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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL V SINODO
ORDINARIO DEI VESCOVI UCRAINI

Martedì, 29 settembre 1987

 

Signor cardinale,
cari fratelli nell’episcopato
.

1. Con le vostre consultazioni e discussioni durante il V Sinodo dei vescovi della Chiesa cattolica ucraina, svoltosi in Vaticano, avete voluto dare inizio alle vostre solenni celebrazioni del millennio del Battesimo della Rus’ di Kiev.

Sono lieto che al termine di questo Sinodo possa incontrarmi insieme con voi e per mezzo vostro con tutta la Chiesa cattolica Ucraina per condividere insieme la gioia di questo Giubileo millenario, che sarà anche celebrato da altri popoli e comunità ecclesiali, che trovano pure le loro radici spirituali nel Battesimo della Rus’ di Kiev. Già all’inizio del mio pontificato avevo espresso il desiderio di un mio pellegrinaggio spirituale legato al millennio, nei luoghi che furono la culla della Chiesa della Rus’ di Kiev.

Oggi, a conclusione del V Sinodo dei vescovi ucraini, che dà inizio alle vostre solenni celebrazioni millenarie, desidero significarvi la partecipazione nello spirito dell’intera Chiesa cattolica, che troverà un momento culminante nelle celebrazioni previste nel luglio del prossimo anno a Roma.

2. Il Papa che vi parla, il quale, da vescovo, ha già vissuto il millennio della Chiesa nella sua patria, desidera cantare nella vostra lingua, insieme con tutta la Chiesa universale, un solenne “Te Deum” qui a Roma, presso la tomba di san Pietro, vicino alla quale si trova quella di san Giosafat. E con che ardore questo Papa, vostro fratello, bacia spiritualmente quella terra di Kiev dinanzi al trono della “Sollecita Ausiliatrice dei Cristiani” presso la “Parete Indistruttibile”. Voi siete una parte fiorente della Chiesa universale, cresciuta sul retaggio millenario del Battesimo di san Vladimiro e di santa Olga. Voi appartenete a quella comunità cattolica che, situata geograficamente nel cuore del continente europeo, è importante per i vostri avvenimenti storici, sovente drammatici e segnati dal martirio. Voi siete figli della grande famiglia dei popoli cristiani slavi. Per tutti questi motivi, il Papa - slavo come voi - desidera trovarsi insieme coi propri fratelli.

Il dono del santo Battesimo di dieci secoli fa ha dato vita alla Chiesa della Rus’ di Kiev.

Il vescovo di Roma è ora con voi, si rallegra della vostra viva fede, della vostra perseveranza cristiana e, quotidianamente, visita la vostra Patria con le preghiere. Egli abbraccia con essa, in uno stesso palpito di amore, anche quei fratelli con i quali desidera avere la piena comunione nella fede e nella carità, a immagine della Chiesa ancora indivisa di mille anni fa.

3. Il santo Battesimo, per grazia di Dio, è un avvenimento capitale per l’esistenza stessa dell’uomo. Infatti il Battesimo dilata la vera dignità dell’uomo conferendogli la vita soprannaturale. San Paolo ci insegna:

“O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché . . . così anche noi possiamo camminare in una vita nuova . . . Ma se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui” (Rm 6, 3-8).

Ebbene, mille anni fa, il vostro popolo è entrato “nella nuova vita” grazie alla forza del santo Battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Cristo è entrato nella storia del vostro popolo, cominciando dal principe Vladimiro il Grande, con la forza del mistero pasquale.

4. Abbracciamo, dunque, nell’anno del giubileo millenario del Battesimo della Rus’ di Kiev tutta la storia della vostra Chiesa, che affonda le sue radici al tempo in cui tutta la Chiesa di Cristo in Europa viveva ancora nell’unità. Perciò il cristianesimo nella Rus’ di Kiev era ortodosso nella sua fede e nello stesso tempo cattolico nella carità, perché nasceva in un contesto ecclesiale non ancora dilaniato dal dramma della divisione.

Un segno esteriore di questa unità era il culto di san Clemente Papa, terzo successore di san Pietro, che subì il martirio con l’esilio nelle terre del Ponto Eusino. San Clemente è diventato simbolo dell’unità tra la Chiesa di Kiev e Roma. Di più, egli veniva considerato “protettore della terra della Rus’”, come testimonia l’antichissima preghiera recitata a Kiev per secoli.

“Perciò anche noi glorifichiamo, lodiamo e adoriamo Dio Uno nella santissima Trinità, ringraziando anche quel suo servo fedele, che moltiplicò il tesoro del suo Signore non soltanto a Roma, ma anche nella città di Korsun’ e in tutta la Rus’, dicendo: “egli è la gloria dei martiri e la ricchezza dei santi, la roccia incrollabile della Chiesa di Cristo, sulla quale le porte dell’inferno non prevarranno nella terra della Rus’ per tutti i tempi”.

5. Fratelli nell’episcopato! Fra poco varcheremo la soglia del secondo millennio, consci della nostra responsabilità per il futuro della Chiesa. Questa responsabilità si estende a ciascuna anima permeata dalla grazia del santo Battesimo, ad ogni seguace di Cristo crocifisso e risorto e, pertanto, ai singoli membri della Chiesa cattolica ucraina, nella patria vostra e nella diaspora.

A questo punto desidero sottolineare ancora una volta la dignità della persona umana. Da questa dignità - rafforzata dal Battesimo - scaturisce il diritto incontestabile di onorare Iddio in conformità alla propria coscienza. Uno dei diritti fondamentali della persona, acquisito nella coscienza del nostro tempo, è quello della libertà religiosa. Il rispetto dei diritti di Dio e dell’uomo interpella il cuore stesso dell’uomo. A tal fine, indirizziamo le nostre preghiere, accompagnate da una particolare sollecitudine e solidarietà da parte di tutta la Chiesa, perché i vostri fratelli e sorelle in patria possano realizzare la loro vocazione cristiana in piena libertà onorando Iddio pubblicamente secondo i dettami della loro coscienza nella fede dei propri antenati, nel proprio rito e nell’unione coi propri pastori e il vescovo di Roma.

6. Un’esperienza secolare ci insegna che lo sviluppo della Chiesa di Dio sia nelle terre avite, che nei paesi dove, negli ultimi decenni, è stato possibile per voi creare le nuove parrocchie ed eparchie, non dipendono soltanto dalle condizioni storiche o politiche.

Lo sviluppo spirituale della Chiesa, e attraverso di essa del popolo, dipende soprattutto dalla santità dei suoi membri e dall’aiuto della grazia di Dio. Perciò la Chiesa guarda con speranza ai fedeli laici, alle famiglie cattoliche, che per la loro stessa natura costituiscono la “chiesa domestica”, e alla gioventù.

7. Siamo alla vigilia dell’inizio del Sinodo del vescovi, che ha per tema “Vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo”. Alla luce di questo grande avvenimento nella Chiesa universale e nella prospettiva dei lavori portati già a termine dal vostro Sinodo, desidero incoraggiarvi, fratelli carissimi, a prendere delle decisioni pratiche importanti per la vita della Chiesa nel settore dell’apostolato dei laici nelle vostre parrocchie e nelle eparchie.

So che nell’ambito del vostro Sinodo opera una commissione per l’“Apostolato dei laici” e che questo tema così rilevante è stato oggetto dei dibattiti e discussioni in questo Sinodo e nei precedenti.

8. Consideriamo un momento, fratelli carissimi, alla luce dell’insegnamento del Concilio ecumenico Vaticano II, il ruolo e il posto dei laici nella Chiesa, specialmente nella prospettiva dell’apostolato per mezzo delle organizzazioni e associazioni laiche.

Ciascun cristiano nella sua stessa natura è apostolo e, grazie all’iniziazione cristiana mediante il Battesimo, diventa un membro del corpo mistico di Cristo.

“All’interno delle comunità della Chiesa l’azione dei laici è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato dei pastori non può per lo più raggiungere la sua piena efficacia” (Apostolicam Actuositatem, 10).

Però l’inizio della vocazione cristiana si realizza nelle comunità. Il Concilio ecumenico Vaticano II ha sottolineato con forza l’importanza dell’apostolato associato, che “corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si mostra come segno della comunione e dell’unità della Chiesa” (Apostolicam Actuositatem, 18).

9. Tutte queste organizzazioni e associazioni hanno per scopo di arricchire la missione della Chiesa, di approfondire il dinamismo della vita religiosa della comunità dei fedeli. Però esse possono svilupparsi e fruttificare solo nella comunità ecclesiale. Esse devono servire a questa comunità, vivificarla e unificarla. In questa ottica, “l’aggregarsi dei fedeli laici a scopo apostolico non ha nulla a che vedere con espedienti tattici momentanei” (cf. Angelus, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/2 [1987] 161ss.), con movimenti fuori delle strutture ecclesiali. Essi non possono pretendere di esprimere le loro opinioni o richieste a nome della Chiesa e dei suoi pastori.

10. Ai pastori, cioè ai vescovi e ai sacerdoti, spetta la cura di portare a maturazione apostolica il laicato, nello spirito di responsabilità e di ricerca di nuove forme di lavoro nel territorio dell’eparchia o parrocchia.

In questo campo, la vostra Chiesa ha le Confraternite ecclesiastiche, sviluppatesi nella tradizione orientale. Esse hanno svolto nella storia della Chiesa cattolica ucraina un ruolo importante. Accanto a quelle associazioni, di cui riconosciamo grandi meriti, ne sorgano pure delle nuove, ma sempre in unione coi propri pastori, con la Chiesa particolare, nella quale è presente e opera la Chiesa di Cristo, una, santa, cattolica e apostolica” (Christus Dominus, 11).

11. I nostri tempi esigono la presenza dei laici nei consigli pastorali diocesani e parrocchiali, specialmente nei settori catechistico, liturgico, caritativo, missionario e di promozione umana.

Nutro fiducia che in questo spirito avete preso delle risoluzioni concrete, nello spirito di quella “pastorale d’insieme”, che è richiesta dal nostro tempo (cf. Ioannis Pauli PP. II, Angelus, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X/2 [1987] 278ss.). Il prossimo Sinodo dei vescovi porterà in questo campo nuovi suggerimenti e approfondirà questa tematica vitale per la Chiesa.

12. Con queste risoluzioni, che sottoponete a questa Sede apostolica, arricchite dalle indicazioni del prossimo Sinodo dei vescovi, entreremo nel secondo millennio, con l’augurio che “il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni vostro buon desiderio e azione ispirata dalla fede” (2 Ts 1, 12).

13. Dal momento del santo Battesimo sulle rive del Dniepr è nata un’intensa vita religiosa di tanti figli e figlie spirituali di san Vladimiro. Su tale eredità di santità sono cresciuti tanti santi, fra i quali san Giosafat, a voi particolarmente caro, sono vissute tante sante madri e padri della vostra Chiesa, sovente a noi sconosciuti, i cui nomi però sono iscritti nel libro divino della storia e ben noti a Dio e alla santissima Vergine Maria come discepoli di Cristo.

Le sante mani della Madonna nella “Parete Indistruttibile” della cattedrale di Santa Sofia a Kiev sono sempre aperte e protese da quasi mille anni, cioè dal momento in cui il principe Jaroslàv il Saggio la elesse per Madre e Regina di tutta la Rus’. Essa prese allora sotto la sua materna protezione tutta la Chiesa e il popolo della Rus’ di Kiev nel loro cammino verso la patria celeste.

Affido a te, Madre di Dio Salvatore e sollecita ausiliatrice dei cristiani, le solenni celebrazioni del millennio della Rus’ di Kiev. O santa Madre di Dio, volgi il tuo sguardo pietoso e benigno sulla Chiesa cattolica ucraina e sul suo popolo! Preserva in loro il tesoro della fede, sostienili nelle difficoltà della vita terrena e conduci tutta l’eredità cristiana alla salvezza eterna!

A voi tutti qui presenti, ai vostri cari in patria e nel mondo, impartiamo la nostra benedizione apostolica.

Al termine dell’udienza ai Presuli del V Sinodo Ordinario dei Vescovi Ucraini, il Santo Padre riceve nella Sala del Concistoro i partecipanti al VI Congresso dei Laici della Chiesa Cattolica Ucraina, che si è svolto nei giorni scorsi a Roma sul tema “Il cristianesimo ucraino incontro al Secondo Millennio”.

Sia lodato Gesù Cristo!

Saluto cordialmente i partecipanti al sesto Congresso dei laici della Chiesa cattolica ucraina, che si è svolto a Roma in questi ultimi giorni del mese di settembre 1987. Il programma delle vostre riunioni era ricco di contenuto, e il grande numero dei partecipanti denota molto bene l’interessamento dei credenti ucraini per la vita della Chiesa. Anche il tema dei dibattiti è stato molto attuale; “Il cristianesimo ucraino verso il secondo millennio”.

Queste importanti questioni sono state, come sapete, oggetto delle consultazioni dei vostri venerati vescovi, riuniti presso la tomba di san Pietro e presso la tomba di san Giosafat nel V Sinodo episcopale. A loro ho già rivolto la mia parola, assicurandoli della partecipazione spirituale di tutta la Chiesa cattolica alle celebrazioni giubilari della Chiesa cattolica ucraina e del suo popolo.

Mi sento ora felice che posso rivolgere anche a voi, cari fratelli e sorelle, la mia parola di incoraggiamento e di paterna sollecitudine. Voi lo sapete bene che ciascun cristiano nella sua stessa natura e apostolo e, grazie all’iniziazione cristiana mediante il Battesimo e la Cresima, diventa un membro del popolo di Dio e del corpo mistico di Cristo. Il Concilio ecumenico dice chiaramente: “All’interno delle comunità della Chiesa l’azione dei laici è talmente necessaria che senza di essa lo stesso apostolato dei pastori non può per lo più raggiungere la sua piena efficacia” (Apostolicam Actuositatem, 10).

Il Concilio sottolinea inoltre l’importanza dell’apostolato associato, che “corrisponde felicemente alle esigenze umane e cristiane dei fedeli e al tempo stesso si mostra come segno della comunione e dell’unità della Chiesa” (Apostolicam Actuositatem, 18). Tutte queste associazioni hanno per scopo di arricchire la missione della Chiesa e di approfondire la vita religiosa della comunità.

Vi invito paternamente e vi incoraggio al proseguimento del lavoro e alla sollecita preparazione dei festeggiamenti giubilari del millennio del Battesimo della Rus’ di Kiev e del vostro popolo Ucraino.

Prego Iddio misericordioso, affinché benedica il vostro lavoro e sacrificio, e di tutto cuore imparto a tutti voi qui presenti, alle vostre famiglie e a tutti i vostri cari la mia benedizione apostolica.

 

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