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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
A SUA SANTITÀ BARTOLOMEO I, PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI,
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SANT’ANDREA

 

A sua santità Bartolomeo I,
Arcivescovo di Costantinopoli, patriarca ecumenico.

"Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Fil 2, 5).

La solennità liturgica dell’apostolo Andrea, fratello dell’apostolo Pietro, ci invita ancora una volta a stringere i legami di carità e di fede che ci uniscono gli uni gli altri. Questa celebrazione per le nostre Chiese sorelle una nuova occasione di inginocchiarsi davanti a nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo e di incontrarsi in un’umile preghiera. Insieme, invochiamo ancora lo Spirito Santo e gli chiediamo di guidarci rendendoci docili alla sua voce. lui che ci chiama a progredire nella carità fraterna per superare le difficoltà del cammino, ed lui che ci permette di tenere salda l’àncora della nostra speranza (cf. Eb 6, 19).

Cristo stesso ci mostra la via. Si abbassato a un punto che solo la croce ci ha rivelato (cf. Fil 2, 8). "Ricco che era, si fatto povero" (2 Cor 8, 9). Egli non solo ci mostra la via, ma lui stesso il cammino (cf. Gv 14, 6), rivelandoci le profonde esigenze dell’amore che Paolo ci enumera: "La carità paziente, benigna la carità . . . , non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto . . ., si compiace della verità" (1 Cor 13, 4-6). Possa, in questo spirito, ciascuno dei membri delle nostre Chiese avanzare seguendo Cristo con generosità sempre più grande!

La commissione mista preparatoria del nostro dialogo teologico aveva chiesto all’unanimità che si partisse dalle realtà profonde che ci uniscono e che ne venissero tratte le conseguenze per risolvere le questioni che ancora ci dividono. Durante questi dieci anni, questo dialogo stato benedetto da Dio e ha portato frutti preziosi. Sono convinto che sia necessario rianimarlo con determinazione e andare avanti con prudenza e coraggio.

L ricerche condotte insieme si sono fondate sulla nostra tradizione comune, vissuta nel primo millennio nella diversità e nel rispetto reciproco. Tuttavia, il passato non deve essere idealizzato. Un tempo abbiamo attraversato, non dimentichiamolo, crisi forse più gravi di quelle che affrontiamo oggi. Forti di queste esperienze e radicati nel comportamento evangelico evocato all’inizio di questa lettera, dobbiamo avere l’audacia di guardare in faccia al futuro delle nostre relazioni e lo scopo del nostro dialogo: la realizzazione dell’unità dei discepoli di Cristo, voluta da lui, che in gioco. Possiamo dar prova di immaginazione per scoprire insieme come vivere di nuovo oggi, in piena fedeltà, ci che gli apostoli ci hanno trasmesso, e tutto ci in un mondo profondamente diverso da quello del primo millennio!

Questo ammirevole e necessario compito può essere assolto solo con l’aiuto dello Spirito Santo; tocca a tutti noi chiederlo, in una preghiera insistente e continua.

Offro a sua santità, alla gerarchia che la circonda, a tutto il popolo fedele della sua Chiesa, i miei voti di gioiosa festa e le assicuro la mia profonda carità fraterna.

Dal Vaticano, 24 novembre 1992.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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