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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ARCIDIOCESI DI CHIETI E VASTO

Sabato, 29 ottobre 1983

 

Venerato Arcivescovo di Chieti e Vasto, carissimi fratelli e sorelle.

1. Pochi mesi fa, mi trovavo in visita pastorale alla bella terra dell’Abruzzo, accolto dalla vostra cordiale ospitalità, per celebrare tra i lavoratori il loro patrono, san Giuseppe. Ed ecco che in voi, quale eletta rappresentanza di quella cara terra, mi vedo restituita la visita: in voi che - come ha detto il vostro Arcivescovo - siete venuti presso la tomba del Principe degli Apostoli per implorare perdono e riconciliazione in questo Anno Santo della Redenzione.

Vi saluto tutti di gran cuore, compiacendomi per tale vostro gesto di devota adesione all’appello dell’Anno Santo, che mi induce a meditare brevemente con voi sul significato di questo grande evento dell’Anno Giubilare della Redenzione, nella certezza di venire così incontro alle vostre filiali attese.

2. Prendendo spunto dalla prova di comunione ecclesiale che voi oggi date, desidero esortarvi a proseguire con coraggio e speranza nel cammino intrapreso. Tornando alle vostre terre, il vostro impegno cristiano possa essere sempre più - come dicevo nella mia “Preghiera per l’Anno Santo” del 25 marzo scorso - “un appello al mondo contemporaneo, che vede la giustizia e la pace sull’orizzonte dei suoi desideri, e tuttavia, concedendo sempre maggiore spazio al peccato, vive, giorno per giorno, in mezzo a crescenti tensioni e minacce, e sembra avviarsi verso una direzione pericolosa per tutti”.

Possa questo appello, per effetto della grazia del Redentore operante nei vostri cuori, dare anch’esso un valido contributo nel “cambiare la direzione delle crescenti minacce e sventure nel mondo contemporaneo!”. Possiate anche voi, come tante comunità cristiane sparse nel mondo, essere sempre più fermento evangelico di riconciliazione e di concordia, anche per gli uomini lontani dalla Chiesa!

Il messaggio dell’amore cristiano, lanciato da una sia pur piccola comunità, possiede una straordinaria forza effusiva, grazie alla potenza dello Spirito Santo che la anima: una forza capace di estendersi fino agli estremi confini della terra. Così è sempre avvenuto e così deve avvenire anche oggi.

La testimonianza dell’amore evangelico e crocifisso è il mezzo più efficace per l’affermazione della vera pace, che è innanzitutto quella delle coscienze liberate dal peccato, e fondata sull’ordine stabilito da Dio: quella pace interiore, della quale la giustizia e la tranquillità sociale non sono che le conseguenze e i segni esterni.

3. Per questi motivi, il mio caldo invito, fratelli carissimi, vuol essere quello di proseguire nella vostra testimonianza cristiana con questo preciso senso di responsabilità: l’esiguità del vostro numero di fronte all’immensità di quanti non conoscono Cristo o lo hanno abbandonato, non deve ritrarvi dal pensare che voi possiate, per questa umanità, essere un segno di speranza, purché proseguiate, con decisione, nell’impegno cristiano che giorno per giorno vi attende. Il resto lo farà il Signore che, come sappiamo, è onnipotente e “vuole che tutti gli uomini siano salvi e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2, 4).

Con questo intento e questo auspicio, la mia affettuosa benedizione vuol andare a tutte le categorie del popolo di Dio qui presenti: ai sacerdoti, affinché più che mai si dedichino al loro insostituibile ufficio di ministri della riconciliazione e del perdono. Ai cari seminaristi, perché a ciò si preparino con coscienza e impegno. Ai religiosi e religiose, perché con la loro testimonianza di vita siano viva immagine del Signore crocifisso e risorto, annunciatori del perdono e della penitenza; perché essi per primi perdonati e penitenti. Agli operai, ai lavoratori tutti, perché non abbandonino la speranza, fondata in Cristo, nella costruzione di un mondo più giusto e rispettoso della dignità umana. Agli amministratori, a coloro che sono rivestiti di pubbliche responsabilità, perché non desistano dalla ricerca di tutto ciò che può concorrere alla pace fondata su quella giustizia della quale solo il Vangelo possiede il segreto e i veri principi. Ai fanciulli e ai ragazzi, perché imparino nella scuola stessa della famiglia il valore inestimabile della fede cristiana. Ai giovani, perché sappiano prendere in mano la propria vita illuminati dalla luce di Cristo e con quei fermi e incrollabili propositi di generosità e di amore fraterno che solo il Vangelo sa ispirare. Ai malati, perché non dimentichino mai l’importanza decisiva che ha l’offerta al Padre, in Cristo, della loro sofferenza per la remissione dei peccati del mondo, l’allontanamento dei castighi e il conseguimento della divina misericordia.

4. Voglio benedire, infine, l’intera comunità diocesana di Chieti e Vasto, con a capo il suo zelante Pastore; voglio benedire le sue iniziative tese a una crescita cristiana nella concorde partecipazione di tutte le sue componenti, in special modo le iniziative che si riferiscono ad una fruttuosa accoglienza della grazia del presente Anno Santo, nonché il programmato Congresso eucaristico diocesano e la celebrazione del XXV anniversario dell’affidamento dell’Italia al Cuore Immacolato di Maria. Tutto possa essere sostenuto e vivificato dall’afflato dello Spirito Santo, così da essere, oltre che motivo di ulteriore santificazione per i credenti, anche un segno efficace di credibilità per i dubbiosi, per i lontani, per i non-credenti.

La Vergine santissima, misticamente presente in modo speciale nei vostri santuari mariani, accompagni maternamente il vostro cammino penitenziale e di conversione, sostenendo e illuminando la vostra buona volontà, così che il vostro esempio possa attrarre molti altri fratelli a compiere il cammino che voi già compite. La Madre del Signore, per la sua potente intercessione, vi sostenga nell’adempimento dei vostri propositi, per il bene della vostra diocesi e per la salvezza del mondo.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



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