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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LA COMUNITÀ DI TAIZÉ

Taizé (Francia), 5 ottobre 1986

 

Carissimi fratelli, carissime sorelle, carissimi amici.

1. Grazie, fratello Roger, per le parole piene di fiducia e d’affetto che ha voluto rivolgermi. Vi saluto tutti nella gioia di Cristo: saluto voi, fratelli di questa comunità, e voi, suore di sant’Andrea che li aiutate; voi abitanti di Taizé, di Ameugny e dei villaggi circostanti; voi particolarmente, giovani, e tutti voi che siete venuti a trascorrere qualche giorno o qualche ora sulla collina di Taizé. Sono felice di trovarmi tra voi e di pregare con voi.

Come voi, pellegrini e amici della comunità, il Papa è solo di passaggio. Ma si passa per Taizé come si passa davanti ad una sorgente. Il viaggiatore si ferma, si disseta, poi riprende il suo cammino. I fratelli della comunità, come sapete, non vogliono trattenervi. Vogliono invece, nella preghiera e nel silenzio, consentirvi di bere l’acqua viva promessa da Cristo, di conoscere la sua gioia, di riconoscere la sua presenza, di rispondere alla sua chiamata, e poi di ripartire per testimoniare il suo amore e servire i fratelli nelle vostre parrocchie, nelle vostre città e nei vostri villaggi, nelle vostre scuole, nelle vostre università e in tutti i vostri posti di lavoro. Sia benedetto Cristo, che qui a Taizé come in molti altri luoghi nella sua Chiesa, fa scaturire sorgenti per quei viandanti assetati di lui che siamo tutti noi.

2. Oggi la comunità di Taizé è conosciuta in tutte le Chiese e comunità cristiane e perfino tra i massimi uomini politici del mondo, per la fiducia sempre piena di speranza che ripone nei giovani. È soprattutto perché condivido questa fiducia e questa speranza che sono qui questa mattina.

Carissimi giovani, per portare al mondo la lieta novella del Vangelo la Chiesa ha bisogno del vostro entusiasmo e della vostra generosità. Sapete bene, perché succede a chi è più anziano di voi, che dopo una marcia difficile e dopo essere passati attraverso molte prove, ci si sente presi dalla paura o dalla stanchezza e si lascia affievolire lo slancio proprio di ogni vocazione cristiana. Accade anche che le istituzioni, per routine o per carenze dei loro membri, non siano più sufficientemente al servizio del messaggio evangelico. La Chiesa ha bisogno allora della testimonianza della vostra speranza e del vostro ardore per adempiere meglio alla sua missione. Non limitatevi a criticare passivamente o ad aspettare che le persone o le istituzioni migliorino.

Andate nelle parrocchie, nei rettorati, nei vari movimenti e nelle comunità; e portatevi con pazienza la forza della vostra giovinezza e i talenti che avete ricevuti. Portate il vostro contributo fiducioso ai ministri della Chiesa; sono vostri servitori in nome di Gesù, e sotto questo aspetto avete bisogno di loro. La Chiesa ha bisogno della vostra presenza e della vostra partecipazione. Stando nella Chiesa sarete talvolta offesi da divisioni, da tensioni interne e dalle miserie dei suoi membri, ma riceverete da Cristo, che è il suo capo, la sua Parola di verità, la sua propria vita, il soffio dell’amore che vi permetterà di amarla con fedeltà e di realizzare la vostra vita compromettendola in un dono gioioso per gli altri.

3. Carissimi giovani, carissimi fratelli e sorelle, che li accogliete qui o che siete con essi e per essi pellegrini di riconciliazione in tutto il mondo, mi manca il tempo per parlare più a lungo questa mattina come invece farò questa sera a Lione davanti alla grande assemblea dei giovani della regione. Lasciate soltanto che vi ricordi la Lettera apostolica che ho indirizzato a tutti i giovani lo scorso anno in occasione dell’Anno internazionale della gioventù. Sviluppai allora la mia riflessione, nelle sue parti essenziali, intorno al ben noto testo evangelico che riporta il dialogo di Cristo con un giovane (cf. Mc 10, 17-22). Possiate approfondire maggiormente il vostro personale dialogo con Cristo e prendere coscienza con lui della vostra grande vocazione cristiana.

4. Ricordatevi anche di questa parola di Gesù: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (cf. Mt 18, 20). Quando una famiglia, un piccolo gruppo, una comunità più vasta o una parrocchia si riunisce nel nome di Gesù, per accogliersi e servirsi vicendevolmente come fratelli, per pregare Dio insieme, per meditare la sua Parola, e se sono in piena comunione con la Chiesa, per partecipare all’Eucaristia celebrata da un sacerdote; ecco che allora l’opera di riconciliazione e di riunione del Salvatore si dilata nel mondo. Qui uomini e donne, giovani, bambini, ascoltano l’invito a servire i loro fratelli, qui ricevono il cibo per la loro missione. Possiedono la pace e la forza interiore, ma vedono più lucidamente lo scandalo delle Chiese e delle comunità cristiane che non sono ancora pienamente riconciliate nella verità della fede e nell’amore, dei popoli che sono ancora in guerra, delle popolazioni che hanno ancora fame, delle ingiustizie che trionfano ancora. Diventati operatori di riconciliazione e di pace, sanno che Cristo cammina al loro fianco e che lui stesso dà loro la carità e la speranza necessarie per intraprendere con audacia e coraggio il cammino che potrà portare a un rinnovamento del mondo.

Fratelli e sorelle carissimi, amici carissimi: “Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo” (Rm 15, 13).



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