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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI DELLA PARROCCHIA DI DESIO

Venerdì, 9 dicembre 1983

 

Cari fratelli e sorelle di Desio.

1. Saluto affettuosamente voi tutti, che siete oggi qui presenti per ricambiare la visita che feci alla vostra città la primavera scorsa. Vi saluto in modo particolarmente cordiale, lieto di rivedervi, di darvi il benvenuto e di confermarvi nel vostro amore a Cristo, come pure nella fede che è il fondamento di ogni virtù.

Siate sempre grati e gelosi della vostra fede. Essa è un grande dono di Dio, dato ai vostri padri, custodito lungo gli anni con generosità e sacrificio, che ha dato frutti rigogliosi, fra i quali emerge Papa Pio XI, il vostro Achille Ratti, nobile figlio di Desio, figura che affonda le sue radici nelle virtù morali e nella vita cristiana della vostra terra.

2. Sono stati la fede e l’affetto che vi hanno sollecitati a venire a Roma perché potessimo insieme vivere l’Anno della Redenzione. La Chiesa santa ricorda costantemente Gesù Cristo: ogni giorno, ogni ora, ogni momento. E non solo lo ricorda ma vive della sua vita. Tuttavia vi sono anni particolari, anni di misericordia, in cui la Chiesa invita tutti a far memoria di Cristo e a vivere in modo particolarmente profondo il mistero della Redenzione da lui operata. E proprio quest’anno trascorre sotto il segno di tale invito: rispondiamo tutti ad esso, il più fervidamente possibile.

Gesù Cristo attende che noi celebriamo con l’animo e con il cuore il grande Giubileo della sua Redenzione. E avendoci resi simili a lui, mediante la grazia del Battesimo e di tutta la vita cristiana che ne è scaturita, ha elevato i nostri cuori con la sua santa verità e con il suo amore.

Cari fratelli, il frutto di questo processo di assimilazione a Cristo, la partecipazione alla sua vita è il significato vero della nostra vita; senza questa unione noi saremmo nell’impossibilità di capire la nostra vera natura di figli di Dio.

3. Ma, teniamolo ben presente, è in forza dello Spirito Santo che siamo immedesimati nella vita di Cristo, in modo che la sua stessa vita diventi la nostra; ci è dato lo Spirito perché la nostra umanità si trasformi nell’umanità del Figlio di Dio. Sotto la guida dello Spirito del Signore, comincia a compiersi quel processo di trasformazione che rende la nostra vita simile a quella di Gesù e la compie: “Allo stesso modo lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito, poiché egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio” (Rm 8, 26-28). A tal fine è necessario che sia insistente, fiduciosa la nostra preghiera, e che sia secondo la misura di Cristo, secondo la misura del cuore.

4. Lo Spirito, dunque, ci dona la certezza di una presenza accanto a noi, quella di Gesù Cristo, e fa sì che il processo avviato non venga interrotto, ma porti alla formazione in noi di una personalità ecclesiale, di una personalità che entra in sintonia con la vita del Corpo Mistico, perché entra nello Spirito di Cristo e diventa partecipe dell’identità di Gesù, Figlio di Dio, presente nel mondo tramite il suo Corpo. Allora l’identità del cristiano rispecchia l’identità della Chiesa e nella vita del cristiano è la Chiesa stessa che si attua, prendendo radice nella profondità della coscienza e del cuore.

Questa coincidenza della persona con la Chiesa, cioè il fatto che la persona cristiana sia chiamata a vivere l’identità di Cristo, le preoccupazioni di Cristo, è illustrata dal Concilio Vaticano II, con l’immagine del Popolo di Dio come popolo sacerdotale, profetico e regale, che oggi vi voglio ricordare affinché, cari fratelli e sorelle, con impegno alacre siate testimoni autentici della fede e dei valori evangelici (cf. Lumen Gentium, 10 e 12).

Uniamoci dunque a Cristo, con generoso proposito di coerente testimonianza secondo le esigenze del Vangelo, chiedendo a lui di fare di noi un sacrificio gradito al Padre, rendendoci al tempo stesso protagonisti dell’animazione cristiana del mondo, corroborati dalle grazie di quest’anno giubilare della Redenzione.

Il mio ricordo, il mio affetto e la mia benedizione vi siano sempre di aiuto e di stimolo a fare della vostra comunità parrocchiale e delle vostre famiglie il luogo dove Dio è incontrabile e dove l’uomo è accolto.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



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