DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL COMITATO PROMOTORE
DI CONVEGNI SUL MAGISTERO PONTIFICIO
Martedì, 24 maggio 1983
Cari fratelli e sorelle!
1. Esprimo viva e sincera riconoscenza al caro Cardinale Ugo Poletti per le parole con cui ha voluto presentarmi l’idea di fondo, che anima i vostri Convegni. Do il più caldo benvenuto a lui, che ne è il Presidente e a voi, Vescovi, sacerdoti e laici, che costituite il Comitato promotore di detti Convegni; e tutti vi saluto con affetto.
Avendo accettato la successione dell’apostolo Pietro in obbedienza a un disegno di Dio, non posso non ascoltare gli interrogativi, che giungono a me come giungevano già a Pietro stesso il giorno della Pentecoste, quando i suoi ascoltatori gli chiesero: “Che cosa dobbiamo fare?” (At 2, 37). Di qui deriva l’ansia di poter ripetere, riguardo ad ogni uomo, il gesto e la parola del medesimo Apostolo: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo Nazareno, cammina” (At 3, 6). Sono consapevole di farlo, nella misura dell’annuncio di quello stesso Gesù, della sua parola e del suo insegnamento quale luce per il cammino dell’uomo di tutti i tempi, e in primo luogo del nostro. Perciò l’“assillo quotidiano, la premura per tutte le Chiese” (2 Cor 11, 28), nonché il desiderio di essere vicino all’intera umanità nelle sue aspirazioni e necessità, a me affidate, esigono un Magistero solerte e attento, “in ogni occasione opportuna e non opportuna” (2 Tm 4, 2), adeguato ai bisogni e alla comprensione di tutti.
2. Compito e dovere del Magistero pontificio - come di quello dei Vescovi nelle loro Chiese locali o in seno al Collegio, “cum Petro et sub Petro” - è di illuminare con la verità rivelata ogni situazione umana, ogni aspetto della umana vicenda. Perciò, non esito a ripetere in questa circostanza che la Chiesa ha da Dio stesso una via che per tutti è valida per la soluzione dei difficili problemi, che l’uomo contemporaneo si trova ad affrontare. Questa via la Chiesa non può certo imporla, ma ha il dovere di proporla, nel rispetto della libertà dell’uomo che può accettarla o meno. Attraverso il suo Magistero, la Chiesa - e in essa il successore di Pietro - non fa altro che indicare la via del Vangelo.
Non c’è ansia dello spirito o del cuore umano, non c’è problema o interrogativo riguardante l’uomo, che non debba interpellare la Chiesa e al quale essa non senta l’urgenza di dare luce e guida a partire dal tesoro delle verità di cui è depositaria. Ecco perché, senza pretendere di dare soluzioni di carattere tecnico ai problemi sempre più delicati che si pongono nel campo culturale, sociale, economico, politico o altro, ma consapevole della dimensione umana di tali problemi, il Magistero della Chiesa non cessa di trarre dalla Parola del Dio vivente orientamenti chiari, sia per la vita dei singoli che per la convivenza sociale. Così il Dio ricco di misericordia, nel suo Figlio Redentore dell’uomo, va incontro all’uomo, sia che egli si trovi ad esercitare il lavoro che lo deve far crescere, sia che si trovi nella compagine familiare.
3. Qui l’iniziativa che il vostro Comitato intende promuovere riceve il suo significato e rivela la sua portata ecclesiale.
Ai Tessalonicesi l’apostolo Paolo scriveva in un momento cruciale del suo servizio pastorale: “Pregate per me, fratelli, perché la parola del Signore si diffonda e sia glorificata come lo è anche tra voi” (2 Ts 3, 1). Voi intendete aggiungere alla preghiera, per la quale vi sono sempre riconoscente, anche un’azione intelligente ed efficace perché la parola del Magistero si diffonda nell’ambito della Chiesa e della società. Il Convegno già realizzato, che ha messo a fuoco l’insegnamento sulla famiglia, e quelli imminenti sui problemi del Mezzogiorno e poi sull’Europa, e poi quelli che verranno in seguito, vogliono offrire all’insegnamento del Magistero un’ulteriore risonanza e dunque un più largo ascolto.
Voi volete anche, nella piena fedeltà agli enunziati del medesimo Magistero, approfondirlo dall’interno, esplicitandolo a partire dalla sua logica propria, dal confronto delle molteplici espressioni che esso assume. Così voi ritenete di renderlo più comprensibile a tutti i livelli, sia della comunità ecclesiale, sia di quella umana. Non è una vana speranza la vostra, di rendere questo Magistero più capace di trasformare le coscienze dei nostri contemporanei più responsabili del bene comune, nonché le strutture della nostra società.
4. Vi ringrazio dello spirito creativo con cui avete programmato questi Convegni, ai quali state dando vita. Vi incoraggio nel servizio qualificato, che in questo modo prestate alla Chiesa e al “ministerium Petri”. E di cuore vi benedico.
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