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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DELEGATI DEL MOVIMENTO «FOI ET LUMIÈRE»

Giovedì, 22 marzo 1984

 

Cari amici di “Foi et Lumière”,

1. Quest’anno numerosi incontri come questo mi hanno familiarizzato col mondo degli handicappati che è al centro delle vostre preoccupazioni e anche della vostra vita. In gennaio, ho ricevuto dei sacerdoti che vivono nelle comunità dell’Arca; in febbraio tutti i membri dell’Arca di Trosly-Breuil. E oggi sono lieto di accogliere i fondatori, i coordinatori responsabili e i delegati del movimento internazionale “Foi et Lumière”. Dalla sua fondazione a Lourdes tredici anni or sono, il vostro movimento si è diffuso in molti Paesi oggi rappresentati nella vostra assemblea. Il poco tempo a nostra disposizione stamane, in questa Quaresima dell’Anno Santo, non mi permette di sviluppare ulteriormente i messaggi che ho avuto occasione di rivolgervi, soprattutto all’epoca del vostro pellegrinaggio a Lourdes nel 1981. Ma voi saprete leggere in queste poche parole la stima e l’affetto che nutro per voi, e i miei incoraggiamenti per portare a buon fine un compito tanto significativo per la Chiesa e la società attuale.

2. Quanto cammino percorso in una decina d’anni! In un passato recente, molti bambini e adulti portatori di un handicap mentale si trovavano isolati, emarginati in molti settori della società senza grande speranza di progresso; e spesso le loro famiglie, umiliate, vivevano questa prova ripiegate su se stesse. Oggi, voi avete grandemente contribuito a che questi handicappati, i loro genitori, i loro amici, beneficiassero di incontri regolari in seno a comunità d’amicizia a misura umana. Là si tessono legami personali che aiutano a meglio portare i fardelli gli uni degli altri e ad affrontarli insieme, ricevendo e donando agli altri conforto, stima, ascolto, aiuto reciproco. Là, il clima festoso permette a ciascuno, anche ai più limitati, di esprimere risorse spesso insospettabili e di gustare insieme una gioia autentica. Questi incontri sono anche caratterizzati dalla preghiera e dalle celebrazioni che culminano, per i cattolici, nell’assemblea eucaristica. La carta e la costituzione che avete adottato precisano bene questi mezzi, che richiedono un impegno coraggioso, perseverante e, per i coordinatori e gli animatori, competenze umane di pedagogia e molto amore.

3. Voi comprenderete che insisto sulla fede cristiana. Essa porta in questo ambito uno stimolo, una disposizione di spirito, una grazia che si accordano notevolmente a una tale opera. Voi non potete dimenticare la vostra origine cattolica, l’intenzione dei vostri fondatori e io auguro che coloro che, nel movimento, condividono la vostra fede, compiano gli sforzi necessari per approfondire la loro formazione spirituale specifica, nella fedeltà all’insegnamento del magistero. A tutti auguro di attingere luce nella rivelazione dell’amore di Dio espressa nella Bibbia, di apprendere in particolare da Gesù il rispetto e l’amore per i poveri: gli handicappati mentali sono certo questi poveri, sprovvisti dei mezzi che assicurano la forza e il successo degli altri, molto vulnerabili, ma preziosi agli occhi di Dio, per il quale ogni vita umana ha un valore inestimabile e ogni persona una dignità inviolabile. Di Gesù, san Giovanni dice: “Dopo aver amato i suoi, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1). Gli handicappati hanno bisogno più degli altri di questo affetto, fatto di tenerezza e di fedeltà, che li rassicura e li fa rifiorire. Ma la fede ci aiuta anche a scoprire le possibilità del loro contributo al mondo che li circonda: esso si arricchisce nel fare esperienza della loro semplicità di cuore, della loro umiltà, della loro gioia, della loro sete d’amore, della loro fiducia. Sì, il Vangelo è una Buona Novella per questi poveri e i loro amici, senza dimenticare che essi stessi evangelizzano a modo loro.

4. Il vostro movimento si è ingrandito, si è strutturato, nella fedeltà alle sue origini e nel rispetto delle coscienze, mantenendo la rotta sulla sua finalità umana e spirituale. Si pongono ancora dei problemi, per esempio a proposito della vostra posizione nella Chiesa cattolica e le esigenze di un autentico ecumenismo che si fondi sull’autentico inserimento di ciascuno nella propria Chiesa. Nei vostri rapporti con la Santa Sede, il Pontificio Consiglio per i laici potrà guidarvi opportunamente.

Inoltre, siete coscienti che è necessario cooperare con le altre associazioni della Chiesa e della società che operano nello stesso senso. E voi vi preoccupate di partecipare alle attività della Chiesa, in particolare nell’ambito delle parrocchie, dei pellegrinaggi diocesani o nazionali, perché è importante integrare il più possibile gli handicappati e i loro parenti nel corpo intero della Chiesa ove essi debbono avere pienamente il loro posto.

5. Facendo il bilancio delle difficoltà, delle speranze e dei progetti del vostro movimento, voi vi mettete in ascolto di Dio per domandargli di continuare la sua opera, secondo i suoi desideri. Mi commuove questa disponibilità spontanea, che vi esorto a salvaguardare e a sviluppare. Il presente periodo giubilare ci permette di penetrare sempre più a fondo nella volontà del Signore, riscoprendo l’amore di Dio, santo, vicino e fedele, purificando le nostre coscienze, i nostri comportamenti e i nostri desideri, meditando sul valore misterioso della sofferenza redentrice, come ho di recente proposto al mondo, chiedendo a Gesù risorto di liberare i nostri cuori da tutto ciò che li ingombra, per conoscere la gioia dei figli di Dio.

Che lo Spirito Santo illumini e fortifichi tutti i membri delle comunità “Foi et Lumière”, in tutto il mondo. Che ispiri e sostenga i responsabili! Che la Vergine dell’Annunciazione, dal cuore semplice e disponibile, li aiuti ad accogliere i poveri negli handicappati! E io vi incoraggio con la mia Benedizione Apostolica.

 

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