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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA FAO

Lunedì, 12 novembre 1979

 

Signor Presidente,
Signor Direttore Generale,
Signore e Signori.


1. Vengo a voi in continuità con la mia visita alla Sede delle Nazioni Unite a New York, seguendo anche in ciò l’esempio del mio predecessore Paolo VI.

Mi rallegro, infatti, che la FAO, pur essendo sorta poco prima delle Nazioni Unite il 16 ottobre 1945 a Québec, si ispiri ai medesimi criteri di fondo delle Nazioni Unite e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo pur agendo nella autonomia che è propria di ciascuna Organizzazione Intergovernativa.

Questa Organizzazione è egualmente aperta a vocazione universale, verso l’adesione di tutti i popoli del mondo al proprio Atto istitutivo. Passando con la presente Conferenza generale dai 42 Stati-Membri originari agli attuali 146, la FAO può attendere ad un’azione comune che sia reale convergenza fra i Paesi del mondo, qualunque siano i loro sistemi economici e le loro diverse strutture politiche.

2. L’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura può ben vantare di svolgere una insostituibile attività specializzata nell’ambito della famiglia delle Nazioni Unite. Essa affronta quello che si può considerare il più importante settore dell’economia mondiale: l’agricoltura che provvede gli alimenti indispensabili del mondo e occupa il 50% della popolazione mondiale. È anche un settore che da troppo tempo è stato tenuto al margine del progresso dei livelli di vita, un settore che la rapida e profonda trasformazione socio-culturale del nostro tempo colpisce in un modo particolarmente doloroso, scoprendo le ingiustizie ereditate dal passato, squilibrando gli uomini, la famiglia e la società, accumulando le frustrazioni ed obbligando alle migrazioni spesso massicce e caotiche.

Secondo il Preambolo del vostro Atto istitutivo, l’obiettivo della liberazione della famiglia umana dalla fame comporta l’impegno degli Stati-Membri a elevare il livello di nutrimento e a migliorare la condizione delle popolazioni rurali aumentando il rendimento della produzione e garantendo l’efficacia della redistribuzione.

3. Ma vorrei rilevare ancora dallo stesso Preambolo che la FAO tende così a “contribuire con la sua azione specifica e collettiva alla espansione dell’economia mondiale e al benessere generale”.

Essa, così, è in piena armonia con le Nazioni Unite nel disegno di insieme e nelle fondamentali linee di politica dello sviluppo e di cooperazione internazionale, secondo le quali si attua quel servizio dell’uomo, in base a quei grandi principi che ho estesamente richiamato nella recente esposizione fatta alle Nazioni Unite il 2 ottobre scorso.

Anche in questa sede “ci incontriamo in nome dell’uomo inteso nella sua integrità, in tutta la pienezza e multiforme ricchezza della sua esistenza spirituale e materiale” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad eos qui interfuerunt Coetui Unitarum Nationum, 2 ottobre 1979)

4. Vengo con particolare soddisfazione a questo contatto diretto con la FAO. Ho accolto l’invito a parlare nella XX Conferenza generale nell’anno in cui si celebra il 30° della decisione del 28 novembre 1949 di trasferire la FAO dalla sede provvisoria di Washington a quella definitiva in Roma, attuata effettivamente dal 1951.

Si realizzava così ciò che è stato considerato un “ritorno alle origini romane” della vostra Organizzazione. Essa ha, infatti, il suo precedente nell’Istituto internazionale dell’agricoltura, creato nel 1905, per ispirazione di David Lubin, poi assorbito nella FAO. Sin da quei tempi si è fatto di Roma uno dei Centri dell’agricoltura mondiale ed essa trova oggi una nuova importanza in questo campo, specialmente dopo le decisioni della Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sull’alimentazione del novembre 1974.

5. Vi è, poi, una tradizione di particolare rapporto tra la Sede Apostolica, nella sua sovranità, e la FAO. La FAO è la prima Organizzazione Intergovernativa con la quale la Santa Sede ha stabilito regolare rapporto diplomatico, iniziato per la preveggente azione del Sostituto della Segreteria di Stato, allora S.E. Mons. Montini. Infatti, con la deliberazione a voto unanime della IV Sessione della Conferenza della FAO il 23 novembre 1948, è stato accordato alla Santa Sede quello “status di Osservatore Permanente, unico nel suo genere che ne garantisce il diritto non solo di partecipare alle Conferenze dell’Organizzazione, ma anche ad altri aspetti della sua attività e di prendervi la parola a richiesta, pur senza diritto di voto”. Ciò è in perfetta rispondenza alla natura della missione religioso-morale della Chiesa.

Si è iniziata così una fattiva collaborazione della Santa Sede con questa Organizzazione di cui Monsignor Montini aveva notato con soddisfazione gli alti principi morali e umanitari che la ispirano (cf. G. B. Montini, Lettera al Sig. Norris E. Dodd, Direttore Generale della FAO, 16 settembre 1948).

Infatti, in tutto il lavoro e i programmi della FAO è particolarmente evidente che ogni attività tecnica o economica e ogni scelta politica in ultima analisi coinvolge un problema morale e di giustizia.

Di tale crescente e fiducioso rapporto è stata testimonianza, appunto, la visita attuata in questa sede da Paolo VI il 16 novembre 1970, in occasione del 25° della istituzione della FAO.

6. Si aggiunge un altro motivo: nella FAO vedo con piacere la concreta attuazione nel campo dell’alimentazione e dell’agricoltura di un aspetto del programma di sviluppo mondiale economico e sociale. Programma che contribuisce certamente alla promozione della pace mediante il reale superamento delle tensioni profonde con l’effettiva soddisfazione delle rivendicazioni primarie dei Popoli, legate ai diritti inalienabili dell’uomo.

In questa vostra Organizzazione specializzata si fa riferimento più diretto ai diritti economici e sociali che, enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, sono stati, poi, formulati più precisamente e in forma vincolante nel Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.

Ma – come già annunciava Pio XII nel Radiomessaggio natalizio del 1942 – il perfezionamento della persona presuppone la realizzazione concreta di quelle condizioni sociali che costituiscono il bene comune di ciascuna comunità politica nazionale e anche dell’insieme della comunità internazionale. Tale sviluppo collettivo, organico e continuativo è il presupposto indispensabile per assicurare l’esercizio concreto dei diritti dell’uomo, sia quelli a contenuto economico che quelli con attinenza diretta ai valori dello spirito. Però, tale sviluppo per essere espressione di una vera unità umana richiede di essere ottenuto con una partecipazione libera e responsabile di tutti, in campo pubblico come in campo privato, sia a livello interno che a livello internazionale.

Orbene la FAO appare come una concreta esperienza della volontà di passare dalle proclamazioni di principio all’azione di effettiva realizzazione facendo appello alla partecipazione attiva e libera di tutti gli Stati-Membri. Ci auguriamo che la volontà politica di ciascuno Stato-Membro consenta nella FAO il concorso a quell’azione comune che non è solo sostegno ai progetti ed operazioni di sviluppo interno secondo le richieste dei singoli Governi; e nemmeno solo “armonizzazione” di interessi che rimangono nazionalisticamente chiusi. L’azione comune della FAO richiede sempre più una pronta disponibilità ad assumere veri impegni continuativi con cui ciascuno concorra all’azione stabilita di comune accordo.

7. La FAO nel corso della sua storia ha assunto una struttura vasta e funzionale come dimostrano i suoi vari programmi attuali e i documenti sottoposti alla vostra Conferenza. Voi dovrete fare, infatti, non solo il bilancio delle azioni compiute in questi ultimi due anni, ma anche fissare gli obiettivi da raggiungere per gli anni futuri e fare le scelte politiche necessarie in merito. L’anno duemila, infatti, è all’orizzonte delle vostre prospettive con i problemi specifici che pone all’agricoltura perché essa possa rispondere ai bisogni futuri: l’aumento accelerato della produzione, la necessità della regolamentazione degli scambi e dell’assistenza esterna ai paesi che ne hanno bisogno per assicurare il loro sviluppo economico. Si tratta quindi di prendere le misure per assicurare a tutti questo avvenire migliore in cui i diritti fondamentali di ciascuno saranno rispettati. In tal senso, la vostra presente Conferenza generale può dare un contributo importante, per quanto riguarda la competenza della vostra Organizzazione, alla definizione degli obiettivi urgenti e dei criteri rinnovati che dovrebbero consentire ad attuare la nuova strategia internazionale per lo sviluppo nel Terzo Decennio delle Nazioni Unite, che si apre con gli anni 80.

8. Ma il mondo non saprà accontentarsi di speculazioni teoriche. La lotta contro la fame presenta ogni giorno sempre di più un aspetto molto preciso e esige delle realizzazioni concrete da parte degli Stati-Membri e dell’Organizzazione nel suo insieme. Questa lotta inoltre non sarà più soddisfatta da appelli ai sentimenti, di ventate sporadiche ed inefficaci d’indignazione: è l’onore e la volontà lodevole della vostra Organizzazione di cercare con perseveranza di definire i migliori modi e i metodi adatti alle condizioni concrete di ogni paese e di prevederne con prudenza le applicazioni.

È finito il tempo della illusione in cui si credeva di risolvere automaticamente i problemi del sottosviluppo e le differenze di crescita tra i diversi paesi esportando i modelli industriali e le ideologie dei paesi sviluppati.

È finito il tempo del tentativo di garantire il diritto all’alimentazione con programmi di aiuto realizzati mediante il dono delle eccedenze o con programmi di soccorso urgente solo occasionale.

La vostra Organizzazione si orienta verso una politica in cui lo sforzo di ogni paese per il suo proprio sviluppo prende il primo posto. Ciò comporta naturalmente una esigenza: affinché tutti quelli che hanno bisogno ricevano, senza offesa alla loro dignità, l’aiuto internazionale e gli investimenti adeguati mantenendo il controllo degli elementi necessari per dare all’agricoltura il suo proprio dinamismo nello sviluppo del paese, bisogna superare sempre più i rapporti puramente bilaterali per un sistema multilaterale.

9. Un altro aggiornamento dei criteri e dei modelli di sviluppo – che le circostanze della crisi economica attuale rendono ancora più necessario per i paesi poveri come anche per i paesi più sviluppati – è quello che mira alla soddisfazione dei bisogni reali umani, quelli che sono veramente fondamentali. Sono questi i bisogni che devono dare dinamismo ed orientare l’economia e non quelli artificiali in parte provocati e sempre aumentati dalla pubblicità, dal gioco di mercato e dalle posizioni di forza acquisite in campo economico, finanziario, politico. Bisogna prevedere e combattere le conseguenze pericolose sull’uomo di certe soluzioni tecniche ed economiche, di favorire attivamente la sua libera e responsabile partecipazione alle scelte e alle realizzazioni intraprese per la crescita organica e programmata delle condizioni generali della propria comunità.

L’esperienza contemporanea ci porta a riconoscere che la crescita ordinata e continuativa di ciascun paese come pure la garanzia effettiva di esercizio dei diritti umani fondamentali dei singoli e dei Popoli richiede necessariamente lo sviluppo globale e organico mondiale. Noto con interesse come, in questo campo, i diversi programmi di cooperazione tecnica o di assistenza lanciati dalla vostra Organizzazione, la promozione di un accordo internazionale per assicurare le riserve cerealicole indispensabili contribuiranno un po’ alla volta a una trasformazione dell’economia mondiale.

10. Tuttavia, tra tutti i problemi che ritengono la vostra attenzione e quella del mondo, il più grave e il più urgente è quello della fame. Milioni di persone sono minacciati nella loro stessa esistenza; molti ogni giorno muoiono perché non hanno il minimo di nutrimento necessario. E forse è bene riconoscere come, purtroppo, l’esperienza attuale ancora dimostra crudelmente che la fame nel mondo non proviene sempre unicamente da circostanze geografiche, climatiche o agricole sfavorevoli, a cui voi cercate di sopperire gradualmente. La fame proviene anche dall’uomo stesso, dalle deficienze dell’organizzazione sociale che ostacola l’iniziativa personale, perfino dal terrore e dall’oppressione di sistemi ideologici e pratiche inumane.

La ricerca dello sviluppo mondiale organico che tutti desiderano richiede quindi che la conoscenza oggettiva delle situazioni umane di miseria prenda il suo posto nella formazione dei singoli e dei gruppi nel senso della libertà autentica e della responsabilità personale e collettiva.

11. Le prospettive della formazione umana totale sorpassano certamente quelle che sono di competenza della vostra Organizzazione. So tuttavia che voi non ne siete indifferenti. Da parte vostra le favorite sforzandovi di diversificare i vostri modelli tecnici di assistenza e di sviluppo e di modellarli in funzione delle condizioni particolari non soltanto fisiche ma socio culturali di ogni paese, tenendo conto così dei valori propriamente umani e quindi anche spirituali dei Popoli.

Tra questi le concezioni religiose hanno il loro posto. Esse esprimono una visione dell’uomo, dei suoi bisogni reali, del senso ultimo delle sue attività: “Non di solo pane vive l’uomo” (Mt 4, 4) ci insegna il Vangelo. Da ciò riconosciamo che lo sviluppo tecnico, per quanto necessario sia, non è il tutto dell’uomo e deve trovare il suo posto in una sintesi più vasta e pienamente umana. È per questo che le realtà veramente spirituali si presentano alla vostra attenzione, È anche in questo campo che la Chiesa, che ha sempre incoraggiato i vostri sforzi e che partecipa efficacemente da parte sua allo sviluppo armonioso dell’uomo, vuole venire incontro ai vostri sforzi e collaborare con voi per il bene dell’umanità.

12. Il lavoro da compiere è immenso e nulla deve scoraggiare benché l’obiettivo da raggiungere sembra a volte allontanarsi nella stessa misura degli sforzi per raggiungerlo. In questo momento della storia mondiale, mi compiaccio di vedere la FAO orientare tutta la sua attività, nel suo campo che è essenziale, per promuovere la cooperazione internazionale per lo sviluppo. E noi tutti speriamo che questo sviluppo si estenderà dal livello tecnico ed economico al progresso personale e sociale dell’uomo.

Cosa che non si può fare senza che l’uomo, la sua dignità e i suoi diritti non siano sin dall’inizio il criterio attivo che ispira e orienta tutti gli sforzi.

Per vincere le inerzie e gli scoraggiamenti, per creare le condizioni suscettibili di rinnovare il modo di pensare e sostenere l’azione, non perdete mai di vista che si tratta dell’uomo, dell’uomo concreto, dell’uomo che soffre, dell’uomo che racchiude in sé delle immense possibilità che bisogna liberare.

13. Aggiungo che l’insieme degli sforzi che voi progettate, intraprendete e incoraggiate affinché la terra sia “coltivata” o meglio, affinché le sue ricchezze produttive, terrestri o marine siano conservate e mai sprecate e, affinché esse fruttifichino, moltiplicando la loro potenzialità senza distruggere imprudentemente l’equilibrio naturale che è servito come culla alla vita dell’uomo; in una parola, affinché la natura, allo stesso tempo rispettata e nobilitata, raggiunga il suo migliore rendimento a servizio dell’uomo, tutto ciò ci porta, in un certo senso, al disegno di Dio sulla creazione che il testo ispirato della Genesi ci descrive in modo arcaico ma suggestivo: “Dio fece l’uomo a sua immagine, creò uomo e donna... popolate la terra e sottomettetela... Dio Jahvè mise l’uomo nel giardino d’Eden per coltivarlo e conservarlo” (Gen 1, 27-28; 2, 16). Sì, la terra appartiene agli uomini, a tutti gli uomini, senza dimenticare le generazioni che ci seguiranno domani e che devono raccoglierla dalle nostre mani abitabile e fruttuosa. Perché essa appartiene innanzitutto a Dio, il Creatore, il Maestro Sovrano, la sorgente della vita che ne ha fatto dono agli uomini e l’ha affidata loro come a dei buoni intenditori. È in armonia con il disegno di Dio che voi siete chiamati a lavorare.

Questo è il voto che formulo per voi in quanto Pastore della Chiesa universale. Ed è in questo spirito che prego il Signore Onnipotente di benedire gli sforzi che voi fate per servire la famiglia umana, di benedire voi stessi e tutti i vostri cari.



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