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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PONTIFICIO COLLEGIO NORD-AMERICANO

Lunedì, 15 ottobre 1984

 

Cari fratelli in Cristo.

1. So che l’occasione del nostro incontro di oggi ha grande importanza per tutti voi, alunni e studenti del Pontificio collegio nord-americano. È il 125° anniversario della fondazione del vostro collegio! Nello stesso tempo, l’avvenimento che state celebrando a Roma ha un profondo significato per la Chiesa degli Stati Uniti; è in un profondo rapporto con un lungo periodo nella storia del vostro Paese.

Oggi è veramente un giorno di riflessione, di gratitudine, e di rinnovata consacrazione di voi stessi al servizio del popolo di Dio in America.

2. Nella vostra riflessione voi starete certamente pensando al significato che il collegio ha per voi e per la Chiesa. È immediatamente chiaro che la ragione dell’esistenza del collegio, e il suo destino, sono per sempre legati al mistero del sacerdozio ministeriale di nostro signore Gesù Cristo. Il collegio fu fondato in un dato momento della storia della vostra nazione e in circostanze molto diverse da quelle del nostro tempo, e tuttavia la sua finalità rimane la stessa: aiutare i giovani a prepararsi al sacerdozio. La sezione per i diplomati alla Casa di santa Maria, come anche l’Istituto per l’educazione teologica permanente, sono anch’essi legati allo stesso mistero di fede, poiché aiutano i sacerdoti ad esercitare il loro ministero di particolare servizio alla Chiesa d’America. E tutta l’educazione e la formazione ricevute avvengono nel contesto di un Collegio Nazionale a Roma.

Per voi ciò implica molte cose. Significa avere il vantaggio di vivere in una comunità di sacerdoti o di seminaristi, e avere accesso allo studio disponibile nelle università romane.

Significa essere testimoni, giorno dopo giorno, della tradizione viva della fede quale è proclamata nella Sede di Pietro.

La vostra situazione vi permette di vivere la realtà soprannaturale della comunione con la Chiesa di Roma e col Vescovo di Roma. E nell’esperienza ecclesiale di questa comunione, voi entrate ancora in un’altra realtà: voi fate esperienza della comunione con tutti coloro che sono a loro volta in comunione con la Chiesa di Roma.

Essere studenti nel vostro collegio significa essere partecipi - anche se in misura modesta - di un immenso scambio vitale tra le Chiese locali degli Stati Uniti e la Chiesa universale.

Ognuno di voi porta a Roma un’esperienza vissuta di fede e di grazia, che - se unita con le esperienze vissute da altri individui della stessa cultura e di altre culture - costituisce un grande e prezioso contributo alla Chiesa che tutta la cristianità venera come “madre di tutte le Chiese”. Attraverso di essa, poi, voi ponete i vostri talenti, i vostri intenti devoti, e tutta la generosità dei vostri cuori al servizio della Chiesa universale.

In questo atto di comunione ecclesiale, che per sua stessa natura deve essere aperto all’intero corpo di Cristo, voi stessi siete arricchiti dalla Sede di Pietro e confermati nella comunione ecclesiale con tutte le altre Chiese particolari, la cui identità è riconosciuta, protetta e garantita dal Vescovo di Roma. E il vostro personale arricchimento diviene allora un dono che voi siete incaricati di portare al vostro popolo, perché anch’esso possa progredire sempre più nell’esperienza della cattolicità.

Riflettendo insieme qui, in questa città, sulla realtà che avete vissuto negli anni passati, o che state vivendo ora da studenti, vi accorgerete di essere in un’eccellente posizione per essere testimoni, personalmente o comunitariamente, davanti a tutti i vostri fratelli e sorelle delle vostre Chiese locali, del grande mistero dell’unità della Chiesa manifestata nella legittima diversità, vissuta in unità di fede e consumata nell’amore pronto al sacrificio.

Cari fratelli, questi sono i valori ai quali la vostra presenza oggi rende testimonianza. Siete venuti per proclamare la vostra adesione al sacerdozio cattolico nel mistero della Chiesa. Siete venuti per professare con tutta l’energia del vostro essere che voi credete nell’unità del corpo di Cristo che esiste nelle vostre Chiese locali, proprio perché sono cattoliche, unite nella comunione della Chiesa universale. E, sì, credo che voi siate venuti - con i vostri cuori colmi dell’amore particolare acquistato a Roma - “per consultare Cefa” (Gal 1, 18), per mostrare il vostro appoggio all’ufficio e alla persona del romano Pontefice, e, con il Concilio Vaticano II, per professare la fede della Chiesa secondo la quale, come successore di Pietro, egli è “il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità, sia dei vescovi sia della massa dei fedeli” (Lumen Gentium, 23). Siate certi, cari fratelli, che il vostro atto di fede e la vostra testimonianza d’amore hanno grande valore per la vita della Chiesa e per l’efficacia del vostro ministero, e che io li apprezzo profondamente.

3. La vostra celebrazione giubilare è anche occasione di rendimento di grazie. Le memorie del vostro passato devono esprimersi in gratitudine: gratitudine ai pionieri del vostro collegio; a coloro che hanno indicato il cammino al tempo della sua fondazione da parte di Pio IX e si sono fatti carico del suo inizio e della sua crescita; a tutti coloro che hanno contribuito a formarvi nel mistero di Cristo. Con le parole della Lettera agli Ebrei (Eb 13, 7): “Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; considerando attentamente l’esito del loro tenore di vita, imitatene la fede”.

Un debito di gratitudine è dovuto ai vescovi degli Stati Uniti per la sollecitudine pastorale e la generosità che li ha spinti a mantenere il Collegio nord-americano negli anni, e per il loro devoto interesse, incoraggiamento e sostegno. La Santa Sede si unisce a voi, alunni e studenti, nell’esprimere profondo ringraziamento alla gerarchia del vostro Paese.

Nella vostra riflessione, certamente voi ricorderete tutti i vostri compagni di studio, vivi e morti, che nel vincolo di amicizia tanto fecero con la loro fraterna carità e il loro esempio individuale e comunitario per aiutarvi ad essere fedeli agli ideali evangelici del sacerdozio di Gesù Cristo. Anche questo è un debito che può essere sufficientemente ripagato soltanto nella preghiera. Nello stesso tempo voi dovete preservare, per il futuro del vostro collegio, la forza del sostegno fraterno e della reciproca, umile edificazione spirituale: “Ecco quanto è buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme!” (Sal 133, 1).

La vostra celebrazione è, innanzitutto, un’occasione per rendere grazie a Dio per tutto ciò che ha compiuto mediante il Collegio nord-americano come strumento della sua grazia nei trascorsi 125 anni. Generazioni di sacerdoti sono stati formati a immagine di Cristo mediante l’azione dello Spirito Santo. Un gran numero di apostoli è stato mandato a predicare il Vangelo negli Stati Uniti e a costruire nella carità, nella giustizia e nella verità la comunità dei fedeli. È un onore rendere grazie per tutte le benedizioni elargite alla Chiesa degli Stati Uniti attraverso la vostra provvidenziale istituzione. È tempo di rendere grazie alla santissima Trinità per le centinaia di vocazioni al sacerdozio, nutrite e sostenute dall’Eucaristia, dal sacramento della Penitenza e dalla parola di Dio, e protette nella costante lotta cristiana contro il peccato dalla sollecitudine amorevole dell’immacolata Vergine Maria.

4. Infine è giusto che nelle vostre celebrazioni voi rinnoviate la dedicazione di voi stessi al ministero del santo sacerdozio. Insieme con Maria, madre di Gesù e madre di tutti i sacerdoti, continuate ad ascoltare la parola salvifica di Dio, ad abbracciarla nelle vostre vite perché possiate proclamare fedelmente ed efficacemente la sua pienezza, nell’unità della Chiesa. A onore del vostro collegio e per i bisogni della vostra patria, rinnovo l’offerta delle vostre vite a Gesù Cristo, il Figlio di Dio e Sacerdote supremo del Nuovo Testamento. Il suo sacerdozio deve rimanere l’ideale della vostra giovinezza, il centro della vostra vita e la gioia del vostro cuore.

Cari fratelli, mentre riflettete, rendete grazie e rinnovate la dedicazione di voi stessi a ciò che vi ha preceduti, ricordate sempre: “Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!” (Eb 13, 8). È a lui che appartiene la vostra vita. Soltanto lui spiega esaurientemente la storia passata, l’esistenza presente e il futuro destino del Pontificio collegio nord-americano. Ed è nel suo amore che voi dovete rimanere saldi, per servire il popolo di Dio che è in America: il cuore di ciascuno di voi stia saldo per sempre nel suo amore, secondo il motto del vostro collegio: “Firmum est cor meum”!

 

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