VISITA PASTORALE ALLA PARROCCHIA ROMANA DI SAN LINO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Domenica, 25 maggio 1997
1. "Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo: a Dio che è, che era e che viene" (Acclamazione al Vangelo).
La Chiesa ripete incessantemente questa lode alla Santissima Trinità. La preghiera cristiana inizia, infatti, con il segno della Croce: "Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo", e si conclude spesso con la dossologia trinitaria: "Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te, Padre, nell'unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli".
Dalla Comunità dei credenti sale a Dio ogni giorno una ininterrotta lode trinitaria; oggi, tuttavia, prima domenica dopo la Pentecoste, celebriamo in modo speciale questo grande mistero della fede.
Gloria Tibi, Trinitas, aequalis, una Deitas, et ante omnia saecula et nunc, et in perpetuum! - "Gloria a te, Trinità, uguale nelle Persone, unico Dio, prima di tutti i secoli, ora e per sempre!" (Primi Vespri della Solennità della Santissima Trinità).
In questa formula liturgica contempliamo il mistero dell'ineffabile unità e dell'inscrutabile Trinità di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo. E' quanto professiamo nel Credo apostolico:
"Credo in un solo Dio . . .
Credo in un solo Signore, Gesù Cristo...
Per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo".
Ed ancora, nel Credo niceno-costantinopolitano:
"Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,
e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti".
Questa è la nostra fede! Questa è la fede della Chiesa!
Questo è il Dio della nostra fede: Padre, Figlio e Spirito Santo!
2. La Liturgia della Parola ci invita ad approfondire la nostra fede trinitaria. Nella prima Lettura, tratta dal Deuteronomio, abbiamo ascoltato le parole di Mosè, che ci ricordano come Dio si sia scelto un popolo e ad esso si sia manifestato in modo particolare. Il Concilio Vaticano II, dopo aver affermato che l'uomo, attraverso la creazione, può arrivare a conoscere Dio quale Essere primo ed assoluto, annota che però Dio stesso si è rivelato all'umanità, dapprima attraverso dei mediatori e poi per mezzo dello stesso suo Figlio (cfr Dei Verbum, 3-4). Il Dio che oggi professiamo è il Dio della Rivelazione e noi crediamo tutto ciò che Egli ha voluto rivelare di se stesso.
Le Letture bibliche di questa domenica pongono in luce che Dio è venuto a parlare di se stesso all'uomo, svelandogli chi Egli è. Ed ha scelto Israele come destinatario della sua manifestazione. Ha detto al popolo eletto: "Interroga... i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l'uomo sulla terra . . . vi fu mai . . . un popolo che abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l'hai udita tu, e rimanesse vivo?" (cfr Dt 4, 32-33). Con queste espressioni Mosè intende alludere alla manifestazione di Dio sul monte Sinai ed alla consegna dei dieci comandamenti, come pure alla sua esperienza personale sul monte Oreb. Allora Dio gli aveva parlato dal roveto ardente, affidandogli la missione di liberare Israele dalla schiavitù d'Egitto e gli aveva rivelato il proprio nome: "Jahwé" - "Io sono Colui che sono!" (cfr Es 3, 1-14).
3. Questi testi biblici ci guidano in un cammino di approfondimento del mistero trinitario, che conduce da Mosè a Cristo. L'evangelista Matteo riferisce che, prima di salire al cielo, il Risorto dice ai discepoli: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate, dunque, ed ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt 28, 18-19). Il mistero manifestato a Mosè presso il roveto ardente viene pienamente rivelato in Cristo nel suo aspetto trinitario. Per mezzo di Lui, infatti, noi scopriamo l'unità della divinità, la trinità delle Persone. Mistero del Dio vivo, mistero della vita di Dio! Di questo mistero Gesù è Profeta. Egli offrì se stesso in sacrificio sull'altare di questo immenso mistero d'amore.
4. Carissimi Fratelli e Sorelle della Parrocchia di san Lino! Sono lieto di celebrare oggi insieme con voi la Solennità della Santissima Trinità. Saluto cordialmente il Cardinale Vicario, il Vescovo Ausiliare del Settore, il vostro Parroco, Mons. Sergio Casalini, ed i Sacerdoti che collaborano con lui nelle molteplici attività pastorali.
Rivolgo uno speciale pensiero alle numerose Comunità Religiose che vivono ed operano in questo territorio, ringraziandole, in particolare, per il loro apprezzato servizio nelle scuole materne, elementari e medie, nella cura dei bimbi appena nati, nell'Ospedale Cristo Re e nella Pia Opera Ambrosini. Saluto il gruppo "Seguimi" e gli ospiti e i responsabili di "Casa Betania", come pure i membri dei vari gruppi parrocchiali e tutti voi, cari fedeli di questa Parrocchia, che proprio quest'anno celebra il quarantesimo anniversario di vita pastorale. Il Signore benedica tutti!
Il vostro primo Parroco, Mons. Marcello Rosatella - al quale va il mio riconoscente pensiero - e molti di voi ricordano certamente con emozione gli inizi di questa Comunità, quando le Celebrazioni liturgiche si tenevano in una Cappella costruita in legno. Da zona di campagna, questo quartiere ha progressivamente conosciuto una celere urbanizzazione, con l'insediamento di numerosi abitanti provenienti da varie regioni d'Italia.
Esso conosce, purtroppo, i tanti problemi che gravano sugli abitanti di una grande metropoli, ma vorrei ripetere anche a voi quest'oggi: Non abbiate paura! Impegnatevi, piuttosto, con grande generosità, in comunione con l'intera Comunità diocesana, per preparare la Città al Giubileo dell'anno 2000.
5. So che, grazie all'interessamento del Vicariato di Roma ed al generoso contributo dei Soci del Rotary International, entro l'Anno Santo la vostra Comunità parrocchiale potrà celebrare il culto in una nuova chiesa parrocchiale. A tutti coloro che partecipano all'iniziativa va il mio apprezzamento e la mia riconoscenza per questo importante dono. La costruzione del nuovo tempio, segno della presenza di Dio tra le vostre case, costituisca per voi uno stimolo a diventare sempre più Chiesa viva, fatta di battezzati consapevoli della loro dignità e vocazione, capaci di testimoniare con coerenza e coraggio Gesù Cristo ed il suo esigente messaggio evangelico.
6. "Avete ricevuto uno Spirito da figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: Abbà, Padre!" (Rm 8, 15).
San Paolo, con queste parole, pone in evidenza la Chiesa apostolica come annunciatrice della Santissima Trinità. Dio si manifesta come Colui che dà la vita per mezzo di Cristo, unico Mediatore.
Noi crediamo nel Figlio di Dio, che ha portato la vita divina come fuoco, perché si accendesse sulla terra. Crediamo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita. Per opera dello Spirito Santo i credenti sono costituiti figli nel Figlio, come scrive san Giovanni nel Prologo del suo Vangelo (cfr Gv 1, 13). Generati dallo Spirito, gli uomini si rivolgono a Dio con le stesse parole di Cristo, chiamandolo: "Abbà, Padre!".
Con il Battesimo noi siamo inseriti nella comunione trinitaria. Ogni cristiano è battezzato nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo; viene immerso nella vita di Dio. Quale grande dono e grande mistero!
Ben a ragione, pertanto, la Chiesa con profonda gratitudine canta nel "Te Deum" la sua fede nella Trinità:
"Sanctus, Sanctus, Sanctus
Dominus Deus Sabaoth".
"I cieli e la terra sono pieni della tua gloria.
Ti acclama il coro degli Apostoli
e la candida schiera dei martiri;
la santa Chiesa proclama la tua gloria,
adora il tuo unico Figlio,
e lo Spirito Santo Paraclito".
Amen!
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