DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELL’ASSOCIAZIONE
NAZIONALE «SAN PAOLO» ITALIANA
Sabato, 30 maggio 1987
1. Rivolgo ora il mio pensiero ai Dirigenti e membri dell’Associazione San Paolo Italiana!
Carissimi, avete organizzato in questi giorni a Roma il primo convegno nazionale sul teatro cattolico ed avete desiderato vivamente questo incontro: vi ringrazio e a tutti porgo il mio più cordiale saluto, ricordando in modo speciale il Presidente Nazionale Monsignor Giovanni Battista Belloli e il Segretario Generale don Carlo Pedretti.
Sono molto lieto di sapervi impegnati nella discussione di un argomento sempre interessante e oggi assai importante. Perseverate con sempre rinnovato entusiasmo nelle vostre iniziative culturali e nelle vostre attività artistiche, convinti che anche il vostro impegno fa parte della meravigliosa impresa dell’evangelizzazione, a servizio della Chiesa, della società, dell’uomo, che tra gioie ed affanni percorre il cammino della sua esistenza.
Conosco le finalità dell’ANSPI, che come ente morale giuridicamente riconosciuto ha ampie possibilità di azione e di penetrazione e mi compiaccio altresì dei vari enti di servizio, che ad essa fanno capo, e cioè il Centro Studi Cinematografici, teatrali e musicali, l’Ente per la formazione professionale e l’Organismo turistico educativo.
Il teatro è sempre veicolo di un “messaggio” capace di esercitare un grande influsso su quanti, come attori o spettatori, vi partecipano. Commedia o tragedia, farsa o dramma, sempre il teatro è cattedra dalla quale si propone un insegnamento. L’attore che vive personalmente sulla scena i sentimenti di gioia o di dolore, di tristezza o di letizia, comunica i suoi sentimenti allo spettatore, che ne rimane sempre in qualche modo influenzato, impressionato o addirittura trasformato.
Voi comprendete quindi l’importanza della vostra organizzazione: mediante la promozione dell’attività filodrammatica, essa mira a mantener vivo l’impegno ricreativo e formativo, che serve sia agli attori sia agli spettatori per recepire il nobile messaggio della virtù.
Volgendo il pensiero alle diocesi d’Italia, alle tante parrocchie ed ai gruppi e movimenti laicali, auspico di cuore che l’ANSPI possa svolgere sempre un consolante ed efficace lavoro, suscitando interesse e partecipazione.
2. La vostra presenza mi dà l’occasione di accennare anche brevemente al sostegno che la Chiesa ha costantemente dato all’arte drammatica, riconoscendone il valore e le possibilità educative. Per questo essa ha sempre permesso e incoraggiato le “sacre rappresentazioni”, a cominciare dal Medio Evo. Celebri restano gli “Autosacramentales” ed altri tipi di azioni sacre popolari, che si svolgevano specialmente nei periodi liturgici più importanti.
Il Concilio Vaticano II, per parte sua, ha esortato caldamente a fare in modo “che anche l’antica e nobile arte del teatro... contribuisca all’armonico sviluppo culturale e morale degli spettatori” (Inter mirifica, 14), e Paolo VI in un noto discorso così commentava: “La Chiesa sa e riconosce l’importanza, l’efficacia, la potenza dello spettacolo; il che vuol dire che essa ne auspica la bellezza, la dignità, la missione, la gloria” (Insegnamenti di Paolo VI, III [1965] 399). Sull’argomento è ritornata l’istruzione pastorale Communio et Progressio definendo il teatro “una delle forme più antiche e più efficaci di comunicazione fra gli uomini” e rivendicando la “simpatia e attenzione” con cui essa ha sempre seguito l’arte scenica, “che nelle sue origini era strettamente legata a manifestazioni di carattere religioso”. L’istruzione concludeva: “Questo antico interesse per i problemi del teatro deve animare anche i cristiani di oggi, per ricavarne tutto l’arricchimento possibile” (Communio et Progressio, nn. 158.160).
3. Carissimi, l’interessamento e l’incoraggiamento della Chiesa e la sua sollecitudine pastorale, siano per voi che mi ascoltate come per tutti i sacerdoti e i laici che hanno responsabilità nelle Chiese locali uno stimolo a incentivare le filodrammatiche, che ben preparate, con dignità e competenza, possano annunziare e testimoniare mediante l’arte del teatro il messaggio salvifico di Cristo e la bellezza dei “frutti dello Spirito”, che, come scriveva san Paolo, sono “l’amore, la gioia, la pace, la pazienza, la benevolenza, la bontà, la fedeltà, la mitezza, il dominio di sé” (cf. Gal 5, 22).
In questo modo anche il teatro diventa autentico “apostolato” e i laici assumono ed esercitano le loro vere responsabilità nella Chiesa e nella società. Per essere sempre all’altezza di questi compiti, mantenetevi fedeli alla vostra fede cristiana ed alla chiamata del Signore, nella vostra vita quotidiana e nei vostri impegni artistici e organizzativi.
Con questi voti, vi imparto ora di cuore la benedizione apostolica, che estendo volentieri a quanti con voi collaborano.
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