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VISITA PASTORALE A BARI E BITONTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI AGRICOLTORI DI PUGLIA

Bitonto - Domenica, 26 febbraio 1984

 

1. Con grande gioia vivo oggi questo contatto diretto con voi, carissimi fratelli e sorelle, rappresentanti del mondo rurale pugliese che, in questa vostra terra all’estremità orientale della penisola italiana, costituite un significativo aspetto del Meridione italiano. A voi si rivolge il mio saluto cordiale!

Ho ascoltato le parole del sindaco e quelle di uno di voi, agricoltori, e in esse ho sentito vibrare con singolare intensità i comuni sentimenti. A loro e a voi tutti desidero esprimere la mia profonda e commossa gratitudine. Il mio viaggio a Bari sarebbe stato incompleto senza questo incontro con voi, uomini e donne di Bitonto, che con la vostra quotidiana fatica rendete feconda questa terra, traendone prodotti abbondanti e universalmente apprezzati.

So di parlare a persone che mi possono capire: voi siete vicini alla natura, che è opera di Dio. Essa vi si apre dinanzi come un libro, nel quale potete leggere la grandezza del Creatore, ammirarne la magnificenza, sperimentarne la bontà provvidente. A voi perciò è più facile che ad altri accogliere il messaggio evangelico. Per questo anche Gesù si trovava a suo agio con le persone che vivevano, come voi, a contatto con la natura. Ad esse parlava riferendosi agli “uccelli dell’aria” (Mt 6, 26) e ai “gigli del campo” (Mt 6, 28), ai mutamenti del tempo (Mt 16, 3) e al biondeggiare delle messi (Gv 4, 35): né temeva di presentare se stesso, predicatore della parola, come il “seminatore che uscì a seminare” (Mt 13, 3ss.), o di paragonare il Padre suo celeste ad un “vignaiolo” (Gv 15, 1); è noto poi che Gesù non seppe trovare miglior immagine per illustrare la propria missione che quella del “Buon Pastore” (Gv 10, 14).

Potete quindi immaginare quanto io tenga a questo incontro.

Tra i viaggi in Italia, questa mia visita vuole essere espressione di particolare affetto per questa vostra regione, zona agricola per eccellenza, nella pastorale preoccupazione di incontrare non solo i grandi centri abitati e le connesse zone urbane e industriali, ma soprattutto voi che vivete della terra operando nell’agricoltura. Con la mia venuta voglio cioè esprimervi l’apprezzamento mio e della Chiesa per il lavoro che svolgete e per i valori di onestà, di generosità, di attaccamento alla famiglia che vi distinguono.

So di incontrarvi in un momento in cui le nuove gravi difficoltà, accentuano la tentazione dello sconforto e del ripiegamento in pericolosi isolamenti. Ma so anche di poter fare appello alle generose qualità delle popolazioni pugliesi. Voglio quindi invitarvi a proseguire con rinnovato coraggio sulla via dello sviluppo economico e della elevazione umana, nella prospettiva di una solidarietà che dal vostro ambiente locale si allarghi alla considerazione del bene comune di tutto il Meridione e dell’intero Paese.

2. Mi è noto che anche nella vostra regione ci si preoccupò nell’immediato dopoguerra di procedere alla inderogabile riforma dei contratti agrari e, più ampiamente, delle strutture e delle condizioni di vita del mondo agricolo-rurale. Ciò aveva invocato per profondi motivi morali l’episcopato del Meridione con una sua “Lettera collettiva” tempestiva e anticipatrice, che fu unanimemente riconosciuta, da uomini di dottrina e da operatori dell’economia e della politica, quale efficace orientamento morale e quale forza ispiratrice dei più sani tentativi, compiuti negli anni della ricostruzione d’Italia dopo la fase bellica.

Quel che avvenne in seguito non sempre corrispose, purtroppo, alle aspettative. Le presenti difficoltà della situazione economica generale si riflettono negativamente sulle condizioni dei lavoratori della terra, anche in questa regione. Voglio che sappiate che il Papa vi è vicino nelle vostre preoccupazioni. Egli, che proviene da una nazione dalle antiche tradizioni rurali e con un’economia agricola tuttora fiorente, desidera portarvi il sostegno della sua stima e del suo incoraggiamento. Ma è l’intera Chiesa che, insieme col Papa, continua, oggi come ieri, a volgersi con pastorale sollecitudine ai problemi del mondo agricolo.

3. Come è noto, di essi si occupò in modo approfondito un Papa “contadino”, come era Giovanni XXIII, trattandone in una Enciclica, la  “Mater et Magistra”, nella quale si preoccupò in particolare di tutelare i più poveri dalle conseguenze degli squilibri tra settori economici e tra Paesi a diverso sviluppo. Oggi la situazione presenta problematiche notevolmente diverse, ma rimangono validi gli orientamenti di fondo dati da Giovanni XXIII, dei quali del resto tengono debitamente conto sia gli insegnamenti proposti dal papa Paolo VI, sia quelli che io stesso ho esposto nell’Enciclica  “Laborem Exercens”(cf. n. 21) nella parte riguardante specificamente i problemi del lavoro agricolo.

Si delinea nel mondo intero un confortante ritorno al riconoscimento della priorità dell’agricoltura, per ridare ad essa valore come alla vera base di ogni sana economia. È passata la fase della fiducia riposta nella unilaterale industrializzazione, con il conseguente dannoso abbandono della terra per l’attrazione fallace verso i grandi centri abitati e le loro industrie. Dovrebbe essere quindi superato il fenomeno doloroso della grande emigrazione, che ha portato con sé gravi squilibri sociali, familiari e umani.

Il settore agricolo - già detto “primario” - resta tale anche per la vostra regione. L’agricoltura, infatti, è certamente rilevante sia come valida componente di un equilibrato sviluppo economico-sociale, sia come fonte di lavoro e di reddito per la maggior parte della popolazione pugliese.

4. I problemi da risolvere sono ancora tanti, ma grandi sono le potenzialità di cui, cari fratelli e sorelle, disponete, sia per le spiccate qualità di intelligenza e di operosità che vi sono proprie, sia per la natura della vostra regione così vasta e così varia, dalle pianure estese e feconde, alle colline e alle formazioni forestali, potente riserva di energia e di purezza ecologica.

Si delinea innanzitutto il dovere di rispondere al bisogno di crescita, migliorando la qualità dei prodotti, la produttività del lavoro, il rendimento delle aziende e garantendo altresì un più diretto accesso al mercato. In questa prospettiva io rivolgo un appello alla solidarietà effettiva nei suoi molteplici aspetti. È necessario ovviamente che ciascuno si assuma le proprie responsabilità con generosa iniziativa e dedizione costante. Ma è necessario altresì che l’impegno di ciascuno sia sostenuto dalla solidarietà di tutti.

Tale solidarietà deve tener conto delle categorie più disagiate dei lavoratori della terra, come quella dei braccianti; deve far riferimento alla prevalente azienda agricola su base familiare, aiutandone i componenti a migliorare e ad accrescere gli strumenti del proprio lavoro; deve coinvolgere la solidarietà sindacale, la quale richiede forme di efficiente organizzazione, tali da garantire anche nel settore agricolo l’effettivo rispetto delle norme contrattuali e legislative, la tempestiva tutela previdenziale e pensionistica, senza trascurare, tuttavia, le esigenze della controparte e dell’economia nazionale.

Grandi prospettive si aprono, in particolare, alla solidarietà nel movimento cooperativo agricolo, che opportunamente si è sviluppato in quest’ultimo trentennio anche in Puglia; esso merita incoraggiamento e richiede ulteriori sviluppi.

5. Non posso tralasciare di rivolgere uno speciale accenno alla solidarietà tra i giovani e a vantaggio dei giovani, i quali devono poter godere di nuove condizioni di vita agricolo-rurale, tali da soddisfare le loro giuste esigenze sia sul piano tecnico-economico che su quello culturale spirituale.

Solidarietà, dunque, che metta i giovani preparati in condizione di realizzare un lavoro compensato da un reddito soddisfacente, entro un’azienda la cui ampiezza consenta una partecipazione attiva e funzionale, nel contesto di servizi e di risorse che una volta si trovavano solo trasferendosi nei grandi centri, con più redditizie e sicure attività.

E solidarietà, altresì, che apra ai giovani la possibilità di crearsi una propria famiglia nel sereno incontro tra uomo e donna con omogenee aspirazioni, in un rinnovato ambiente rurale che offra sempre più umane e confortevoli condizioni di vita sia alla coppia che ai figli per il loro avanzamento nell’esistenza e per le scelte future.

Ad un aspetto ancora della solidarietà in campo agricolo mi preme di far riferimento in questo incontro con voi, carissimi fratelli e sorelle della terra di Puglia. È la solidarietà che si esplica in una rinnovata accoglienza e tutela della donna, operante con pari dignità e responsabilità non solo nel nucleo familiare, ma anche nell’attività agricola e in tutti i momenti della vita sociale. È necessario che la donna sia e si senta valorizzata nella ricchezza della sua femminilità e nelle sue capacità di cogliere i valori più autenticamente umani, così da equilibrare, con la sua presenza accanto all’uomo, le tensioni derivanti dalle difficoltà dell’esistenza.

E come tacere, infine, del grave problema della disoccupazione? È urgente che si prendano tutte le iniziative atte a far superare le difficoltà per un più largo assorbimento della manodopera sia delle nuove generazioni che degli adulti, in considerazione anche dei numerosi pugliesi che rientrano dalle grandi emigrazioni del passato.

Gioverà a questo fine, tra l’altro, l’impegno per una reale e diffusa istruzione e per un’aggiornata preparazione professionale, con adeguamenti successivi che portino il lavoro anche in campo agricolo all’altezza delle esigenze tecniche.

6. Al di sopra di tutto, però, sta l’esigenza di un’adeguata formazione della coscienza civile, specialmente sulla base di un retto costume morale. Faccio appello a quanti sono nella pubblica amministrazione, perché sentano il richiamo della coscienza alla piena e costante realizzazione dei propri compiti senza favoritismi e senza discriminazioni. Ma invito altresì i privati a un senso sempre più vivo dei propri doveri, non dimenticando che insostituibile è, per la coscienza morale, il sostegno che viene da una pratica cristiana illuminata e convinta.

È la formazione cristiana che può rinnovare e consolidare una concezione di vita che risponda ai profondi valori religiosi, così apertamente espressi nel vostro costume e nelle vostre tradizioni, superando i formalismi che non corrispondono a una consapevole adesione alla fede, quale i tempi moderni richiedono.

Ciò suppone una partecipazione - non saltuaria e non solo nelle grandi occasioni - alla vita della vostra comunità ecclesiale, diocesi e parrocchie. In tal modo vi sarà possibile approfondire la vostra fede mediante una catechesi adatta alle diverse età, alle molteplici condizioni ambientali e alle mutevoli problematiche della vita, per una vera maturazione della coscienza morale.

7. Non dunque ripiegamenti e rinunce, carissimi fratelli e sorelle, ma una coraggiosa apertura alla speranza. Una speranza non ingenua e illusoria. Una speranza realistica perché fondata in un impegno personale, rinnovata con serietà di proposte, fatta di costanza nelle realizzazioni.

Se avete a volte l’impressione che l’ingiustizia prevalga, anch’io vi ripeto con i vescovi del recente Sinodo, celebrato nel corso di quest’Anno Giubilare della Redenzione: non si spenga la speranza nel vostro cuore, perché “è possibile una vera liberazione verso una vita pienamente umana”. Infatti, “il piano voluto dal Padre per la nostra società è che viviamo come un’unica famiglia, nella giustizia e nella verità, nella libertà e nell’amore”.

Ecco la consegna che vi lascio, uomini e donne di questa nobile terra di Bitonto, che da sempre ha nell’ulivo il suo simbolo prestigioso e il suo impegnativo programma: fatevi paladini della causa della solidarietà e della pace; offrite a tutti la testimonianza di una comunità che sa collaborare in spirito di costruttiva e lungimirante concordia; operate con fiducia per lo sviluppo pieno della vostra terra; valorizzate ogni possibilità positiva, superando le difficoltà dell’oggi e del domani.

Con questi voti imparto a voi e a tutti i vostri cari la mia Apostolica Benedizione.



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