DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AI LAVORI DELLA COMMISSIONE PROGRAMMI
DELL'UNIONE EUROPEA DI RADIODIFFUSIONE
Venerdì 3 aprile 1981
Signor Presidente,
signore e signori,
1. Desidero innanzitutto porgervi il più cordiale benvenuto in questa sede, a voi che avete incominciato proprio in questi giorni, nel cuore stesso della Città del Vaticano, i lavori della trentaquattresima sessione ordinaria della Commissione dei Programmi radio dell’Unione Europea di Radiodiffusione. Voi siete gli apprezzati ospiti di un minuscolo Stato, la Città del Vaticano, minima espressione territoriale di una sovranità il cui scopo principale è d’assicurare la piena autonomia nell’esercizio di un’autorità spirituale, la Santa Sede, centro e cuore d’una pacifica comunità di credenti che non conoscono frontiere ma che sono tutti riuniti da un’unica fede. La Sede Apostolica si pone al di là di ogni diversità ideologica, ma nello stesso tempo la nutre, da sempre, un profondo rispetto per la grande varietà di culture entro le quali s’incarna il messaggio evangelico presso i diversi popoli, ed è aperta a tutte le forme di collaborazione fruttuosa con i cristiani di altre confessioni, con i credenti di altre grandi religioni e con tutti gli uomini di buona volontà.
Non posso non rilevare senza soddisfazione una certa corrispondenza, su un differente piano è vero, con i compiti dell’Unione che rappresentate qui così degnamente. Questa, in effetti, è una organizzazione internazionale non governativa, aperta a tutti gli organismi di radiodiffusione a servizio pubblico dell’Europa intera e del bacino del Mediterraneo, comprendente numerosi membri associati d’altre zone geografiche e avente legami stretti con le Unioni regionali create in seguito in altre parti del mondo. La vostra associazione si propone di assicurare ai suoi membri, rispettando in tutto la loro autonomia, la rete più vasta possibile di servizi nel campo della tecnologia più avanzata, delle informazioni di tutti i generi e degli scambi di programmi. Voi favorite così lo sviluppo degli organismi nazionali di radiodiffusione che trovano, in questo ambito di collaborazione internazionale, un aiuto efficace per il loro arduo compito: quello di rispondere alle esigenze ed alle sfide sempre nuove imposte alla radiodiffusione dai rapidi sviluppi che si realizzano continuamente nella nostra epoca.
2. La Chiesa cattolica osserva con vivo interesse, con rispetto e simpatia coloro che lavorano nell’ambito dei mass media, mostrandosi esigente e sollecita per ciò che si attende da loro. Il Concilio Vaticano II ha voluto consacrare agli strumenti di comunicazione sociale il decreto “Inter Mirifica”, il cui tema è stato quindi sviluppato dall’Istruzione pastorale Communio et progressio, redatto dalla Commissione pontificia per le comunicazioni sociali. Il suo titolo comporta in se stesso una visione fiduciosa di ciò che ci si attende dagli strumenti di comunicazione sociale, senza dimenticare pertanto i numerosi ostacoli ed i pesi che s’oppongono alla realizzazione di questo nobile compito. Una sezione di questa Istruzione è in modo particolare dedicata alle trasmissioni della radio e della televisione (nn. 148-157).
3. Ma non si può portare prova più espressiva dell’interesse della Santa Sede al vostro ambito di competenza che la creazione in questo minuscolo Stato di una Stazione Radio, quasi immediatamente dopo la stipulazione dei Patti Lateranensi, che sanzionarono la sovranità territoriale dello Stato. Ciò fu frutto della lungimiranza di Pio XI, e della collaborazione di Guglielmo Marconi stesso, al quale quel grande Papa aveva affidato la direzione dei lavori di installazione della Radio Vaticana. Non e per puro caso che il vostro raduno, che per la prima volta ha dato alla Santa Sede la piacevole opportunità di dare il benvenuto in Vaticano ad un gruppo dell’Unione Europea di Radiodiffusione, si stia tenendo proprio nell’anno in cui la Radio Vaticana celebra il cinquantesimo anniversario della sua inaugurazione, che ebbe luogo il 12 febbraio 1931. È ugualmente significativo che, per espresso desiderio di Pio XII, la Radio Vaticana abbia aderito fin dall’inizio all’Unione Europea di Radiodiffusione come membro fondatore.
La Radio Vaticana ha naturalmente un carattere particolare: il suo primo e fondamentale compito è quello di diffondere l’insegnamento e la voce del Papa, e di contribuire al rafforzamento della comunione ecclesiale. Compie ciò specialmente attraverso la trasmissione di informazioni a vasto respiro, regolari e tempestive, apprezzabili in speciale modo per le comunità locali che vivono in precarie condizioni di libertà religiosa e che mancano di altre fonti di informazione. Anche con riferimento ai servizi internazionali di altri enti di radiodiffusione, che rientrano nel vasto raggio dei vostri interessi anche se forse in proporzione minore, la Radio Vaticana non differisce soltanto per l’assenza di interessi politici ed economici, per quanto legittimi essi possano essere, ma anche e soprattutto perché essa non può essere l’espressione di una cultura nazionale che debba essere diffusa oltre i confini del suo proprio paese: nessuna nazione e nessuna cultura e “straniera” per quanto riguarda la Santa Sede, dal momento che le abbraccia tutte nella sua essenziale “cattolicità”.
4. Voi esercitate funzioni di alta responsabilità tra gli enti di radiodiffusione al servizio pubblico. L’occasione di questo speciale raduno mi induce a parlarvi di qualcosa che mi preoccupa profondamente, e cioè del rischio di una frattura sempre più profonda tra l’esistenza e i bisogni della società e degli esseri umani che la compongono, e le forme nelle quali questa realtà viene presentata dai mezzi di comunicazione sociale. Questi mezzi esercitano un potere enorme nel mondo di oggi, un potere che può essere facilmente usato male cedendo alla tentazione di impiegarli al fine di dominare l’opinione pubblica ed al fine di manipolare gli orientamenti della gente, la scala dei valori e il comportamento. Posso ripetervi quanto ho recentemente detto ai rappresentanti dei mass media ad Hiroshima: “Questo potere appartiene alla gente. Come tutte le cose create, è universale nella sua destinazione, ed è inteso per il bene di tutti. Voi siete, perciò, al servizio del potere del popolo e del benessere del medesimo. La vostra è davvero una grande vocazione, una splendida missione; tuttavia, essa richiede una dedizione retta e che va frequentemente rinnovata, e una costante responsabilità verso la gente. E così vi chiedo di continuare generosamente a dedicare i vostri sforzi alla causa del popolo, al miglioramento della società, alla promozione dell’unità della famiglia umana intera” (Hiroshima, 25 febbraio 1981). Svolgendo le vostre delicate responsabilità abbiate sempre in mente i vostri figli, e in questo modo sarà più semplice per voi contribuire, per quanto dipende da voi, alla costruzione di una società che sia più giusta, più libera, e più unita, una società in cui i figli di ciascuno possano vivere una vita che sia in armonia con la sublime dignità dell’uomo, piena di significato ed aperta alla speranza.
Nello stesso tempo desidero ringraziarvi caldamente per l’esteso servizio di informazioni dato dai vostri programmi ai miei viaggi apostolici, ed in particolare per la pronta collaborazione offerta, in occasione di tali viaggi, dagli enti di radiodiffusione di tutti i paesi visitati.
Per concludere, cari amici, vi chiedo di accettare i miei più cordiali auguri per il successo dei lavori della vostra Commissione. Invoco le abbondanti benedizioni di Dio, che è amore misericordioso, su di voi, le vostre famiglie, i vostri colleghi, i vostri enti di radiodiffusione e sui paesi che voi rappresentate.
Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana