INCONTRO CON I GIOVANI
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Basilica di Nostra Signora del Libano (Harissa) - Sabato, 10 maggio 1997
Allora, che Belo Horizonte! Sapete che cosa vuol dire? Sapete troppo! Si trova in Brasile. E' stato in Brasile, nel 1980. La prima volta che ho visitato quel Paese e ho incontrato i giovani nella città di Belo Horizonte e quando l'ho guardata, come guardo voi adesso, ho detto: che Belo Horizonte! Diciassette anni sono passati, oggi ricordo quel momento e lo ripeto: che Belo Horizonte! Il giorno di Pentecoste. Dovete celebrare questo "happy birthday" quel giorno, questa domenica. Ma il programma di oggi prevede che l'incontro si svolga all'interno, quindi penso che sopporteremo il caldo che farà là dentro, altrimenti torneremo qui.
Cari Giovani del Libano!
1. Sono particolarmente lieto di incontrarvi questa sera, nel corso del mio viaggio apostolico nel vostro Paese. Ringrazio anzitutto il Cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti, per le sue parole di benvenuto, come pure Monsignor Habib Bacha, Presidente della Commissione episcopale per l'Apostolato dei Laici, per avermi presentato la gioventù del Libano.
Cari giovani, sono particolarmente sensibile alle parole che, tramite i vostri portavoce, mi andrete ad indirizzare con franchezza e fiducia. Comprendo le aspirazioni che vi animano e la vostra impazienza di fronte alla situazione quotidiana che vi sembra di non poter cambiare. Scopro così i volti di ragazzi e ragazze che, con tutto l'ardore e lo slancio della loro giovinezza, hanno il profondo desiderio di guardare verso il futuro, pregando il Signore di dare loro forza e coraggio, di comunicare loro il suo amore e la sua speranza, come chiedemmo nella preghiera di apertura della nostra celebrazione. Costantemente, negli scorsi anni, vi ho sostenuto con la preghiera, implorando Cristo di assistervi nel cammino verso la pace e nella vita personale e sociale.
2. Stiamo per ascoltare il racconto evangelico sui discepoli di Emmaus. La loro esperienza può aiutarvi, perchè assomiglia a quella di ciascuno di voi. Rattristati dagli avvenimenti della Settimana santa, disorientati dalla morte di Gesù e delusi per non poter realizzare le loro attese, i due discepoli decidono di lasciare Gerusalemme il giorno di Pasqua e di ritornare al loro villaggio. La speranza suscitata da Cristo nel corso dei tre anni del suo ministero in Terra santa sembra essersi annullata con la sua morte. Tuttavia, camminando lungo la strada, i pellegrini di Emmaus ricordano il messaggio del Signore, messaggio d'amore e di carità fraterna, messaggio di speranza e di salvezza. Essi conservano nel cuore il ricordo dei fatti e dei gesti da Lui compiuti durante la sua vita pubblica, dalle rive del Giordano fino al Golgota, passando per Tiro e Sidone.
Entrambi si ricordano delle parole e degli incontri col Signore, che manifestava la sua tenerezza, la sua compassione ed il suo amore nei confronti di ogni essere umano. Tutti erano colpiti dal suo insegnamento e dalla sua bontà. Aldilà della bruttura del peccato, Cristo sapeva cogliere la bellezza interiore dell'essere creato ad immagine di Dio. Sapeva percepire il desiderio profondo di verità e la sete di felicità che abitano nell'anima di ogni persona. Col suo sguardo, con la mano tesa e la parola di conforto, Gesù chiamava ciascuno a rialzarsi dopo aver sbagliato, perchè ogni persona ha un valore che supera ciò che essa ha fatto e non c'è peccato che non possa venir perdonato. Ricordando tutto questo, i discepoli incominciano così a meditare la Buona Novella recata dal Messia.
Lungo il cammino sulla strada di Emmaus, mentre riflettono sulla persona di Cristo, sulla sua parola e sulla sua vita, i discepoli sono raggiunti dal Risorto stesso, che rivela loro la profondità delle Scritture e fa loro scoprire il disegno di Dio. Gli avvenimenti di Gerusalemme la morte sulla croce e la risurrezione recano la salvezza ad ogni uomo. La morte è vinta, la via della vita eterna è definitivamente aperta. Ma i due uomini non riconoscono ancora il Signore. Il loro cuore è ottenebrato e turbato. Solo al termine della strada, quando Gesù spezza per loro il pane, quando ripete il gesto della Cena, memoriale del suo sacrificio, i loro occhi si aprono per accogliere la verità: Gesù è risorto; li precede per le vie del mondo. La speranza non è morta. Subito, ritornano a Gerusalemme ad annunciare la Buona Notizia. Forti di queste promesse, anche noi sappiamo che Cristo è vivo e realmente presente in mezzo ai suoi fratelli, tutti i giorni e fino alla fine dei tempi.
3. Cristo ripercorre senza sosta questo cammino di Emmaus, questo cammino sinodale con la sua Chiesa; infatti, la parola "sinodo" significa camminare insieme. Ha rifatto questo cammino con i pastori della Chiesa cattolica del Libano, nel corso dell'Assemblea Speciale che si è tenuta a Roma in novembre e dicembre 1995. Cari giovani, egli vuole rifarlo anche con voi. Con voi, perchè il Sinodo dei Vescovi per il Libano è stato fatto proprio per voi: il futuro siete voi. Quando voi svolgete il vostro compito quotidiano, nello studio o nel lavoro, quando servite i fratelli, quando condividete insieme i dubbi e le speranze, quando meditate la Scrittura, da soli o nella Comunità, quando voi partecipate all'Eucaristia, Cristo vi raggiunge; cammina al vostro fianco; è vostra forza, vostro cibo e vostra luce.
Cari giovani, nella vita di tutti i giorni, non abbiate paura di lasciarvi raggiungere da Cristo, sul modello dei discepoli di Emmaus. Nella vita personale, nella vita ecclesiale, il Signore vi accompagna e infonde in voi la sua speranza. Cristo ha fiducia in voi, perchè siate responsabili della vostra esistenza e di quella dei vostri fratelli e sorelle, del futuro della Chiesa nel Libano e del futuro del vostro Paese. Viva la pace. Oggi e domani, Gesù vi invita a lasciare i vostri sentieri per fare la strada con lui, uniti con tutti i fedeli della Chiesa cattolica e con tutto il popolo libanese.
4. Allora accettate di seguire Cristo? Se accettate di seguire Cristo e di lasciarvi afferrare da lui, Egli vi mostrerà che il mistero della sua morte e risurrezione è la chiave di lettura per eccellenza della vita cristiana e della vita umana. Infatti, in ogni esistenza, vi sono dei tempi in cui Dio sembra fare silenzio come nella notte del Giovedì santo; tempi di sgomento come il giorno del Venerdì santo, in cui Dio sembra abbandonare quelli che ama; tempi di luce come l'alba del mattino di Pasqua, che ha visto la vittoria definitiva della vita sulla morte. Sull'esempio di Cristo, che ha consegnato la sua vita nelle mani del Padre, è ponendo la vostra fiducia in Dio che voi farete grandi cose. Perchè, se contiamo unicamente su noi stessi, i nostri progetti fanno apparire troppo spesso interessi particolari e parziali. Ma tutto può cambiare quando si conta anzitutto sul Signore, che viene a trasformare, purificare e pacificare l'essere interiore. I cambiamenti ai quali aspirate nella vostra terra necessitano anzitutto e soprattutto di cambiamenti nei cuori.
5. In realtà, spetta a voi far cadere i muri che hanno potuto erigersi durante i periodi dolorosi della storia della vostra Nazione; non innalzate nuovi muri nel vostro Paese! Al contrario, è vostro compito costruire dei ponti tra le persone, tra le famiglie e tra le diverse comunità. Nella vita quotidiana, vi auguro di porre gesti di riconciliazione, per passare dalla diffidenza alla fiducia! E' vostro compito anche far sì che ogni Libanese, in particolare ogni giovane, possa partecipare alla vita sociale, nella casa comune. Così nascerà una nuova fraternità e si intrecceranno solidi legami, poiché per la costruzione del Libano l'arma principale e determinante è quella dell'amore. Attingendo dall'intimità con il Signore, sorgente dell'amore e della pace, sarete a vostra volta artigiani di pace e d'amore. Da questo, ci dice l'Apostolo, saremo riconosciuti come suoi discepoli.
Voi siete la ricchezza del Libano, voi che avete sete di pace e di fraternità, e che avete il desiderio di impegnarvi ogni giorno per questa terra alla quale siete profondamente attaccati. Con i vostri genitori, i vostri educatori e tutti gli adulti che hanno responsabilità sociali ed ecclesiali, siete chiamati a preparare il Libano di domani, per farne un popolo unito, con la sua diversità culturale e spirituale. Il Libano è un'eredità colma di promesse. Impegnatevi ad acquisire una solida educazione civica e morale, per essere pienamente consapevoli delle vostre responsabilità nella ricostruzione nazionale. Tra gli elementi che creano l'unità in seno ad una nazione, vi è il senso del dialogo con tutti i fratelli, nel rispetto delle sensibilità specifiche e delle differenti storie comunitarie. Lungi dall'allontanare le persone le une dalle altre, questo atteggiamento fondamentale di apertura è uno degli elementi morali essenziali della vita democratica ed uno degli strumenti essenziali dello sviluppo delle solidarietà, per ricomporre il tessuto sociale e per dare nuovo slancio alla vita nazionale.
6. Per manifestarvi la mia stima e la mia fiducia, tra qualche istante, al termine dell'omelia, firmerò davanti a voi l'Esortazione apostolica post-sinodale. Con le vostre riflessioni voi avete apportato un notevole contributo alla preparazione dell'Assemblea, nella quale voi siete stati anche rappresentati ed ascoltati. Oggi, io vi scelgo come testimoni privilegiati e come depositari del messaggio di rinnovamento di cui la Chiesa ed il vostro Paese hanno bisogno. Vi esorto a prendere con ardore parte attiva all'attuazione degli orientamenti dell'Assemblea sinodale. Con i Patriarchi e i Vescovi, pastori del gregge, con i sacerdoti, i religiosi e le religiose, e con l'intero popolo cristiano, voi avete il compito di essere i testimoni del Risorto con la parola e con tutta la vostra vita. Nella comunità cristiana, ciascuno di voi è chiamato ad assumere una parte di responsabilità. Ascoltando Cristo che vi chiama e che vuole assicurare la riuscita della vostra esistenza, risponderete alla vostra vocazione particolare, nel sacerdozio, nella vita consacrata o nel matrimonio. In ogni stato di vita, impegnarsi a seguire il Signore è fonte di grande gioia.
La chiesa in cui ci troviamo è posta in cima al monte: essa è visibile per gli abitanti di Beirut e della regione, e per i visitatori che giungono nella vostra terra; allo stesso modo, possa anche la vostra testimonianza essere per i vostri amici un esempio luminoso! Non dimenticate la vostra identità cristiana e la vostra condizione di discepoli del Signore. E' la vostra gloria; è la vostra speranza; è la vostra missione. Ricevete l'Esortazione come un dono che la Chiesa universale fa alla Chiesa nel Libano ed al vostro Paese, con la certezza che il vostro dinamismo e il vostro coraggio daranno luogo a trasformazioni profonde in voi e nell'intera società. Abbiate fede e speranza in Cristo. In Lui, non sarete delusi.
7. Imploriamo la Vergine Maria, Nostra Signora del Libano, di vegliare sul vostro Paese e sui suoi abitanti, e di assistervi con la sua tenerezza materna, perchè siate i degni eredi dei santi della vostra terra. Contribuirete così a far rifiorire il Libano, Paese che fa parte dei Luoghi santi che Dio ama, perchè è venuto a porvi la sua dimora e a ricordarci che dobbiamo costruire la città terrena con lo sguardo fisso sui valori del Regno.
Al termine del discorso il Papa ha aggiunto le parole che pubblichiamo in una nostra traduzione italiana:
Allora, devo dirvi che avete seguito il discorso con attenzione e devo dirvi anche che vi ho seguito: reagiscono al momento giusto? Applaudono quando bisogna applaudire? Ebbene, lo avete fatto: così avete superato il vostro esame! Adesso dobbiamo tornare nella Basilica, in chiesa, per celebrare la parte liturgica. Dovete partecipare ancora e poi tornerò a vedervi!
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