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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN FRANCIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ EBRAICA

Lione (Francia), 7 ottobre 1986

 

Signor gran rabbino, signori.

È una gioia incontrarvi all’indomani della festa di Rosh ha-Shana e porgere a voi, come pure a tutta la comunità ebraica di Lione e della regione, i miei migliori auguri. Che Dio, Padre di tutti gli uomini, vi ricolmi delle sue benedizioni!

In questi giorni in cui visito le comunità cattoliche di questa regione, il nostro breve incontro vuol essere un segno della stima e del rispetto che ci portiamo gli uni gli altri. Il dialogo leale e fraterno tra noi, come pure la nostra collaborazione a favore dell’uomo e della società, hanno come base fondamentale un certo numero di elementi della rivelazione che abbiamo in comune e che il decreto conciliare Nostra Aetate riconosce come un “grande patrimonio spirituale”.

In questi ultimi anni i rapporti tra le nostre due religioni sono nettamente migliorati. Questo cambiamento è dovuto in gran parte ai gesti di generosità e di amicizia di coloro che hanno saputo superare i pregiudizi o l’ignoranza, impegnandosi sulla via dell’amore fraterno. So che la storia delle relazioni tra ebrei e cristiani a Lione e nella regione non manca di esempi in tal senso. So anche che oggi, in questo luogo, tali relazioni verranno approfondite, nel rispetto delle intime convinzioni degli uni e degli altri, e nella ricerca della volontà di Dio. Ne ringrazio il Signore.

“Non a noi, Signore non a noi, ma al tuo nome dà gloria per la tua fedeltà, per la tua grazia” (Sal 113) “Celebrate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia” (Sal 106,1).



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