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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
PER I TRENTA ANNI DELLA RAI

Mercoledì, 4 gennaio 1984

 

Sono lieto di prendere la parola in occasione delle celebrazioni promosse dalla Rai-Tv per il 30° anniversario dell’inizio ufficiale delle trasmissioni televisive in Italia. Come non riconoscere l’importante servizio sociale reso dall’Ente televisivo italiano nell’arco di questi trent’anni, mediante la molteplicità e varietà di programmi, il cui livello tecnico, via via perfezionatosi, è unanimemente riconosciuto anche dalle televisioni degli altri Paesi?

A me preme, in questo momento, sottolineare in particolare lo spazio che la televisione italiana ha dato all’informazione religiosa, consentendo ad un vastissimo pubblico anche di tanti altri Paesi del mondo di partecipare ad avvenimenti ecclesiali di grande importanza, quali, per esempio lo storico evento del Concilio Vaticano II, i riti dell’Anno Santo del 1975 e di quelli in corso, il ministero apostolico del Papa nei suoi viaggi pastorali, le vicende dolorose connesse con la morte di un Sommo Pontefice e quelle gioiose che accompagnano l’elezione del suo successore.

Di certi momenti e di talune immagini conservo io stesso incancellabile memoria.

Nel manifestare apprezzamento e gratitudine per quanto di valido è stato fatto in questo periodo, mi è caro esprimere l’auspicio che quanti lavorano in televisione, e soprattutto i responsabili delle programmazioni, sentano in modo sempre più vivo la responsabilità morale che il loro lavoro impone, e procurino, nell’ispirare costantemente la propria azione a criteri di vera competenza, di rispettare i requisiti fondamentali di ogni comunicazione, e cioè l’obiettività, l’onestà, la sincerità. In particolare sappiano essi salvaguardare sempre - nei contenuti e nelle immagini - le esigenze dei principi della morale personale, familiare, sociale, che hanno formato la gloria tradizionale della Nazione italiana: non scordando che la televisione entra in tutte le case e ha come spettatori, forse i più assidui, i giovani e i fanciulli. In tal caso essi avranno la gioia di rendere un decisivo servizio alla persona umana, rispettandone la dignità e contribuendo alla sua maturazione in ogni campo.

E poiché il senso religioso si situa tra gli essenziali valori costitutivi dell’umano, mi auguro che la programmazione televisiva non ceda alla tentazione dell’agnosticismo o, addirittura, del rifiuto nei confronti della visione religiosa dell’uomo, ma sappia invece, nell’affrontare i problemi di fondo dell’esistenza, lasciare aperta la porta a una loro soluzione nella luce della sana ragione e della fede.

Con questi sentimenti, a quanti spendono le loro energie nei vari settori di questo moderno mezzo di comunicazione auguro di cuore: buon lavoro!                 

 

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