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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI ALLIEVI DELL’ISTITUTO ECUMENICO DI BOSSEY

Lunedì, 8 febbraio 1988

 

Cari amici dell’Istituto Ecumenico di Bossey.

È per me un grande piacere incontrarvi oggi in Vaticano durante il vostro pellegrinaggio a Roma. Vi saluto con le parole dell’apostolo Paolo: “Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Fil 1, 2).

Negli ultimi cinque mesi nella vostra scuola universitaria avete studiato il tema “L’unità e la missione della Chiesa”. Lo avete fatto riflettendo sui vari sforzi compiuti dalle Chiese cristiane e dalle Comunità ecclesiali alla ricerca dell’unità che Cristo ha destinato a quanti lo seguono.

Avete puntualizzato che esiste una relazione essenziale e profonda tra l’unità dei cristiani e l’annuncio del Vangelo. Infatti l’unità dei cristiani e la missione sono indivisibili, come risulta dalla preghiera di Cristo per l’unità: “Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).

L’impegno di lavorare per una piena comunione è perciò urgente, perché è il mezzo per una più piena testimonianza a Cristo davanti al mondo. Il nostro comune Battesimo è già un appello e un incentivo a lavorare insieme in ogni modo possibile, superando divisioni ed evidenziando ciò che già ci unisce in Cristo Gesù.

Che la vostra visita alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo sia un’esperienza di arricchimento spirituale e un’ispirazione per il vostro lavoro ecumenico quando tornerete ai vostri Paesi. Prego il Signore di mantenere vivi nei vostri cuori il sogno e il desiderio rinnovati dell’unità tra i cristiani, così che possiate portare un reale contributo all’unità che Cristo vuole.

Esprimiamo insieme la nostra speranza ecumenica con le parole della lettera agli Efesini: “A colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen” (Ef 3, 20-21).

 

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