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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLE REGIONI FILIPPINE DI MINDANAO E DI VISAYAS
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 12 ottobre 1985

 

Cari Fratelli Vescovi,

sono molto contento di vedervi radunati qui in compagnia del Cardinale Vidal. Dopo gli incontri privati che ho avuto con ognuno di voi durante questi giorni della vostra visita “ad Limina”, ora abbiamo l’opportunità di radunarci nel nome di colui che ci chiamò e ci inviò perché portassimo molto frutto (cf. Gv 15, 16), nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Vi saluto con grande soddisfazione personale, e attraverso voi mi sento molto vicino al popolo filippino. Voi siete pastori delle regioni di Mindanao e di Visayas, e presto incontrerò i vescovi delle altre regioni delle Filippine. La vostra presenza qui non è solo il compimento di un dovere incombente su tutti i vescovi del mondo; è anche l’espressione dei profondi legami di fiducia e lealtà che uniscono i cattolici filippini alla Sede di Pietro. Desidero assicurarvi che le pene e i dolori, le gioie e le speranze dell’intera nazione sono al centro delle mie preoccupazioni e delle mie preghiere.

1. Le nostre conversazioni e i rapporti che avete preparato per questa visita mostrano quanto profondamente sentiate la responsabilità del compito affidato al vostro ministero episcopale. A volte potete sentirvi gravati dalla missione e dagli ostacoli che si frappongono ai vostri sforzi. Ma c’è una cosa di cui siete certi e che anima la vostra fiducia. È la risposta di Cristo all’inquietudine dell’apostolo Paolo: “La mia grazia ti basta, poiché la mia potenza è resa perfetta nella debolezza” (2 Cor 12, 9). Con questa convinzione troverete il coraggio di porre interamente le vostre vite al servizio del mistero della salvezza affinché giunga a compimento in mezzo al vostro popolo.

È giusto che insieme leviamo le nostre voci in gioioso ringraziamento a Dio, il nostro Padre celeste dal quale provengono tutte le cose buone, per la vitalità e i progressi della Chiesa nelle Filippine. Le vostre comunità sono impregnate di energie vitali, un dinamismo che appare evidente dalle numerose istituzioni, attività e iniziative che hanno sempre segnato l’ininterrotto sviluppo della Chiesa. C’è sempre spazio per migliorare e correggersi, ma non dimentichiamo le “grandi cose” che il Signore ha fatto e continua a fare nei cuori della gente filippina. Come Maria, l’intera Chiesa delle Filippine può magnificare il Signore per l’abbondanza della sua grazia (cf. Lc 1, 46. 49).

2. Proprio perché siete vicini alla vita quotidiana dei membri delle vostre Chiese locali, alle loro sofferenze e aspirazioni, vi siete preoccupati di offrire una guida e una direzione al vostro popolo nella sua ricerca di una condizione umana più dignitosa e di una maggior partecipazione nelle importanti scelte che riguardano la vita della nazione. Tutta la Chiesa vi è grata per l’esempio che avete dato di condivisione e solidarietà con i bisognosi e per la vostra incoraggiante partecipazione allo sviluppo e al progresso del vostro popolo. Voi siete indubbiamente rafforzati nel vostro ministero pastorale dalla comprensione, dal rispetto e dall’aiuto reciproci che contraddistinguono l’attività della vostra Conferenza episcopale, soprattutto quando vi riunite a discutere i vari problemi che richiedono attenzione e collaborazione da parte di tutto il corpo episcopale.

In queste occasioni vi occupate delle questioni che riguardano le vostre comunità come pastori della Chiesa di Dio: come vescovi il cui compito principale è insegnare l’intera verità del Vangelo, di insegnare la verità intera sull’uomo (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 12). La verità piena sulla vita umana e sul destino umano si trova nella rivelazione del Vangelo, nella persona del Figlio di Dio incarnato e attraverso l’evento salvifico della sua morte e risurrezione, reso presente in ogni età e in ogni luogo attraverso il mistero della Chiesa.

3. La comunità di coloro che credono nel Signore Gesù Cristo è unita da un profondo legame di vita e amore. Nel tentativo di servire questo legame, non si può porre il messaggio del Vangelo al servizio di un obiettivo diverso dalla pienezza di vita e di amore che emana dal mistero pasquale. L’amore di cui stiamo parlando è l’eterno, misericordioso amore di Dio che “è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato” (Rm 5, 5). Tale amore è incompatibile con l’uso della divisione, dell’opposizione, dell’odio o della violenza quale programma di vita cristiana o quale progresso nella giustizia. A questo proposito è illuminante rileggere certe pagine dell’esortazione apostolica di Papa Paolo VI Evangelii Nuntiandi. Qui egli ci ricorda che ogni riduzione del messaggio totale di salvezza predicato dalla Chiesa la priva della sua “originalità” e la espone “a monopolizzazioni e manipolazioni da parte di sistemi ideologici e partiti politici” (cf. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 32).

Di fronte alle tensioni sociali, economiche e ideologiche che esistono in alcune delle vostre diocesi, dovete essere saggi e coraggiosi per rimanere fedeli a Cristo, Pastore supremo del gregge (cf. 1 Pt 5, 4). In ogni occasione dovete proclamare che nessuna liberazione imminente e puramente temporale può essere l’oggetto della missione evangelizzatrice della Chiesa. Significa forse che la Chiesa non abbia un messaggio di liberazione da proclamare a coloro che desiderano un riscatto da una qualunque forma di oppressione o ingiustizia che diminuisca la dignità loro donata da Dio? O che la Chiesa nelle Filippine non possa portare nessun contributo concreto allo sviluppo, alla pace, al progresso?

Di nuovo le parole della Evangelii Nuntiandi sono un’affermazione autorevole della reale partecipazione della Chiesa alla causa della vera liberazione. Esse indicano anche i mezzi da usare affinché il risultato finale sia realmente a vantaggio dei popoli e non a loro danno. Infatti la Chiesa “fornisce “liberatori” cristiani con l’ispirazione della fede, la motivazione dell’amore fraterno, un insegnamento sociale che il vero cristiano non può ignorare, ma deve far diventare il fondamento della sua saggezza e della sua esperienza, al fine di tradurlo concretamente in forme di azione, partecipazione e impegno. Tutto ciò deve caratterizzare lo spirito di un cristiano impegnato, senza confusione con atteggiamenti tattici o con il servizio a un sistema politico. La Chiesa si sforza sempre di inserire la lotta cristiana per la liberazione nel piano universale di salvezza che essa stessa proclama” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 38).

4. Talvolta un concetto di Chiesa “del popolo” è messo in contrasto con il concetto della Chiesa “istituzionale”, come se quest’ultima fosse come fallita nella sua missione e fosse ora un nemico dello sviluppo umano e perfino del messaggio stesso del Vangelo, mentre la prima è interpretata come la vera fonte di speranza e di felicità.

L’errore di tale presentazione è evidente. La Chiesa è il sacramento di salvezza solo se continua ad essere totalmente ciò che il suo divino fondatore voleva fosse. In particolare è dovere incombente dei Vescovi, individualmente e collettivamente, penetrare ancor più pienamente il mistero divino e umano della Chiesa. In questo compito abbiamo la guida degli splendidi insegnamenti del Concilio Vaticano II, in particolare la costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium.

Come vescovi ci è assegnato il compito di proclamare e difendere la totalità dell’insegnamento della Chiesa in tutta la sua autenticità. Dobbiamo anche essere vigilanti affinché ad altri che predicano e insegnano in nome della Chiesa non sia permesso distorcere tale insegnamento, con conseguenze di confusione e turbamento per le coscienze dei fedeli. Questa questione sarà spesso per voi fonte di sofferenza e di prova. Sarete talvolta un segno di contraddizione. La vostra carità in questi casi, a volte verso i vostri più stretti collaboratori, sarà segnata dal perdono, dalla pazienza, dalla tolleranza e dal coraggio. Il vostro amore non deve divenire una falsa compassione che finisca per insidiare la verità e distruggere proprio quell’armonia che pretende di preservare. L’amore pastorale che avete per le vostre comunità talvolta richiede che non risparmiate le “parole dure” (cf. Gv 6, 60) che colmano la distanza tra la natura umana corrotta e i precetti morali di vita nello Spirito di Cristo.

Possa il Signore Gesù inviarvi i confortanti doni dello Spirito Santo mentre parlate in suo nome e guidate le vostre Chiese locali lungo il sentiero della vita e dell’amore!

5. In molte delle vostre diocesi i fedeli cattolici vivono fianco a fianco con i membri della fede musulmana. Qua e là sono sorte tensioni nel campo delle aspirazioni politiche. Eppure, sulla base del comune legame di fede nel Dio supremo e a partire dal rispetto per una delle più grandi tradizioni religiose del mondo, le vostre Chiese locali stanno attivamente mantenendo buone relazioni con la comunità musulmana e offrono già servizio e fruttuosa collaborazione nelle attività educative e sociali. È importante compiere ulteriori passi in questo cammino di comprensione reciproca e di armonia.

Vorrei ripetere alla Chiesa delle Filippine ciò che dissi a un raduno di giovani musulmani durante la mia recente visita in Marocco: “Il dialogo tra musulmani e cristiani è oggi più necessario che mai . . . Credo che noi, cristiani e musulmani, dobbiamo riconoscere con gioia i valori religiosi che abbiamo in comune e ringraziare Dio per questo . . . Credo che oggi Dio ci inviti a cambiare le nostre vecchie abitudini. Dobbiamo rispettarci a vicenda e dobbiamo anche vicendevolmente stimolarci in buone opere sul sentiero di Dio” (cf. “L’Osservatore Romano”, edit. anglica, 16 settembre 1985, pp. 6-8).

6. Siete certamente coscienti che il successo del vostro ministero dipende in grande misura dalla fede e dalla vita cristiana dei vostri collaboratori, specialmente dei vostri sacerdoti, i religiosi e le religiose, e i catechisti che lavorano strenuamente al vostro fianco nell’impegno dell’evangelizzazione. A questo riguardo non possiamo dimenticare la generazione di missionari, uomini e donne, che hanno servito la Chiesa nelle Filippine con generosa dedizione. Desidero assicurare al personale missionario che sta lavorando nelle vostre Chiese locali, che la loro collaborazione pastorale è necessaria e apprezzata.

Sacerdoti e religiosi in particolare dovrebbero essere incoraggiati a “condurre una vita degna del Signore, piacendogli in tutto” (Col 1, 10). Essi devono pregare e dovrebbero anche essere visti pregare; in tal modo essi danno la preminenza alla potenza della grazia di Cristo e dello Spirito Santo nelle loro attività pastorali. A questo riguardo, essi trarranno grandi vantaggi dalla recita attenta e ben disposta dell’Ufficio divino, che è la preghiera di Gesù stesso, il quale unisce a sé l’intera comunità umana in questo cantico di lode a Dio (cf. Sacrosanctum Concilium, 83). Inoltre l’importanza del sacramento della Penitenza nella loro personale ricerca della santità della vita non può essere trascurata. In tutto ciò voi dovete assisterli con il vostro esempio e la vostra guida.

Il progresso che la Chiesa nelle Filippine sta facendo nel provvedere a nuovi seminari per il gran numero di vocazioni con cui siete benedetti, e a nuovi centri di formazione per tutti coloro che rispondono all’invito di Cristo a lavorare nella sua vigna, accrescono la necessità di garantire che in tale formazione sia data la priorità alla vera spiritualità e alla fedeltà agli insegnamenti della Chiesa. Per questo compito avete abbondanza di direttive nei documenti del Concilio Vaticano II e nei documenti importanti della Santa Sede.

E dovete presentare ai vostri seminaristi un’immagine del sacerdozio che corrisponda veramente al loro futuro ruolo nella Chiesa, un ruolo che è conseguenza del loro rapporto con Cristo. Bisogna mostrare loro che la vita che hanno scelto non è una semplice professione o una forma di impiego. Devono essere incoraggiati ed educati a vivere la loro vocazione con gioia e nella liberante generosità del totale abbandono in Dio. E un senso della giustizia a loro riguardo ci dice che fin dai primi giorni nel seminario essi devono essere istruiti sul valore del celibato nel servizio a Cristo e al suo regno (cf. Optatam totius, 10).

Similmente desidero dirvi che sono pienamente convinto che un vescovo avrà successo come pastore e padre del gregge a lui affidato solo se pone grandissima attenzione ed energia nel coltivare rapporti personali, amichevoli e franchi con i suoi sacerdoti, con i religiosi e con i laici che rendono il loro specifico e insostituibile contributo al bene della Chiesa locale.

7. Fratelli miei Vescovi, ci sono molte altre questioni che meritano la nostra attenzione. Di alcune di queste mi occuperò quando avrò il piacere di incontrare gli altri membri della vostra Conferenza, nello stesso modo fraterno in cui ho cercato di esprimere a voi i miei pensieri. So che le sfide che vi vengono poste non sono di poco rilievo. A questo riguardo desidero ricordare le tragiche morti di Padre Tullio Favali del PIME e di Padre Alberto Romero. E non posso far altro che condividere con voi la mia profonda personale preoccupazione per la sorte del Padre redentorista Rudy a Cebu, l’11 luglio di quest’anno.

Ma la vostra fiducia è in Cristo. Voi potete anche confidare nell’intercessione di Maria, Madre della Chiesa, che è profondamente amata e onorata dal popolo filippino. Quest’anno celebrate uno speciale anno mariano, un tempo di grazia e di devozione che manifesta l’anima profonda del vostro popolo e mostra con quale profondità la fede della Chiesa abbia penetrato lo spirito della nazione. Nelle mie preghiere affido alla cura amorosa di Maria la Chiesa tutta delle Filippine, e le chiedo di ottenere per voi e per il vostro popolo i doni della pace e della riconciliazione.

Infine mi servo di questa occasione per rivolgere una parola di apprezzamento all’Arcivescovo Mabutas, presidente della vostra Conferenza, avvicinandosi la fine del suo mandato. Mi unisco a voi tutti nel riconoscimento dello zelo e dell’energia con cui ha sostenuto le molte responsabilità di tale ufficio. Possa il Dio della pace ricompensarlo ampiamente!

Dal mese di gennaio il Cardinale Vidal sarà il prossimo presidente e colgo l’occasione per augurargli ogni successo in questo ufficio. So che gli offrirete piena collaborazione e assistenza. E possano la grazia e la pace scendere abbondantemente in tutti voi (cf. 1 Pt 1, 2).



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