DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A FUNZIONARI ED AGENTI DELL'ISPETTORATO GENERALE
DELLA POLIZIA DI STATO PRESSO IL VATICANO
Giovedì, 27 gennaio 1983
Illustre Signor Ispettore generale,
Signori funzionari ed agenti di Pubblica sicurezza presso il Vaticano,
1. Nel rivedervi ancora una volta insieme, a distanza di un anno vi saluto tutti e ciascuno, individualmente, cominciando dall’Ispettore generale dottor Federico Praticò che, a nome anche di tutti voi, ha voluto rivolgermi così fervidi voti augurali per l’anno in corso.
Vi ringrazio di cuore per i sentimenti che vi animano e vi esprimo vivo apprezzamento per l’opera proficua, silenziosa e tenace, che quotidianamente siete chiamati a compiere. Addetti all’Ispettorato generale della Polizia di Stato italiana, voi svolgete il compito di sorveglianza della Piazza San Pietro e delle zone adiacenti al Vaticano, insieme a quello diretto a tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza dei pellegrini provenienti da ogni parte del mondo.
Voi seguite il Papa, che è anche il Vescovo di Roma, nei movimenti attraverso lo scacchiere delle parrocchie della sua non piccola diocesi, dal centro alla periferia, e nei suoi viaggi in altre città d’Italia, a contatto con le folle desiderose di vedere, di ascoltare, di pregare.
Ebbene, in occasione di questo nostro annuale incontro, desidero ringraziarvi vivamente per il vostro impegno in un lavoro che richiede spirito di sacrificio, discrezione, esperienza, abilità di prevenzione.
2. Ma io so - e voi me lo avete or ora riconfermato con le parole del vostro Ispettore generale - che voi non vi fermate all’adempimento del puro compito di servizio proprio della pubblica sicurezza, ma andate oltre, nello sforzo di umanizzare la missione da compiere, fino a renderla espressione di fede e di carità. Sicché il vostro lavoro diventa partecipazione consapevole di cristiani alla vita ecclesiale, e insieme servizio ai fratelli, che, venuti da lontano nella casa del Padre di tutti, hanno bisogno di un ambiente di fiducia e di sicurezza.
E allora, mentre vi sono grato per la vostra prestazione, tanto più preziosa quanto più nascosta, contemporaneamente, ricambiandovi gli auguri per il nuovo anno, vi incoraggio nella vostra sollecitudine a un impegno sempre maggiore di fronte alle prospettive dell’immediato futuro.
La celebrazione dell’Anno giubilare della Redenzione, anche se avrà luogo contemporaneamente in tutte le diocesi del mondo, porterà con sé un afflusso non ordinario di pellegrini a Roma e, di conseguenza, una domanda di più intenso lavoro a chi è chiamato a svolgere un servizio come il vostro.
Sono sicuro della vostra generosa disponibilità ai nuovi sacrifici, della vostra devozione alla Chiesa, del vostro sincero amore ai fratelli di tutto il mondo, che vengono qui presso la Tomba di san Pietro.
Con questi sentimenti, mentre formulo l’auspicio di serenità e di prosperità per voi e per le vostre famiglie, vi imparto di cuore una particolare benedizione apostolica, che volentieri estendo a tutti i vostri cari.
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