ma poi cresce e diventa un albero (cf. Mt 13, 31-32).

Lo spirito del Signore discenda su tutti voi, fratelli e sorelle, per annunciare un’epoca di grazia concessa dal Dio vivente.

 



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