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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAGAZZI DELL' AZIONE CATTOLICA

Lunedì, 22 dicembre 1986

 

Carissimi ragazzi di Azione Cattolica.

Sono lieto di questo incontro oramai tradizionale e tanto caro a me e a voi. Vi vedo volentieri in questo giorno così vicino alla festa della nascita di Cristo, in rappresentanza dei ragazzi dell’Azione Cattolica delle varie regioni d’Italia, e vi ringrazio per gli auguri che mi portate a nome anche dei vostri amici lontani. Ricambio per tutti questo augurio invitandovi a riflettere insieme sul mistero che celebriamo, tenendo la mente bene fissa alla capanna di Betlemme.

Se il Natale è una festa e un momento di gioia per tutta la Chiesa e per tutte le generazioni, esso è soprattutto una solennità in cui i piccoli si ritrovano. Proprio i bambini riescono a indovinare il significato e il messaggio del Natale; con fede semplice essi colgono la verità che sta al centro dell’opera divina: Gesù Cristo, il Figlio di Dio, si è fatto uomo, è diventato un bambino, un essere umano, fragile, umile, piccolo, come tutti i bambini del mondo. Nel Natale Dio si è fatto vicino all’uomo. Io auguro a tutti i ragazzi della Azione Cattolica Ragazzi di sperimentare questa gioia del Natale: gioia soprattutto interna, soprannaturale, che si infonde nei cuori.

Voi dovete anche ritrovare, nella meditazione di questo mistero, il significato della vostra vocazione di ragazzi di Azione Cattolica. Nel Natale infatti c’è un messaggio per tutti voi; e io voglio ricordarvelo affinché ne prendiate coscienza con rinnovato impegno quando, la notte santa, deporrete anche voi nel presepe l’effigie del bambino Gesù e sosterete un momento in preghiera, come fecero i pastori un tempo. Voi dovrete chiedervi per un istante: Chi è Gesù? Cosa faccio io per Gesù? Riesco io ad annunciare Gesù ai miei fratelli? Il Natale, infatti, ci rivolge tutte queste domande ed esige una risposta generosa. Vi propongo, pertanto, una triplice consegna che voi certamente, da ragazzi in gamba e ferventi come siete, non mancherete di eseguire. Si tratta, anzitutto, di conoscere Gesù, accostandovi al messaggio del vangelo che lo rivela come vero Dio e vero uomo, colui nel quale si è manifestato il supremo amore di Dio Padre. Conoscere Gesù nella sua parola, nei suoi gesti, negli episodi della sua vita, così come il vangelo ce li narra e la Chiesa ce li predica. Si tratterà poi di amare Gesù. Come a Pietro, anche a voi Gesù chiede: “Mi ami tu?”; e a tutti voi egli dice, come agli apostoli: “Voi siete miei amici” (Gv 15, 14). Siate amici di Gesù; abbiate verso di lui un affetto schietto e profondo, voi che credete all’amicizia di Cristo perché sapete stargli vicino con cuore attento e generoso.

Da ultimo occorrerà annunciare Gesù, parlare di lui affinché egli sia più conosciuto, affinché non sia dimenticato dagli uomini. Voi saprete, cari ragazzi, con il vostro entusiasmo e con il vostro affetto, parlare di Gesù da veri giovani apostoli, capaci di rinnovare nell’anima dei vostri coetanei lo stupore che un tempo suscitarono i pastori quando riferirono la loro esperienza del Natale di Cristo.

A tutti, buon Natale!

 

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