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SANTA MESSA PER GLI UNIVERSITARI ROMANI
IN PREPARAZIONE AL NATALE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica di San Pietro - Giovedì, 12 dicembre 1996

 

1. “Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada” (Rorate coeli).

L’Avvento si esprime in questa supplica, tratta dal libro del profeta Isaia. “Stillate, cieli, dall’alto e le nubi piovano il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore” (cf. Is 45, 8).

Sono parole del profeta Isaia. Egli si riferisce alla situazione della sua Patria, e trae dall’osservazione della terra assetata, bisognosa di pioggia per fiorire, l’analogia che esprime l’attesa del popolo: attesa del Messia promesso, del Salvatore d’Israele. Isaia sa che il compimento della promessa può venire soltanto “dall’alto”, da Dio, come la pioggia, che cade dalle nubi. Al tempo stesso, in modo non meno preciso, il profeta prevede che il Messia, il Salvatore del mondo, nascerà sulla terra, come frutto benedetto della radice di Iesse, secondo la promessa del Signore. Verrà in mezzo al popolo eletto e sarà il compimento di quel grande “avvento” che è l’Antica Alleanza.

Nella prima Lettura, Dio parla al suo popolo: “Non temere, io ti vengo in aiuto... io vengo in tuo aiuto... tuo redentore è il Santo di Israele” (Is 41, 13-14).“I miseri e i poveri cercano acqua ma non ce n’è, la loro lingua è riarsa per la sete; io, il Signore... farò scaturire fiumi su brulle colline, fontane in mezzo alle valli; cambierò il deserto in un lago d’acqua, la terra arida in sorgenti” (Is 41, 17-18). Grazie a tale provvidenziale irrigazione, il deserto fiorirà e produrrà frutti abbondanti.

Questa metafora, eloquente per chi abbia visitato le parti desertiche della Palestina, richiama un altro raccolto, il raccolto delle anime. L’atteso Messia muterà le sorti del popolo d’Israele e dell’umanità: da uno sterile deserto saprà trarre una messe rigogliosa di redenti.

Il Salmo responsoriale proclama la bontà e la misericordia di Dio su tutto ciò che egli ha creato: “Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi fedeli. Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza” (Sal 144[145], 10-11).

Il brano evangelico presenta, come accade più volte in Avvento, la figura di Giovanni Battista. È Gesù stesso che ne parla alla folla: “Tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11, 11). Ed aggiunge: “Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11, 12). Giovanni Battista ha preparato gli uomini per il Regno di Dio, tuttavia soltanto coloro che seguono il Cristo ne diventano partecipi. E ciò non senza “violenza” contro le proprie passioni e contro le forze del male. Sono questi pacifici “violenti” che conquistano il Regno per sé, per gli altri, per il mondo.

2. Carissimi Fratelli e Sorelle! Si rinnova oggi l’ormai tradizionale appuntamento d’Avvento con gli studenti delle Università di Roma. Gioisco per questa vostra presenza e sono lieto di constatare che, insieme agli studenti partecipano sempre più numerosi i Rettori e i Professori degli Atenei romani e italiani.

Tutti saluto cordialmente: il Cardinale Vicario, Monsignor Vicegerente, le varie Autorità accademiche, gli Assistenti delle Cappellanie e dei Gruppi universitari. Saluto voi tutti, cari universitari e universitarie. L’odierno incontro, a cui attribuisco grande importanza, è diventato, in qualche modo, un appuntamento con tutto il mondo universitario d’Italia. Ho portato con me la consuetudine d’incontrare gli universitari da Cracovia, dove la pastorale universitaria si sviluppava in tempi difficili, tempi di un sistematico sforzo compiuto dal regime marxista per propagare l’ateismo. La Chiesa, mediante il suo servizio pastorale, promuoveva i valori cristiani e la dimensione della fede, della speranza e della carità negli ambienti universitari e in tutta la gioventù. “La principale esperienza di quel periodo - ho scritto nel libro Varcare la soglia della speranza - fu la scoperta dell’importanza essenziale della giovinezza. Che cosa è la giovinezza? Non è soltanto un periodo della vita corrispondente ad un determinato numero di anni, ma è, insieme, un tempo dato dalla Provvidenza ad ogni uomo, e ad ogni donna, e dato a lui come compito. Durante il quale egli cerca, come il giovane del Vangelo, la risposta agli interrogativi fondamentali; non solo il senso della vita, ma anche un progetto concreto per iniziare a costruire la sua vita. È proprio questa la più essenziale caratteristica della giovinezza” (pp. 136-137).

3. Lo scopo di questo incontro annuale, che ci prepara a vivere intensamente il Natale del Signore, è l’approfondimento della nostra consapevolezza cristiana e di conseguenza dei nostri comportamenti.

Che cosa vuol dire essere cristiano? Vuol dire essere segnato intimamente dal mistero di Cristo: christianus alter Christus. Vuol dire essere consapevole della redenzione compiuta da Cristo. Ciascuno di noi è un uomo redento. Redenti sono le nostre anime e i nostri corpi. Redenti sono il matrimonio e la famiglia; i popoli e le nazioni. È redento il lavoro umano, sia fisico che intellettuale, come pure lo sono la vita sociale, la cultura, la politica. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione Gaudium et spes, lo ha sottolineato con forza. Essere cristiano vuol dire partecipare al mistero della redenzione, viverlo in tutte le dimensioni della vita e della vocazione umana.

Che cosa significa, allora, vivere del mistero della redenzione come studente universitario, come docente accademico, come educatore? Che cosa significa vivere di esso come fidanzati, come sposi, come persone che Cristo chiama al sacerdozio o alla vita consacrata? Che cosa vuol dire vivere del mistero della redenzione, in ogni professione ed occupazione lavorativa? La pastorale universitaria vuole dare risposte a questi interrogativi. Prima di quest’incontro d’Avvento, ho voluto incontrare i rappresentanti della pastorale universitaria a Roma per raccogliere l’eco dei vari ambienti accademici. Si tratta di un dialogo indispensabile, che deve estendersi ed approfondirsi.

Dico questo come Vescovo di Roma, ma allo stesso tempo come sacerdote che, nell’arco di cinquant’anni di ministero, ha avuto la possibilità di sperimentare il valore della pastorale dei giovani: quanto impegno richieda, ma anche quale gioia essa rechi.

4. Si tratta, in particolare, di operare nel delicato ambito della formazione dei giovani alla cultura. Proprio sulla cultura la Chiesa che è in Italia sta concentrando la propria attenzione per un rilancio pastorale di largo respiro. Ma, come ho ricordato al Convegno ecclesiale di Palermo, il nucleo generatore di ogni autentica cultura è costituito dal suo approccio al mistero di Dio, nel quale trova il suo ultimo fondamento l’ordine sociale incentrato sulla dignità e responsabilità personale. Ed è a partire da qui che si deve contribuire all’affermarsi di una cultura saldamente ancorata ai valori del Vangelo.

Cari universitari, voi costituite l’energia viva di un tale progetto culturale, la sua freschezza ed il suo futuro. Il vostro impegno di studio, di approfondimento culturale e scientifico, trovi unità significativa nella promozione di un nuovo umanesimo, per edificare una società nuova.

Desidero qui esprimere il mio compiacimento a voi, studenti, per il cammino che avete intrapreso in preparazione al vostro secondo convegno diocesano, che si svolgerà nel prossimo mese di aprile sul tema “Vangelo e cultura in Università”. Cari giovani, date con generosità il vostro apporto e dedicate spazi non piccoli di riflessione e di studio a queste tematiche, in collaborazione con i vostri docenti. Sarete così parte viva di quei processi di elaborazione culturale che devono caratterizzare la vita dell’Università e saprete far emergere un profilo solido e convincente del vostro impegno in questo cammino di crescita umana e cristiana. L’iniziativa delle Settimane teologiche in Università è una primizia e un contributo prezioso in questa direzione; vi incoraggio a prendervi parte con quella passione per la verità che stimola l’intelligenza e la apre su orizzonti sempre più vasti.

In questa prospettiva anche la fisionomia delle Cappellanie, che da sempre accompagnano con la cura spirituale la vita della comunità universitaria, si arricchisce. Esse diventano, più compiutamente, centri pastorali autentici di animazione culturale e spirituale. Considerate queste realtà come vostre, cari universitari di Roma, animatele della vostra presenza, stimolatene la vitalità, apritele all’incontro e al confronto culturale. La lampada che al termine della celebrazione odierna consegnerò ai rappresentanti delle vostre Cappellanie è segno e impegno di questo rinnovamento che insieme dovete perseguire.

Mi piace inoltre ricordare qui un altro appuntamento che vi riguarda. È l’incontro dei Giovani a Parigi, nel prossimo mese di agosto, per la Giornata Mondiale della Gioventù. Là, nella capitale della modernità, daremo insieme testimonianza allo splendore di verità che promana dalla luce di Cristo. A questo proposito, sono lieto di salutare il gruppo di studenti universitari francesi che studiano a Roma e che hanno voluto essere con noi questa sera.

5. “Stillate, cieli, dall’alto e le nubi piovano il Giusto; si apra la terra e germogli il Salvatore” (cf. Is 45, 8). Queste parole sono rivolte a ciascuno di noi, sono augurio per la Chiesa che è in Roma, per la Comunità ecclesiale degli ambienti universitari. Possa questa “terra”, che siamo noi tutti - uomini e donne dell’Anno del Signore 1996 - aprirsi ancora una volta e far germogliare il Salvatore nella notte di Natale. Venga il Signore nel mondo, come venne quasi duemila anni fa a Betlemme. Sentano gli uomini, e in modo particolare quanti vivono nel mondo universitario, le parole: “Vi annunzio una grande gioia: oggi vi è nato il Salvatore del mondo” (cf. Lc 2, 10-11). E, come i pastori nella notte di Betlemme, vadano in fretta ad adorarlo.

Buon Natale, Amen!  

 

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