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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CIRCOLO SAN PIETRO

Lunedì, 23 dicembre 1985

 

Carissimi.

Anche quest’anno si rinnova il nostro tradizionale incontro natalizio, ed è motivo di gioia per me potervi esprimere la profonda riconoscenza per tutto quello che voi, fedeli alle vostre tradizioni istituzionali, realizzate in favore della carità che mettete a disposizione di questa cattedra di Pietro, da cui il vostro glorioso circolo prende nome.

È ben noto, che fin dall’origine la vostra istituzione ha tenuto fede, con zelo costante, ad un duplice impegno: una singolare fedeltà alla Chiesa, unita all’affetto premuroso verso la persona del successore di Pietro; una carità attenta ai bisogni dei tempi, secondo il susseguirsi delle necessità emergenti, specialmente in Roma. In questo campo voi vi siete dimostrati sempre capaci di iniziative originali ed efficienti, anche in alcune circostanze particolarmente calamitose, dando un singolare esempio di dedizione e di servizio. Mi compiaccio con voi e, con animo grato, desidero incoraggiarvi nel vostro impegno.

In una società come la nostra, che si evolve tecnicamente anche nelle moderne forme di assistenza, prevenzione, cura e conforto per le difficoltà materiali e corporee dell’uomo, si direbbe che viene ridotto lo spazio della carità. Invece, ciò che più appare come segno di povertà e di dolorosa miseria oggi è il soffrire dello spirito, l’aumentata tristezza dello smarrimento e della povertà dell’anima. È di qui che sorgono ulteriori bisogni, e una nuova carità fa appello alla Chiesa.

Accostandoci al Natale noi possiamo cercare ispirazione per rinnovarci costantemente in questo sforzo, poiché nell’incarnazione del Verbo “si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini” (Tt 3, 4). Il mistero del Natale illumina la carità del cristiano e a questa fonte inesauribile siamo invitati ad accostarci con fede e con sapienza. La sapienza ci consentirà di comprendere in che modo gli uomini potranno imparare a vivere da fratelli ispirandosi al mistero di Dio fattosi uomo. Avvicinandoci a Betlemme, infatti, noi potremo vedere quanto il nostro Dio, grande e infinito, si sia fatto piccolo; quanto egli si sia fatto simile a noi in tutto, pur essendo perfetto; come egli sia divenuto “vicino” per tutti noi. Se ci accosteremo a Betlemme con la sapienza e la semplicità dei pastori e dei magi Gesù ci insegnerà ad accostarci ad ogni uomo, a partire dal più umile e piccolo, per aiutarlo a vivere secondo Dio. Ogni carità verso l’uomo nasce da questa carità divina che si rivela a Natale nelle sue effusioni più alte e delicate e si sviluppa nell’amore di Cristo e della Chiesa.

Auguro a tutti voi che il mistero del Natale conforti la vostra carità e vi consenta di moltiplicare con frutto la vostra testimonianza.

Offrendovi questi pensieri invoco su di voi, sulle vostre famiglie, sulle iniziative benefiche del Circolo e sulle persone che vi sono care la protezione del Signore, mentre rinnovo il mio augurio per le festività natalizie e per il nuovo anno impartendovi ben volentieri la benedizione apostolica.

 

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