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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI VESCOVI 
AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

21 febbraio 1982

 

Venerabili fratelli nell’Episcopato!

1. “Ove sono due tre sono uniti nel mio nome, là io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Mossi dal desiderio di sperimentare più a fondo la verità di questa preziosa parola di Cristo, voi siete convenuti, da vicino e da lontano, nel “Centro Mariapoli” di Rocca di Papa, ove, facendo vita comune, avete passato una settimana di riflessione e di preghiera nel contesto della spiritualità dell’“Opus Mariae”.

Mentre il Papa viveva un’intensa e consolante esperienza di comunione con alcune giovani Chiese nel Continente africano, celebrando con esse il mistero dell’unità che pulsa nel grande Organismo della Chiesa universale, voi celebravate questo stesso mistero nella carità di una riunione fraterna, che vi ha consentito di parteciparvi reciprocamente, sotto gli occhi di Maria, ansie, progetti, prospettive, fiduciose speranze.

Nel fare ciò, voi non vi siete nutriti soltanto del patrimonio di una spiritualità che vi è particolarmente cara, ma avete altresì posto in atto una dimensione caratteristica della vostra realtà ontologica di Vescovi. Come, infatti, ogni cristiano è, per sua natura, con-discepolo di Cristo, così ogni sacerdote è con-sacerdote ed ogni Vescovo è, per definizione, con-Vescovo. Un vincolo di autentica fraternità lega fra loro i Vescovi non solo di una stessa provincia o della medesima nazione, ma dell’intera Chiesa cattolica. Al di là della vicinanza spirituale che può essere indotta dalla formazione avuta, dall’amicizia, dal genere di lavoro, sta infatti il dato sacramentale dell’inserimento nel Corpo Episcopale universale, che Cristo ha voluto come “collegium” (cf. Lumen Gentium, 22; Christus Dominus, 4). Il Vescovo pertanto, è chiamato a far sue spiritualmente – ed a volte anche praticamente – le preoccupazioni dei Vescovi di altre Chiese locali e della stessa Chiesa universale, prendendo su di sé, come l’Apostolo, la “sollicitudo omnium ecclesiarum” (2Cor 11,28) e contribuendo in tal modo al progresso del Regno di Dio nel mondo (cf. Lumen Gentium, 23; Christus Dominus, 3.6.7).

2. Questo impegno ad integrare la vostra missione, giuridicamente circoscritta ad una diocesi, mediante una simile corresponsabilità aperta, non vi porterà affatto a trascurare il gregge che vi è stato affidato né il compito a cui siete direttamente deputati. Un’azione pastorale, che sia costantemente consapevole della dimensione “cattolica” del ministero episcopale, ha in sé maggiori garanzie di essere pienamente in sintonia con Cristo nel costruire ciò che fu il suo supremo anelito nell’ora della Passione: “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). “Una cosa sola” i sacerdoti tra di loro e con i fedeli; “una cosa sola” le associazioni ed i movimenti all’interno della parrocchia e della diocesi; “una cosa sola” le diverse Chiese locali sparse nel mondo.

L’ansia dell’unità vi porterà, altresì, a farvi carico con sempre rinnovato slancio del problema ecumenico, spingendovi a tentare ogni utile iniziativa, per affrettare il momento in cui, secondo la parola di Cristo, si farà “un solo gregge ed un solo pastore” (Gv 10,16).

D’altra parte, l’aver in voi ravvivato la consapevolezza del peso che grava sulle spalle degli altri Vescovi, vi aiuterà a portare con maggiore serenità il vostro fardello. Ed ancora: l’aver fatto una più diretta esperienza della spiritualità di discepoli e di pastori, che anima tanti vostri fratelli nell’Episcopato, vi stimolerà ad approfondire e ad arricchire di sempre maggiore generosità la vostra personale risposta a Colui che vi ha chiamati “amici”, introducendovi alla conoscenza dei segreti a lui confidati dal Padre (cf. Gv 15,15).

3. Se dei Vescovi riflettono, come voi avete fatto, sulla loro reciproca unità, nel contesto della universale comunione ecclesiastica, non possono non essere coerentemente condotti a rapportarsi al ministero di Pietro. Vi sono grato, fratelli, per la cordiale disponibilità con cui, oltre ad aver approfondito nello studio le esigenze della vostra unione col successore di Pietro, voi vi siete impegnati a riconoscerle e ad attuarle concretamente nella vita.

Il Vescovo di Roma è il vostro primo con-vescovo. Egli conta su di voi ed è vicino a ciascuno di voi.

Così uniti ci vuole lo Spirito Santo, mentre siamo in attesa dei suoi doni di luce e di sapienza, circondati – come allora lo erano i Dodici in mezzo ai centoventi – dai nostri fratelli. E, come allora, abbiamo in mezzo a noi Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa, alla quale è affidato anche il ministero di Pietro. “Regina Apostolorum, Mater unitatis, ora pro nobis”!

          



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