DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA THAILANDIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Giovedì, 14 novembre 1985
Cari Fratelli Vescovi,
“Grazia a voi e pace da Dio, Padre Nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Fil 1, 2)!
È per me una grande gioia incontrare voi, Pastori della Chiesa in Thailandia, qui a Roma per la vostra visita “ad limina”. Il nostro ultimo incontro ebbe luogo nel vostro paese durante la mia visita nel Maggio 1984, un’esperienza di cui serbo un vivido ricordo e per il quale sono grato alla comunità ecclesiastica, al popolo tailandese e ai suoi leaders.
1. “Questo è in effetti il mistero della Chiesa: vivere la vita di Cristo e viverla insieme”.
Questo è stato il principale tema della nostra conversazione quando ci siamo incontrati a Bangkok l’undici maggio 1984. È una riflessione su cui la Chiesa deve continuamente ritornare, al fine di capire sempre più pienamente la sua profonda natura e al fine di adempiere alla sua specifica missione. È un tema che giace nel profondo della vostra vita e della vostra missione di Vescovi. Perché in voi, i Vescovi che sono succeduti agli Apostoli come pastori della Chiesa, “è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo, Pontefice Sommo” (Lumen gentium, 21). Attraverso il vostro ministero, Cristo stesso costruisce la gente del Nuovo Testamento nella fede e nella vita Cristiana.
Testimoni autentici della santità della vita
È una particolare incombenza dei Vescovi, in quanto “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (1 Cor 4, 1), offrire un’autentica testimonianza attraverso una santità di vita centrata sulla persona di Gesù Cristo, il Mediatore che riconduce la famiglia umana a Dio e riconcilia le genti. La chiamata alla santità, che il Concilio Vaticano Secondo riconosce essere rivolta a tutti nella Chiesa, è diretta “in primo luogo” ai pastori del gregge che “devono, a immagine del sommo ed eterno Sacerdote, Pastore e Vescovo delle anime nostre, compiere con santità, slancio, umiltà e fortezza il proprio ministero” (Lumen gentium, 41). Tutto questo “pregando, santificando e predicando, con ogni forma di cura e sevizio episcopale” (Ivi).
Richiamando queste parole, cerco di descrivere il vostro ministero alle Chiese affidate alle vostre cure quotidiane. So quanto profondamente voi amiate il vostro popolo e quanto abbiate a cuore il benessere dei vostri sacerdoti, e di quei religiosi e di quei laici che condividono il peso dei vostri doveri con una generosa collaborazione. Come vostro fratello nel ministero apostolico, vi incoraggio lungo questo cammino di servizio ecclesiastico. Vi rendete sicuramente conto che l’esempio della vita del Vescovo ha un impatto immediato sulla vita e sull’impegno dei suoi collaboratori e sul progresso del compito di evangelizzazione assegnatogli.
Benevolenza e libertà per la Chiesa in Thailandia
2. La mia visita in Thailandia è stata breve. Tuttavia, nei miei incontri con Sua maestà il Re e con i membri della Famiglia Reale, così come in quelli con i membri del governo, con il Supremo patriarca e con i leaders delle varie tradizioni religiose, ho notato una generale atmosfera di buona volontà e libertà nella quale la Chiesa tailandese, come un piccolo gregge, cerca di vivere il messaggio del Vangelo ed allo stesso tempo di contribuire al bene comune di tutta la nazione. Nei miei incontri con le diverse comunità ecclesiali ho sperimentato la vivace speranza che anima le vostre chiese locali. La loro vitalità Cristiana rifletterà sempre quanto bene vivano la vita di Cristo in unione spirituale con lui ed in effettiva comunione di vita con il suo Corpo, la Chiesa, poiché da lui “tutto il corpo . . . riceve forza per crescere in modo da edificare se stesso nella carità” (Ef 4, 16).
3. In unione con la Chiesa universale, la Chiesa in Thailandia condivide l’urgente dovere di portare l’opera di salvezza di Cristo nella vita della gente. Il Decreto del Concilio Ad gentes offre molte considerazioni riguardanti questa responsabilità che sono applicabili alla vostra situazione.
Si tratta di entrare nel dialogo di salvezza con il mondo in cui il messaggio del Vangelo è proclamato. Questo dialogo necessita del supporto della testimonianza di un autentico vivere Cristiano, e soprattutto la prova dell’amore Cristiano, sia all’interno della comunità ecclesiastica che in relazione con altre istituzioni civili o religiose.
È per me fonte di conforto riconoscere come voi e i vostri collaboratori - secondo i termini del Decreto Ad gentes - “con pazienza e prudenza, e anche con grande fiducia, offriate almeno la testimonianza della carità e della bontà di Cristo, preparando così le vie del Signore e rendendolo in qualche modo presente” (Ad gentes, 6).
Questo atteggiamento concreto di carità e solidarietà, reso tangibile dalle numerose opere educative, sociali e previdenziali attuate dalle vostre diocesi, è un’autentica risposta da parte vostra alla fondamentale legge del Vangelo: la legge dell’amore. “Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi” (1 Gv 4, 12).
Non è forse un motivo di profonda gioia nello Spirito Santo che la Chiesa Tailandese, piccola com’è, sia chiamata soprattutto a rendere manifesta e visibile la “immensa e misericordiosa benevolenza” del Padre, che “per pura generosità ha effuso e continua ad effondere la sua divina bontà”? (Ad gentes, 2).
E poiché l’amore di Dio è universale ed abbraccia tutti, l’apostolato della “carità Cristiana si estende a tutti, senza discriminazioni etniche, sociali o religiose, senza prospettive di guadagno o di gratitudine. Come Dio ci ha amato con amore disinteressato, così anche i fedeli con la loro carità debbono preoccuparsi dell’uomo, amandolo con lo stesso sentimento, con cui Dio ha cercato l’uomo” (Ivi, 12). L’obbedienza a questa legge fondamentale è condizione per la fecondità del vostro ministero episcopale e per il benessere delle Chiese affidatevi.
Parte importante del vostro compito consiste nel mantenere e promuovere relazioni fraterne con i vostri fratelli Buddisti. Esprimo ancora una volta a questo proposito i miei sentimenti di stima e fraterna buona volontà.
4. Per quel che riguarda la vita interna della Chiesa, desidero riferirmi brevemente ad alcuni problemi e speranze pastorali che condividiamo nella nostra comune responsabilità per il popolo di Dio.
In primo luogo, sono felice di apprendere come le vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa che lo Spirito di Verità fa crescere tra di voi siano in numero sempre maggiore. Le vocazioni sono un segno della fede e della vita Cristiana dell’intera comunità. Compaiono soprattutto dove la vita familiare si basa sugli insegnamenti della Chiesa, dove i membri della famiglia sono educati secondo la virtù Cristiana, e dove essi pregano insieme coscienti della loro appartenenza alla più ampia comunità della Chiesa. A questo proposito, i genitori dovrebbero essere i primi promotori delle vocazioni. I sacerdoti e i religiosi hanno un importante ruolo da svolgere, dimostrando la loro felice intimità con Cristo, stando vicino ai giovani, ed esplicitamente invitandoli a riflettere sul ministero sacerdotale e sulla consacrazione religiosa come modo speciale per rispondere alle parole di Cristo: “vieni e seguimi” (Mt 19, 21).
Impegno per la formazione dei sacerdoti e dei religiosi
Un problema collegato al precedente è quello della formazione dei sacerdoti e dei membri delle Congregazioni Religiose. Sono cosciente dell’attenzione da voi data a questo importante aspetto della vita della Chiesa. Ogni sacrificio in personale e risorse compiuto per questa causa sarà ampiamente ricompensato.
Continuo a pregare per il Lux Mundi National Major Seminary. Invoco i doni dello Spirito Santo sui professori, lo staff e gli studenti, affinché possano condurre una vita degna della chiamata a cui hanno risposto (cf. Ef 4, 1), e affinché possano essere efficaci agenti di evangelizzazione.
Vi chiedo di portare i miei affettuosi saluti a tutti i vostri sacerdoti, ai religiosi, sia tailandesi che provenienti da altre nazioni, che generosamente servono il Signore con la santità delle loro vite e con l’energia del loro apostolato.
5. Un altro aspetto del vostro ministero per il quale voglio incoraggiare i vostri sforzi è la cura e l’attenzione che dovete porre alla vita familiare Cristiana. Infatti, come indica la Familiaris consortio, “Ogni piano di pastorale organica, ad ogni livello, non deve mai prescindere dal prendere in considerazione la pastorale della famiglia” (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 70). Questo è “un settore veramente prioritario, con la certezza che l’evangelizzazione, in futuro, dipende in gran parte dalla Chiesa domestica” (Ivi, 65).
L’aspetto essenziale dell’interesse della Chiesa per la vita familiare è la proclamazione del piano di Dio per le coppie Cristiane sposate e per la famiglia. Ogni Chiesa locale, allora, attraverso la parrocchia, attraverso appositi centri, attraverso le molteplici forme di supporto pastorale, deve sforzarsi di difendere questo piano ed assistere i fedeli nella sua attuazione.
Il particolare apprezzamento della vostra gente per l’armonia nelle relazioni umane e il suo spirito di tolleranza e rispetto per gli altri è un magnifico ambiente per lo sviluppo di una forte ed affettuosa vita familiare.
Il loro amore per i bambini e il particolare rispetto per gli anziani sono qualità che devono essere conservate e rafforzate. Di fronte alle forze che tendono a minare la stabilità, la fedeltà e la fertilità del matrimonio, le vostre Chiese locali sono chiamate ad intensificare le attività catechistiche per istruire i giovani e coloro che si preparano al matrimonio alle verità e ai valori che sostengono la santità e l’integrità dell’amore matrimoniale. Anche il ruolo delle donne nella famiglia e nella società deve avere un posto importante in questo insegnamento.
Azione educativa da sostenere ed estendere
Riguardo alla vita familiare, il valore della preghiera della famiglia e per la famiglia nel cuore della casa non può essere sottovalutato. La coscienza che la provvidenza divina è all’opera nelle faccende di tutti i giorni sarà sicuramente un’occasione di gioia e di grazia per la vostra gente.
6. La Chiesa in Thailandia serve il benessere dei suoi abitanti in molti modi e il lavoro delle vostre scuole Cattoliche e centri educativi merita un particolare incoraggiamento e dovrebbe essere sostenuto e diffuso il più possibile. Promuovendo il pieno sviluppo umano dei propri studenti ed aiutandoli a meglio inserirsi nel loro ambiente sociale e culturale, le scuole Cattoliche offrono un significativo contributo alla vita della nazione, come è stato riconosciuto dalle più alte autorità pubbliche in molte occasioni.
Quando l’educazione si basa sulla verità e sui valori del Vangelo, permette agli studenti di crescere e maturare nella fede e a condividere più responsabilità nella missione della Chiesa. Allo stesso tempo, come il Concilio ha indicato, “la Chiesa ha sommamente a cuore quelle scuole cattoliche che . . . son pure frequentate da alunni non cattolici” (Gravissimum educationis, 9).
In queste scuole, gli studenti e gli insegnanti Cattolici hanno un’opportunità particolare per testimoniare la propria fede, pienamente riconoscendo i valori espressi da altre tradizioni. La Chiesa in Thailandia ha molto per cui essere grata e molto da aspettarsi dal lavoro consacrato da coloro che sono impegnati nell’apostolato educativo.
7. Durante il mio breve soggiorno nel vostro paese, quando ho visitato i Rifugiati a Phanat Nikhom sono stato in grado di percepire da solo quale sia l’enorme compito in cui il Governo della Thailandia e altre organizzazioni nazionali ed internazionali si sono impegnati per la cura di migliaia di persone sradicate dalle loro case per i continui conflitti nel Sud Est Asiatico.
Mi rendo conto di come la situazione continui ad offrire cause per cui preoccuparsi. Faccio appello affinché l’attenzione internazionale intensifichi il suo lavoro a favore di questi rifugiati, e desidero allo stesso tempo esprimere il mio incoraggiamento al Catholic Office for Emergency Relief and Refugees (COERR), che si occupa di questa immensa tragedia umana. Questo è veramente un servizio d’amore. Nelle parole dell’Apostolo Giovanni: “tu ti comporti fedelmente in tutto ciò che fai in favore dei fratelli, benché forestieri. Essi hanno reso testimonianza della tua carità davanti alla Chiesa” (3 Gv 6).
Come non possiamo non essere grati al personale della Chiesa e ai molti volontari che lavorano per alleviare le sofferenze di così tanti innocenti e per ridare loro un senso di dignità e speranza? Non possiamo nemmeno non riservare una parola di ringraziamento alle Organizzazioni ed agli individui che forniscono le derrate alimentari, i medicinali e gli indumenti di cui c’è così tanto bisogno, e che assicurano servizi educativi ed essenziali. Soprattutto, preghiamo perché la pace sia ristabilita in modo che il fondamentale diritto di ogni popolo di vivere in libertà e giustizia nella propria terra sia rispettato.
Cari fratelli nel servizio a nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo: riferite ai sacerdoti, ai religiosi e ai fedeli delle vostre diocesi la certezza della stima sincera del Successore di Pietro. “Ringrazio continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù” (1 Cor 1, 4).
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