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VISITA PASTORALE IN VENETO, LOMBARDIA, TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PRESBITERIO DI BELLUNO

Col Cumano (Belluno) - Sabato, 16 luglio 1988

 

Fratelli carissimi, tra le molte interpretazioni di questa visita del Papa in Cadore, ciascuna ha del vero, ma c’è un aspetto e una interpretazione che devo sottolineare soprattutto qui, a Belluno. Vengo nel 10° anniversario dell’elezione e della morte del mio predecessore, Papa Giovanni Paolo I, ed incontro voi sacerdoti di Belluno e questo presbiterio bellunese al quale lui apparteneva.

Personalmente sento in modo molto profondo la mia appartenenza al presbiterio dal quale sono uscito. Naturalmente passano gli anni, cambiano le persone e il presbiterio della mia diocesi di origine è abbastanza cambiato, ma il suo nucleo è sempre lo stesso. Anche se cambiassero tutti rimarrebbe “presbiterio” della stessa diocesi, della stessa Chiesa.

Vi saluto come presbiterio di Albino Luciani. È lo stesso presbiterio, la stessa Chiesa in cui lui ha sentito la sua vocazione, in cui si è preparato al sacerdozio, è divenuto sacerdote ed ha cominciato questo ministero stupendo che è proprio della nostra vocazione.

Pensando a lui, saluto voi tutti; certamente, tra voi, vi sono anche i suoi coetanei, forse vi sono alcuni più anziani di lui; altri sono più giovani e con questi forse non ha avuto alcun contatto personale; ma è il suo presbiterio, è l’ambiente spirituale in cui si è “fatto” il suo sacerdozio, la sua vocazione sacerdotale e la consacrazione.

Pensando a questo, devo dirvi che vi incontro con grande commozione. Voglio augurarvi tutto quello che si può augurare ai sacerdoti, ai presbiteri, al “presbyterium” a quelli che, come diceva san Pietro, devono essere “forma gregis”. Vi auguro appunto questo, di essere “forma gregis” delle vostre comunità, di questa comunità di santa Giustina, dove ci troviamo, e di tutte le comunità della diocesi di Belluno; le parrocchie e le altre comunità dove compite il vostro ministero sacerdotale.

Questo e il mio augurio per voi e per tutto il presbiterio bellunese. Mi dice il vostro Vescovo che si deve nominare Belluno-Feltre. Lo faccio volentieri. Da queste due diocesi unite è nata un’unica diocesi. Vi sono regioni del mondo dove si devono dividere le diocesi, vi sono altri paesi, con altra storia, dove si devono unire, accumulare le parrocchie, anzi le diocesi, per avere una consistenza sufficiente, così come Belluno-Feltre.

Mi raccomando alle vostre preghiere, soprattutto alle preghiere di questi fratelli ammalati, che si trovano qui in mezzo a noi.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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