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VIAGGIO APOSTOLICO IN URUGUAY, CILE E ARGENTINA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLE RELIGIOSE E ALLE CONSACRATE
NEGLI ISTITUTI SECOLARI

 Santuario Nazionale di Maipù (Santiago del Cile)
 Vener
dì, 3 aprile 1987

 

Carissime religiose e membri degli istituti secolari.

1. È per me una gioia immensa potervi incontrare qui a Maipú, luogo tanto significativo e importante nella vostra storia. Infatti, proprio qui venne suggellata la libertà del Cile come nazione e la sua inviolabile fratellanza con il popolo dell’Argentina. E in questo stesso luogo, i padri della patria espressero il loro amore a Maria e fecero un voto che ha legato il destino di questo grande popolo alla Madre di Gesù Cristo.

In voi saluto tutte le persone consacrate alla vita religiosa e i membri degli istituti secolari. Il mio pensiero è inoltre rivolto a quanti stanno dedicando la loro vita al bene degli altri nei luoghi più remoti di questa amata terra, così come a coloro che non hanno potuto essere tra noi, perché stanno lavorando negli ospedali, si stanno occupando degli anziani o stanno prestando la loro opera in altri servizi educativi e assistenziali. Estendo il mio saluto a tutte le religiose e i religiosi infermi, che offrono il loro dolore alla Chiesa.

È questa un’occasione per confermarvi nella fede e per incoraggiarvi nella vostra vocazione di dedizione incondizionata al Signore, con “la gioia di appartenere esclusivamente a Dio” (Giovanni Paolo II, Redemptionis Donum, 8), giacché tutta la vostra esistenza è una risposta solenne al “seguimi” come dichiarazione di amore (cf. Mc 10, 21-31).

Questa dedizione vi deve rendere più sensibili alle sofferenze e alle necessità degli uomini e, allo stesso tempo, più fedeli alla Chiesa. La vita consacrata in questa amata terra cilena ha assunto con spirito di fede le direttive pastorali dei Vescovi, contribuendo così alla vitalità apostolica e ad un maggiore inserimento nelle Chiese locali.

Incoraggio il vostro sforzo di realizzare gli orientamenti espressi dal Concilio Vaticano II e dall’episcopato latinoamericano a Medellin e a Puebla sulla vita consacrata. Avete cercato di riscoprire i vostri propri carismi, di risalire alle origini dei vostri fondatori adattandole alle circostanze attuali, di rivitalizzare la vita di preghiera e la vita comunitaria nella linea evangelica, della tradizione e degli insegnamenti del magistero.

2. Con il vostro servizio nelle scuole, negli ospedali, nelle parrocchie e condividendo la vita e il destino dei più bisognosi, date testimonianza visibile di obbedienza, ovvero di accettazione della volontà di Dio, che vi chiama al suo servizio. Solamente nella condizione di povertà, sempre disposta ad ascoltare la parola di Dio nel cuore (cf. Lc 2, 19-51), e con una vita evangelicamente povera potrete avvicinarvi ai fratelli più bisognosi per aiutarli a scoprire il messaggio evangelico delle beatitudini e a migliorare, inoltre, le condizioni di vita.

La presenza della Chiesa nel mondo - e aggiungerei, qui e ora, nella vostra patria - comporta in ogni momento una serie di sfide che è bene affrontare con discernimento e audacia evangelica, come risultato di un autentico rinnovamento spirituale e comunitario. Per questo motivo ogni azione apostolica che vi viene affidata richiede una fedeltà a priori e una dedizione generosa alla parola e alla grazia di Dio che rendano manifesta la profonda ispirazione della vostra vita consacrata. La vostra dedizione a Gesù deve essere chiara e manifesta, in modo che il punto di riferimento di criteri, scale di valori e comportamenti, non sia altri che la persona e il messaggio dello stesso Gesù. Egli è la vostra guida, il vostro maestro, il vostro sposo, il vostro signore giacché la vostra vita è incentrata sul vincolo personale con lui. Per seguirlo e per condividere la sua stessa sorte avete lasciato ogni cosa (cf. Mt 19, 27), e così dovete farlo trasparire nelle vostre parole e nelle vostre azioni.

Spesso si sente dire che il mondo oggi ha sete del messaggio evangelico, e in questo senso si richiede alla vita religiosa di essere profetica. Ma cosa c’è di più profetico di una vita dedicata al Signore, al suo messaggio e all’impegno di renderlo manifesto agli uomini? Con la vostra vicinanza al fratello voi siete già un segno di speranza evangelica.

3. In un mondo in cui si lotta per il potere e per la ricchezza, dove la dimensione umana del proprio corpo perde il suo significato, svincolandosi dall’amore autentico, l’impegno nei confronti dei consigli evangelici per seguire Gesù Cristo più da vicino e più che mai profetico. Di fronte all’ingiustizia e alla violenza, di fronte al materialismo che distrugge la dignità umana, voi, fedeli alla Chiesa, abbracciate un cammino basato sulla dedizione a Cristo povero, puro e obbediente. “Non è ricco colui che possiede, ma colui che dà, colui che è capace di donarsi” (Giovanni Paolo II, Redemptionis Donum, 5).

Questo spogliarsi di ogni forma di orgoglio e di potere umano determina i rapporti tra le persone, e pone un’alternativa che deve essere vissuta nelle vostre comunità e che è ispirata alla beatitudine. “Il mondo ha bisogno dell’autentica “contraddizione” della consacrazione religiosa, come lievito incessante di rinnovamento salvifico . . . ha bisogno di questa testimonianza di amore, ha bisogno della testimonianza della Redenzione, così come è inscritta nella professione dei consigli evangelici” (Giovanni Paolo II, Redemptionis Donum, 14).

La vostra vita è una chiamata affinché il futuro dell’uomo e del mondo si orienti, già da ora, nella medesima prospettiva dei valori del Regno. Il vostro comportamento nel mondo deve ricordare all’umanità che continua ad essere valida l’esigenza evangelica secondo la quale per guadagnarsi la vita è necessario offrirla per amore (cf. Lc 9, 24). La testimonianza cristiana, inseparabilmente unita all’adempimento dei voti e degli impegni evangelici deve spingere ad allargare l’orizzonte delle aspirazioni umane e a rifiutare ogni ideologia che tenti di assoggettare ai dettami di una visione materialistica del mondo e dell’uomo. Le persone consacrate “col loro stato testimoniano in modo splendido e singolare che il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini” (Lumen Gentium, 31). E così, “di fronte a tutte queste potenze minacciose abbiamo deciso di essere poveri, poveri come Cristo, Figlio di Dio e salvatore del mondo, poveri come Francesco, eloquente immagine di Cristo, poveri come tante anime grandi, che hanno illuminato il cammino dell’umanità” (Giovanni Paolo II, Messaggio dato il giorno della Natività del Signore, 25 dic. 1986:  Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/2 [1986] 2046).

4. Per rendere manifesto e fecondo il lato religioso della vostra via, è importante che i membri degli istituti di vita attiva si impongano una seria riflessione allo scopo di raggiungere una sintesi autentica tra l’azione e la contemplazione. So che lavorate infaticabilmente per l’evangelizzazione e per servire secondo il Vangelo i vostri fratelli; so che operate in tutti i settori in cui la Chiesa si trova. Tutto questo, lungi dall’allontanarvi, esige che la vostra attività apostolica sia permeata da Dio; che la svolgiate con una grande purezza d’intenzioni e con uno spirito che irradi fraternità e armonia, senza escludere nessuno.

Per essere consacrati nell’ambito del lavoro quotidiano dovete sentire l’impellente necessità di ritrovare e amare Dio nel vostro operato. Non può esservi opposizione tra il vostro lavoro e la vera contemplazione. Ciò suppone che lavoriate per Dio e con Dio, che lavoriate con lui e lo troviate nel lavoro. Certamente questo richiede, a sua volta, che sappiate trovare dei momenti particolari di irrinunciabile intimità con il Signore. La contemplazione conduce all’azione apostolica e questa contribuisce a valorizzare l’importanza dei momenti dedicati esplicitamente alla preghiera e alla contemplazione.

Ogni anima consacrata è, in fondo, contemplativa. Come ci insegna il Concilio Vaticano II, gli istituti di vita contemplativa “offrono a Dio un eccellente sacrificio di lode e producendo frutti abbondantissimi di santità sono di onore e di esempio al popolo di Dio, cui danno incremento con una misteriosa fecondità apostolica” (Perfectae Caritatis, 7).

5. È per me motivo di gioia rivolgere, da questo Santuario mariano, alcune parole di particolare stima ed affetto a tutte le sorelle di vita contemplativa del Cile. Sì, voi siete il cuore palpitante della Chiesa; con la vostra vita monastica, austera ed esigente, voi siete vere cooperatrici della missione salvifica di Cristo ed eletta espressione del suo amore.

La dedizione alla quale Dio vi ha consacrate, per una particolare iniziativa del suo amore, manifesta una grande predilezione per voi. La vostra testimonianza, vissuta nella pace e nella tranquillità e con una profonda vita interiore, è poi una manifestazione di carità, di quell’amore sponsale che affonda le sue radici nell’amore di Cristo. Continuate dunque a proclamare con la vostra esistenza silenziosa e dimessa la gloria della Santissima Trinità, e aiutate i vostri fratelli, con le vostre preghiere e la vostra testimonianza, a raggiungere la pienezza di vita cristiana nel Padre, nel figlio e nello Spirito Santo.

Voi religiose che appartenete a istituti di vita attiva, dovete esercitarvi in questa capacità che offre la grazia, di ritrovare Dio in ogni momento. Gesù deve essere cercato e trovato li dove egli vi aspetta, nei “segni” da lui scelti: Eucaristia, Parola, sacramenti, comunità, eventi . . . Dovete essere contemplative nel vostro lavoro. Questo darà coerenza alla vostra vita e profondità alla vostra opera di apostolato. Segno di garanzia, sia per la contemplazione che per l’attività evangelica, è la “unità di vita”, tramite la quale si trova sempre il Signore e la sua volontà salvifica. In questa sintesi armonica tra contemplazione e azione, scoprirete che l’evangelizzazione è un mezzo privilegiato di santificazione e un normale esercizio della vita consacrata.

6. Voglio inoltre ricordarvi che, come persone che sperimentate nella vostra vita la grazia di essere riconciliati con Dio, siete, al tempo stesso, strumenti di riconciliazione nella Chiesa e nella società cilena. La libertà che vi viene data dalla pratica dei voti e degli impegni evangelici, vi deve sensibilizzare ai problemi del nostro tempo per illuminarli con la luce salvifica del messaggio cristiano. Non possiamo tacere sulla realtà del peccato e sulle sue conseguenze nella vita degli individui e delle società. Tutti possono vedere le funeste conseguenze degli egoismi, delle divisioni, delle vendette sparse ovunque nel mondo. Il cristiano non ha in pugno la soluzione immediata dei conflitti, ma può contare sulla dottrina evangelica per affrontarli: perdonare le offese, amare i nemici, nutrire sentimenti di misericordia nei confronti di tutti. Infatti, “l’esperienza del passato e del nostro tempo dimostra che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all’annientamento di se stessa, se non si consente a quella forza più profonda, che è l’amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni” (Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, 12). “La Chiesa vive una vita autentica, quando professa e proclama la misericordia” (Ivi). Per questo “la Chiesa ritiene giustamente come proprio dovere, come scopo della propria missione, quello di custodire l’autenticità del perdono, tanto nella vita e nel comportamento, quanto nell’educazione e nella pastorale” (Ivi, 14).

Gli impegni della vita consacrata, gioiosamente accettati, vi collocano in quella scuola della misericordia e dell’amore che deve caratterizzare i discepoli di Gesù. La teologia della croce, per voi specialmente, consiste nel trasformare le difficoltà e la sofferenza in amore di donazione, come Cristo che visse e morì amando. In contrasto con questo atteggiamento cristiano, c’è chi propugna teorie apparentemente più efficaci a breve termine, ma che, in realtà avviano inevitabilmente la spirale della violenza e trasformano la vita e la convivenza umana “in un’arena di permanente lotta degli uni contro gli altri” (Ivi, 14). Voi dovete essere strumenti di pace nelle mani del Signore e credere nella verità e nel vigore del Vangelo di riconciliazione. La pace comincia a diventare una realtà, sia a livello di individui che di popoli, quando esiste “il dono sincero di sé” (Gaudium et Spes, 24).

7. È particolarmente importante, care sorelle, che viviate intensamente la comunione ecclesiale. Sapete che questo è un segno che distingue i veri discepoli di Cristo. Questa comunione non si riduce solamente ad un vincolo giuridico, ma si radica bensì nella vita di Dio amore, vissuta e condivisa nella Chiesa come immagine della unità e della Trinità divina (cf. Lumen Gentium, 4). I religiosi e le persone consacrate, “animati dalla carità che lo Spirito Santo infonde nei loro cuori sempre più vivono per Cristo e per il suo corpo che è la Chiesa” (Perfectae Caritatis, 1). Infatti, “nell’apostolato, che svolgono le persone consacrate, il loro amore sponsale per Cristo diventa in modo quasi organico amore per la Chiesa come corpo di Cristo, per la Chiesa come Popolo di Dio, per la Chiesa che è insieme sposa e madre” (Giovanni Paolo II, Redemptionis Donum, 15).

Sforzatevi sempre di rafforzare i vincoli di comunione ecclesiale con i vostri pastori e cercate di essere in ogni momento fermento di unione tra i membri delle comunità. Come seguaci di Cristo dovete prestare una particolare attenzione a quanti si trovano in maggior pericolo o sono più emarginati. Che la vostra umiltà e la vostra accoglienza li incoraggi ad avvicinarsi al gregge dell’unico Pastore.

Le persone consacrate devono, con la loro vita di dedizione e sacrificio, dare testimonianza della missione della Chiesa come “sacramento”, che è stato scelto dal Signore come “segno e strumento dell’intima unione con Dio” (Lumen Gentium, 1). Questo cammino di riconciliazione, che è universalmente valido, risulta particolarmente importante nella vostra patria che è alla ricerca, tra innegabili tensioni, di un cammino di pace duratura. I vostri pastori hanno ripetutamente chiamato tutti gli uomini di buona volontà a compiere un grande sforzo per costruire la pace e trovare vie di solidarietà e riconciliazione all’interno di un legittimo pluralismo. Con la vostra preghiera, la vostra testimonianza di vita consacrata e di attività apostolica e caritativa siate sempre costruttori di comunione e di pace.

8. In questo atteso incontro con voi, care religiose del Cile, ai piedi della santissima Vergine, desidero lasciarvi una consegna speciale: seguite radicalmente Cristo! L’amore per la sua persona e la dedizione alla sua opera redentrice costituiscono la vostra opzione di vita. Per quanto riguarda la professione religiosa avete optato per lui in modo tanto radicale che “l’imperscrutabile ricchezza di Cristo” (Ef 3, 8) è diventata il centro e la misura di ogni altro impegno. Soltanto in Cristo e attraverso di lui voi discernete e operate qualsiasi scelta, così che il vostro servizio ai fratelli passa per la donazione incondizionata a Cristo, vostro Signore e sposo.

La dedizione radicale vi deve condurre ad una identificazione senza riserve con Cristo nel suo mistero di povertà, castità e obbedienza. Questo e non altro deve essere il punto focale più intimo ed ecclesiale del cuore della religiosa e la fonte della sua fecondità nella Chiesa e nel mondo. Il suo amore preferenziale per Cristo deve animare e orientare tutta la sua vita.

Il dinamismo della vostra dedizione incondizionata al Signore vi condurrà anche ad un rinnovato impegno nel vostro sforzo missionario all’interno e all’esterno della vostra patria. Con vera gioia ho saputo che missionarie e missionari cileni stanno già collaborando all’annuncio del Vangelo in altri continenti. Anche nel vostro paese, che il Signore sta benedicendo con abbondanti vocazioni, è importante e urgente che i religiosi e le religiose si rechino nei luoghi più remoti, difficili e bisognosi, e che creino lì la stabilità necessaria affinché l’opera della Chiesa si consolidi.

Desidero rivolgere in quest’occasione una speciale parola di incoraggiamento ai membri degli istituti secolari che, con il loro stile di vita consacrata, confermato dal Concilio Vaticano II, prestano un importantissimo servizio alla Chiesa del Cile, rispondendo alle nuove sfide apostoliche, essendo anche loro fermento di Cristo nel mondo. Il vostro carisma rappresenta un servizio di grande attualità. Con la vostra attività apostolica nel mondo, voi cantate la gloria di Dio e contribuite efficacemente alla realizzazione di quella civiltà dell’amore che è il disegno divino per l’umanità in attesa della sua gloriosa venuta.

9. Care sorelle, ho avuto la gioia di riunirmi con voi in questo tempio dedicato a Nostra Signora del Carmine. La Vergine continua ad essere il modello di ogni consacrato. Lei è la donna consacrata, la Vergine di Nazaret che ascoltando, pregando e amando è stata scelta per essere la Madre di Dio. “Se la Chiesa intera trova in Maria il suo primo modello a maggior ragione lo trovate voi, persone e comunità consacrate all’interno della Chiesa” (Giovanni Paolo II, Redemptionis Donum, 17).

Umile e dimentica di sè, Maria dedicò la sua vita affinché venisse compiuta in lei la volontà del Signore. La sua vita fu posta al servizio del disegno salvifico di Dio. In verità ella fu felice e fortunata. Privata di ogni potere che non fosse la forza dello Spirito che la copri con la sua ombra (cf. Lc 1, 35), non si sottrasse alla croce, ma visse la fedeltà sponsale al Signore come modello e Madre della Chiesa (cf. Lumen Gentium, 58).

Che la Vergine vi accompagni sempre, serve di Cristo; che ella vi insegni il cammino della fedeltà e della gioia umile mettendo l’esistenza al servizio del Regno; che ella vi guidi e vi incoraggi nel cammino della santità e nella attività evangelizzatrice.

A tutte le religiose e alle anime consacrate del Cile imparto la mia benedizione apostolica.

 

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