DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA AL SEMINARIO ROMANO MAGGIORE
Sabato, 12 febbraio 1983
Penso che abbiate fatto molto bene a scegliere per la festa del Seminario - la festa della Madonna della Fiducia -, e per il nostro incontro, il brano evangelico delle nozze di Cana che ci avete ora presentato in forma musicale per riflettere ancora più profondamente su quanto avvenne a Cana di Galilea. Avete scelto bene perché, possiamo ben dirlo, la realtà della Madre della Fiducia è appunto inscritta, molto discretamente ma realmente, in questo brano evangelico. Che cosa provavano nei loro cuori i due sposi, nel momento in cui mancò il vino, mentre si accostavano alla Madre di Gesù? La fiducia, appunto. Essi avevano fiducia in lei. Avevano una fiducia spontanea, una fiducia che diceva: “lei ci può aiutare”. Perché? Forse non lo pensavano, forse non lo sapevano, ma lo sentivano: “Ci può aiutare perché è la Madre, ed essendo Madre ci può capire, può capire le nostre difficoltà e questo è il primo passo per aiutare: capire le difficoltà. E poi, dopo aver capito le nostre difficoltà, ci potrà aiutare”.
Essi non pensavano come lei potesse aiutarli, ma erano convinti che lei li avrebbe aiutati. Così, nel Vangelo di Cana di Galilea, si scopre la fiducia umana e, insieme, la Madre della Fiducia, perché Maria non ha deluso i due sposi, anzi ha fatto ciò che essi desideravano: li ha aiutati.
Così, contemplando questo avvenimento evangelico descrittoci da san Giovanni Evangelista, noi abbiamo anche potuto contemplare il mistero della fiducia. Questo mistero della fiducia, della Madonna della Fiducia, è profondamente iscritto nella tradizione del Seminario Romano, nella sua genealogia spirituale: possiamo ben dire che molte generazioni di seminaristi, di futuri sacerdoti, si siano formate qui, in questo Seminario, con una ispirazione che veniva dalla persona di Maria, Madre della Fiducia. Era necessaria questa persona come punto di riferimento nella preparazione dei futuri sacerdoti. Era necessaria perché il sacerdozio comporta una decisione, una vocazione che viene da Cristo, che è operata dallo Spirito Santo, ma che deve anche essere decisa da un soggetto umano, da un giovane. Questa decisione comporta a sua volta una disponibilità di se stesso: io devo disporre di me stesso, della mia persona, di tutta la mia vita; devo dare me stesso a Cristo, al suo servizio, al suo Sacerdozio, a tutti i compiti sacerdotali che ne conseguono. Questa scelta devo farla nel Seminario e così mi trovo talvolta tra difficoltà interiori, perché questa è una decisione importante e responsabile, una decisione che fa anche temere che io non possa affrontare tutte le prove che l’accompagnano: potrò rimanere fedele per tutta la vita alla scelta fatta in gioventù? potrò compiere quanto ho desiderato durante i giovani anni della mia vita?
Questa decisione è difficile e deve essere difficile. Deve comportare queste domande fondamentali che toccano me stesso e, facendo così e vedendo così, il nucleo stesso della vita seminaristica, perché questo è il nucleo: la vocazione. La vocazione che deve apparire qui deve maturare qui, si deve decidere qui. E vedendo qual è il nucleo stesso della vita di questo Seminario, si capisce bene com’è importante il riferimento alla Madonna della Fiducia, perché se noi abbiamo fiducia nella Madre di Cristo come la ebbero gli sposi di Cana di Galilea, possiamo affidare a lei le nostre preoccupazioni, come hanno fatto loro. Possiamo anche affidare a lei le nostre decisioni, i tormenti interiori che talvolta ci affliggono; possiamo affidare tutto questo a lei, alla Madonna della Fiducia, cioè alla Madre del nostro affidamento: io mi affido a te, io voglio dedicarmi a Cristo, ma mi affido a te, così come facevano gli sposi. Essi non sono andati direttamente da Cristo a domandare un miracolo, sono andati da Maria; hanno affidato a Maria le loro preoccupazioni, le loro difficoltà. Così facendo essi naturalmente volevano arrivare a Cristo, volevano provocare - se così si può dire - Cristo e la sua potenza messianica. E così anche noi, nella nostra vocazione che è una strada, un cammino spirituale verso Cristo, per essere di Cristo, per essere “alter Christus”, anche noi dobbiamo trovare questa Madre del nostro affidamento e dobbiamo affidarci a lei per affidarci a Cristo, per dedicarci a Cristo, per donarci a Cristo. Dobbiamo affidarci a lei, perché l’indirizzo è unico, e se ci rivolgiamo a lei ci rivolgiamo a Cristo, così come gli sposi si rivolsero a lei e arrivarono a Cristo. Così è unita Maria a suo Figlio.
Tutte queste considerazioni io le devo al vostro “Oratorio” che ho ascoltato seguendolo con grande gratitudine, con piacere estetico ma anche con le riflessioni spirituali ed evangeliche che vi ho adesso presentato. Possiamo ben dire che queste riflessioni sono un frutto comune del nostro lavoro, vostro e mio, e così, nel presentarvele, mi corre anche l’obbligo di ringraziarvi per l’opera che avete compiuto.
Quanto ho detto dal punto di vista della vocazione sacerdotale è importante per ogni cammino vocazionale, per ogni strada che si deve scegliere. Noi sappiamo che - la dottrina spirituale e anche la dottrina dogmatica e morale del Concilio Vaticano II lo sottolineano - la vita cristiana è una vocazione. È una vocazione in ogni stato: la vita familiare, la vita matrimoniale, è una vocazione se cerchiamo di viverla bene, nella pienezza dei contenuti, nella pienezza dei doveri, nella pienezza dell’ideale cristiano. È una vocazione in certo senso, esemplare, perché anche la vocazione sacerdotale, come abbiamo visto oggi, viene inscritta nel quadro delle nozze, le nozze di Cristo con la Chiesa. Queste nozze - Cristo sposo della Chiesa, la Chiesa sposa di Cristo - sono un’immagine biblica, di san Paolo, molto eloquente. Così profonda è la vocazione degli sposi. E Cristo si è rivelato durante uno sposalizio. Durante le nozze di Cana di Galilea, egli si è rivelato come Messia, cioè anche come sacerdote.
Dico questo solo per completare le altre considerazioni che si riferivano al seminaristi, ai futuri sacerdoti, perché vedo in questa assemblea molti laici, uomini, donne, giovani e voglio dire una parola che tocchi anche la loro vita e la loro vocazione. La dico tanto più convinto perché so che voi siete nella fase di ricerca della vostra propria vocazione, che anche voi state compiendo un cammino vocazionale. Le vocazioni sono diverse nella Chiesa, ma tutte costituiscono la ricchezza, il tesoro della Chiesa, e io auguro a tutti di trovare la propria particella di questo tesoro della Chiesa che proviene da Cristo, sposo della Chiesa.
Voglio, infine, affidarvi tutti a questa Madonna del Seminario Romano: penso di trovarmi così in sintonia con le vostre intenzioni. Nel giorno in cui ci siamo riuniti per celebrare la Madonna della Fiducia nel Seminario Romano, vogliamo scoprire nel suo cuore anche un affidamento, scoprirlo e approfondirlo, così come l’hanno scoperto i due sposi di Cana di Galilea.
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