DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA DIOCESI DI RITO LATINO DI KERALA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Venerdì, 22 novembre 1985
Cari fratelli vescovi.
Sono felice di dare il benvenuto a voi, vescovi della diocesi di rito latino di Kerala, che state rendendo la vostra visita quinquennale alle tombe degli Apostoli, “ad limina Apostolorum”. Per me questo è un momento di profonda comunione spirituale con le vostre Chiese locali. Vorrei chiedervi di portare ai vostri sacerdoti, religiosi e laici i miei affettuosi saluti e l’assicurazione che aspetto con gioia la visita pastorale che, con la grazia di Dio renderò a varie parti dell’India nel febbraio del prossimo anno.
1. Ci incontriamo quasi alla vigilia della celebrazione del Sinodo straordinario dei vescovi che segna il 20° anniversario della chiusura del Concilio Vaticano II. Il Sinodo “ha lo scopo di stimolare tutti i membri del Popolo di Dio a una coscienza ancora più profonda degli insegnamenti del Concilio, e a un’applicazione ancora più fedele dei principi e delle direttive che sono emerse da quella fondamentale assemblea” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad precationem Angelus Domini habita, 29 settembre 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII/2 [1985] 802).
In tal senso il Sinodo rappresenta un momento di riflessione per tutta la Chiesa e un tempo di ulteriore lavoro al rinnovamento ecclesiale che il Concilio si prefiggeva e per il quale ha offerto le necessarie direttive.
Anche la diocesi di rito latino di Kerala sono coinvolte nel processo di assimilazione e realizzazione dell’eredità dottrinale e pastorale del Concilio.
2. La vocazione alla santità che il Concilio presentò come diretta a tutti i cristiani, costituisce un dovere in primo luogo per i vescovi stessi. Questa santità ha stretta attinenza con il vostro legame sacramentale a Cristo e con la vostra fedeltà a lui in amore e spirito da discepoli. “Poiché un vescovo”, nelle parole di San Paolo, “quale amministratore di Dio, deve essere irreprensibile” (Tt 1, 7).
In verità, come afferma il Concilio: “I vescovi assumono in maniera evidente e visibile il ruolo di Cristo stesso come maestro, pastore e sommo sacerdote, e agiscono nella sua persona” (Lumen gentium, 21). Cristo stesso è il pastore supremo della vostra gente (cf. 1 Pt 5, 4) e nelle vostre vite e nel vostro ministero i fedeli desiderano vedere il riflesso di lui.
Da parte vostra desiderate vedere la porzione di popolo di Dio affidata al vostro ministero crescere “come tempio santo del Signore” (Ef 2, 21).
Prego per le vostre Chiese, cosicché sotto il vostro ministero possano beneficiare ancor più pienamente di una rinnovata coscienza della vocazione alla santità della vita. Prego affinché i laici che collaborano con voi nell’apostolato possano rispondere all’insegnamento di San Paolo: “poiché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1 Ts 4, 3).
3. Le diocesi di rito latino di Kerala, al pari di tutta la Chiesa, hanno il supremo dovere di far conoscere il messaggio evangelico di salvezza. La Chiesa “esiste per evangelizzare, vale a dire, per predicare e insegnare, per essere dispensatrice dei doni di grazia, per riconciliare i peccatori con Dio, e per perpetuare il sacrificio di Cristo nella Messa, che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione” (Paolo VI, Evangelii nuntiandi, 14).
La comunità ecclesiale stessa ha bisogno di essere costantemente evangelizzata. Ciò vale anche per le vostre diocesi. La vostra gente ha forti tradizioni e convinzioni cristiane. Ha uno sviluppato senso della propria identità cristiana. Tuttavia di fronte alle molteplici sfide che la Chiesa deve affrontare avvicinandosi alla fine del secondo millennio, persiste una grande necessità che si lavori ardentemente per evangelizzare e catechizzare i fedeli, specialmente i giovani.
Nell’adempimento di questo compito, gli agenti dell’evangelizzazione non possono accontentarsi solo dei metodi del passato. I mutamenti sociali e culturali pongono nuove esigenze. Ai pastori in particolare “spetta la responsabilità di riformulare con coraggio e saggezza, ma in completa fedeltà ai contenuti dell’evangelizzazione, i mezzi che siano i più adatti e efficaci per comunicare il messaggio del Vangelo agli uomini e alle donne dei nostri tempi” (Ivi, 40).
Permettetemi di riferirmi brevemente a un aspetto dell’evangelizzazione all’interno della comunità ecclesiale: l’importante valore dell’istruzione catechetica. Ancora la Evangelii nuntiandi ci ricorda che “i metodi devono essere adattati all’epoca, alla cultura e al costume delle persone interessate; devono cercare di fissare nella memoria, nell’intelligenza e nel cuore le verità essenziali che devono impregnare tutta la vita” (Ivi, 44).
Desidero ardentemente incoraggiare voi e i vostri collaboratori, specialmente i catechisti, affinché continuiate a porre sollecita attenzione al lavoro di istruzione dei laici nella fede, con fedeltà agli insegnamenti di Cristo e con creatività nel modo di presentare il messaggio. Questo è un compito di grande importanza per il benessere delle vostre comunità. Possa lo Spirito Santo sostenervi in questo sforzo!
4. Il messaggio evangelico di salvezza in Cristo è legato alle concrete circostanze personali e sociali in cui gli ascoltatori del messaggio sono chiamati a metterlo in pratica.
La vostra gente è coinvolta in un processo di sviluppo economico e sociale che ha già prodotto frutti verso condizioni di vita migliori e una più piena partecipazione alla vita pubblica per alcuni, ma che allo stesso tempo serve ad aggravare la situazione che costringe altri a rimanere ai margini della vita. In tale situazione la Chiesa ha il dovere di rendere testimonianza dell’inalienabile dignità dell’uomo e di cercare la sua vera liberazione nella giustizia e nell’amore evangelico.
La liberazione che la Chiesa proclama non può essere identificata esclusivamente con le dimensioni economiche, politiche e sociali dello sviluppo. Deve sempre e simultaneamente proporre e promuovere la dimensione spirituale ed escatologica della salvezza offerta da Gesù Cristo.
Nell’esercizio dell’ufficio catechetico all’interno della Chiesa, attraverso la predicazione e l’istruzione religiosa in ogni sua forma, è essenziale presentare il messaggio salvifico del Vangelo nella sua pienezza. È importante anche che i membri della Chiesa lavorino per la realizzazione di questa liberazione, ognuno secondo la grazia ricevuta e in conformità con il proprio stato. In particolare spetta ai laici trasformare la società e “instillare i valori morali nella cultura e nelle attività umane” (Lumen gentium, 36).
5. Miei cari Fratelli vescovi: riconosco pienamente la vastità del vostro compito di rendere presente il regno di Cristo tra la vostra gente. Rendiamo grazie insieme al nostro Padre celeste che benedice le vostre Chiese con vivaci fermenti di vita cristiana, con la vitalità delle vostre istituzioni, l’abbondanza di vocazioni, la testimonianza di santità e servizio evangelico di numerosi sacerdoti, religiosi e laici, uomini e donne. Affidiamo le vostre Chiese locali all’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, cosicché voi tutti possiate procedere in comunione con il Padre e con suo Figlio Gesù Cristo (cf. 1 Gv 1, 3).
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