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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL COLLOQUIO INTERNAZIONALE
PROMOSSO DALL’«ÉCOLE FRANÇAISE» DI ROMA

Venerdì, 30 maggio 1986

 

Signori cardinali, signor direttore, signore, signori.

1. Sono felice di ricevere, questa mattina, voi che partecipate al Colloquio Internazionale organizzato dall’École Française di Roma in collaborazione con altri Istituti universitari francesi e italiani sul Concilio Vaticano II. Le date che avete giudiziosamente scelto (1959-1965) vanno dal primo annuncio fatto in modo inatteso da Giovanni XXIII, dall’inizio del suo pontificato, fino alla chiusura solenne fatta da Paolo VI, con i memorabili messaggi indirizzati ai governanti, agli uomini del pensiero e della scienza, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai poveri, agli ammalati, a tutti coloro che soffrono, ai giovani.

2. Questo breve spazio di tempo fu intensamente riempito dalla fase pre-preparatoria, poi dalla fase preparatoria, e infine le quattro sessioni nel corso delle quali furono promulgati i documenti: quattro costituzioni, nove decreti, tre dichiarazioni. Non potete certo riprendere a uno a uno tutti i materiali di questa immensa carriera per esaminarli. Ma a distanza di vent’anni, avete giustamente pensato che uno sguardo storico potesse utilmente scrutare l’insieme di questa grande opera, situarla precisamente nel suo rapporto con il precedente Concilio Vaticano I, cercare la sua ispirazione e analizzare la sua realizzazione, rintracciare il suo svolgimento alla prova degli uomini e dei fatti, esaminare infine il suo gigantesco lavoro per la Chiesa e per il mondo raggiungendo numerosi problemi e settori di attività illuminante o aperte dai sedici documenti del Vaticano II.

3. I testimoni che avete invitato, gli esperti ai quali avete fatto appello, la pleiade di esegeti e patrologi, di storici e sociologi, di giuristi e teologi di diversi Paesi e culture che voi costituite, sono il pegno di una grande e feconda impresa scientifica che tratterrà senza dubbio un’attenzione durevole.

Mi congratulo che un’istituzione culturale così prestigiosa come l’École Française di Roma, dopo aver già organizzato tre anni fa un notevole Colloquio su Paolo VI e la modernità nella Chiesa, si sia attaccata a questo grande fatto di cultura e di storia che costituisce ai nostri tempi il Concilio Vaticano II. Era infatti la prima volta nella storia che vescovi di molte nazioni, culture, lingue e continenti, si trovassero riuniti su un vasto cantiere teologico e pastorale in presenza di osservatori attenti di altre comunità cristiane, e in collegamento con i moderni mezzi d’informazione.

L’École Française di Roma, dopo la sua creazione, non ha cessato, sotto i direttori successivi, di apportare un contributo senza pari, sia alla storia che all’archeologia, per ciò che concerne Roma e la romanità. Sono felice che il suo attuale direttore, il signor Charles Pietri, inscriva con fortuna del suo sforzo in questa linea secolare, facendo appello a delle istituzioni universitarie esperte e a degli scienziati le cui analisi, elaborate secondo metodi provati dalle scienze storiche, saranno generosamente sottomessi all’esame della comunità scientifica internazionale. In questa ricerca esigente della verità volete allo stesso tempo onorare i diritti dell’intelligenza e il rispetto delle scienze. Voi fate anche opera di cultura autentica convertendo delle sequenze di cronaca in concatenazioni storiche, la cui paziente ricostituzione spiega, e restituendo il passato, illumina il presente.

4. La prossimità delle assisi conciliari che in molti abbiamo vissuto e di cui continuiamo a vivere era una sfida stimolante che voi avete voluto sottolineare. E già la prospettiva storica di due decenni vi incita a tentare alcuni giudizi che alimenteranno il dossier già considerevole di ciò che fu e resta il grande avvenimento religioso dei nostri tempi. Se il suo senso profondo è accessibile solo all’intelligenza della fede, resta comunque un campo d’investigazione notevole e privilegiato per gli storici. Molti tra voi ne hanno l’esperienza ben lungi dal diminuire l’importanza scientifica, lo sguardo del credente aguzza e affina la sua sensibilità.

5. Vi ringrazio per aver posto questo avvenimento storico con libertà e rispetto, rigore e chiarezza, secondo le caratteristiche del genio francese che vi è proprio. Formulo il voto che questa impresa si continui, poiché la dimensione religiosa è una parte inalienabile di ogni autentica cultura. Sì, sono felice di vedere uomini di cultura consacrare i loro talenti per inventariare questa storia, che segna la vita della Chiesa e la vita della società in questa fine del secondo millennio. Ciò onora la vostra professione e rende un servizio veramente apprezzabile. Su un altro piano, i vescovi riuniti dal mio appello nel Sinodo straordinario nei mesi di novembre e dicembre scorsi, hanno potuto, a loro modo, rivivere l’atmosfera unica di questa Assise, come una grazia ricevuta, studiare le esperienze dell’applicazione del Concilio e favorirne l’approfondimento ulteriore, alla luce delle esigenze nuove.

Se il vostro Colloquio ha potuto mettere in risalto un buon numero di testimonianze dei protagonisti del Concilio, io mi permetto di consegnarvi la mia testimonianza, legata alla mia esperienza e alle mie responsabilità attuali come ho spesso avuto l’occasione di esprimere e precisamente il 25 gennaio 1985 convocando il Sinodo.

Il Concilio Vaticano II resta l’avvenimento fondamentale della vita della Chiesa contemporanea: fondamentale per l’approfondimento delle ricchezze che le sono state affidate da Cristo; fondamentale per il contatto fecondo con il mondo contemporaneo in un impegno di evangelizzazione e di dialogo a tutti i livelli e con tutti gli uomini dalla coscienza retta. Per me, che ho avuto la grazia speciale di parteciparvi e di collaborare attivamente al suo svolgimento, il Vaticano II è sempre stato per il mio ministero nell’arcidiocesi di Cracovia e in modo particolare in questi anni del mio pontificato il costante punto di riferimento di ogni mia azione pastorale nello sforzo cosciente di tradurre le sue direttive con un’applicazione concreta e fedele, a livello di ciascuna Chiesa e di tutta la Chiesa. Bisogna ritornare incessantemente a questa fonte.

6. Al di là degli avvenimenti che tutti hanno potuto considerare e che voi avete cercato di analizzare obiettivamente, io vedo in questo Concilio la continuazione dell’opera dello Spirito Santo che ha utilizzato le risorse e guidato le riflessioni di pastori riuniti in questa assemblea che era l’espressione più piena della collegialità. Attraverso la loro differenza di mentalità, di formazione o di preoccupazione pastorali, e malgrado i loro limiti questi vescovi erano uomini ispirati dalla stessa fede in Cristo, dallo stesso amore appassionato per la Chiesa, dalla stessa preoccupazione di aprire le porte della Chiesa agli uomini dei nostri tempi che Dio ama e vuole salvare tramite la loro libera adesione. Lo Spirito Santo ha accompagnato il loro lavoro su un cammino spesso imprevisto, e questo stesso Spirito Santo ha affidato loro l’applicazione del Concilio, a tutti loro e soprattutto al mio venerato predecessore Papa Paolo VI che ha messo tanta cura per donare ad esso la continuazione necessaria. La Chiesa ha appena festeggiato solennemente, con una grande gioia e una speranza rinnovata, il 20° anniversario di questo avvenimento. Ma resta e deve restare vigilante, umile e disponibile allo Spirito Santo come scrivo nell’enciclica di oggi, per attuare quotidianamente il Concilio, nel modo migliore, ciascuno con la propria responsabilità di vescovo, di prete, di religioso, di laico, in unione con il magistero. Così potrà corrispondere all’intenzione dei padri conciliari e alla volontà del Signore Gesù, per il rinnovamento spirituale che il mondo aspetta oggi dalla Chiesa.

Ecco alcuni pensieri che mi salgono dal cuore quando mi date l’occasione di evocare il Concilio.

7. Al termine di questo incontro, permettetemi infine di riprendere a vostra intenzione alcune parole del messaggio finale del Concilio, l’8 dicembre 1965, agli uomini di pensiero e di scienza: “A voi ricercatori della verità, a voi uomini di pensiero e di scienza, esploratori dell’uomo, dell’universo e della storia . . . Il vostro cammino è il nostro . . . Cercate la luce del domani con la luce di oggi, fino alla pienezza della luce!”.

Con questo augurio fervente, imploro su voi stessi e sulle vostre famiglie la pienezza delle benedizioni di Colui di cui il Concilio Vaticano II ci ha ridetto, nelle parole di oggi, l’eterna attualità, egli che è fonte di luce, pienezza di verità, e sovrabbondanza di amore.

 

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