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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI FRANCESI E SPAGNOLI GIUNTI A ROMA
PER LA CANONIZZAZIONE DI 117 MARTIRI DEL VIETNAM

Lunedì, 20 giugno 1988

 

Cari fratelli nell’episcopato,
Cari fratelli e sorelle.

1. All’indomani della canonizzazione dei martiri del Vietnam sono felice di incontrare i membri della Società delle Missioni Estere di Parigi e quelli appartenenti all’ordine domenicano, così come i pellegrini provenienti dalla Francia e dalla Spagna. Voi avete conservata viva la memoria dei missionari partiti dai vostri Paesi nel corso degli ultimi secoli per portare il Vangelo nel lontano Oriente.

Oggi noi rendiamo grazie: noi abbiamo il privilegio di riconoscere come santi martiri numerosi vescovi e sacerdoti profondamente uniti con innumerevoli cristiani vietnamiti.

Noi rendiamo grazie per il loro eroico sacrificio; noi rendiamo grazie per questi testimoni illuminati dalla gloria di Cristo per averlo seguito sulla via della croce.

Sì, il vero motivo della nostra gioia oggi è quello di saperci in comunione con questi uomini che hanno portato il Vangelo, fondato la Chiesa in terra vietnamita, risposto senza riserve alla chiamata di Cristo. Avevano lasciato le loro terre senza speranza di ritornarvi. Sono presenti ora a tutti i loro fratelli del mondo, a quelli del Vietnam come a quelli della loro patria. La Chiesa venera in essi dei servitori fedeli coronati dalla gioia del Maestro, intercessori ed esempi per le generazioni future.

2. In questi vescovi e in questi preti noi ammiriamo il coraggio incrollabile della fede. Le persecuzioni e le sofferenze non li hanno piegati: solo era importante per loro l’integralità del loro impegno di battezzati a piegare tutto il loro essere alla persona di Cristo redentore. Nella loro giusta semplicità, nel loro ardore pieno di passione, i vescovi e i preti martiri che ammiriamo in questi giorni ci ricordano la grandezza del dono della fede che noi stessi abbiamo ricevuto, la serietà dell’adesione che il Signore ci chiede, la necessità d’essere, anche noi, dei testimoni per il mondo che ci circonda.

3. Il martirio ha coronato una vita apostolica eccezionalmente feconda da parte dei vescovi e dei preti che onoriamo. Pastori, essi lo sono stati con generosità, nell’obbedienza e nell’umiltà. I loro fratelli missionari e i fedeli del Vietnam ci hanno conservato il ricordo del loro zelo e ci hanno spesso trasmesso le loro parole. Noi li abbiamo visti incarnarsi con disinteresse nell’ammirevole popolo vietnamita. Hanno imparato la loro lingua e si sono immersi nella loro cultura. Hanno rispettato il fulcro delle loro tradizioni. Hanno amato le loro famiglie, educato i loro figli. Hanno mostrato deferenza verso i loro dirigenti. A immagine del loro maestro essi vennero per servire, per aiutare i poveri, per riunire i fratelli nella casa di Dio per predicare l’unità nell’amore.

Sacerdoti, avevano fretta di vedere dei figli del Vietnam accedere al sacerdozio e condurre il gregge, di vedere delle figlie del Vietnam consacrarsi al Signore come “amanti della croce”. Catechisti, hanno formato dei catechisti che diventeranno spesso loro compagni fino al martirio.

Hanno saputo mettere l’Eucaristia al centro della vita delle loro comunità. Hanno fatto scoprire i tesori della misericordia nel sacramento della Riconciliazione. Abbiamo moltissime testimonianze. Non è sorprendente vedere sant’Agostino Schoeffler e san Jean-Louis Bonnard ricevere l’estrema unzione poco prima della loro esecuzione dalle mani di coraggiosi sacerdoti vietnamiti? E non è altrettanto sorprendente vedere sant’Andrè Dung-Lac arrestato con san Pierre Pham Van Thi nel momento in cui gli si avvicinava per confessarsi?

4. Cari amici, l’insigne esempio dei padri delle Missioni straniere e dei fratelli predicatori ci invita a rendere grazie anche per lo slancio missionario ardente e integro che ha animato tanti giovani dei vostri Paesi, così anche per la generosità delle loro famiglie, delle diocesi, dei loro fratelli che hanno sostenuto le loro vocazioni. Ciò che celebriamo oggi, non ci invita forse a interrogarci sullo spirito missionario dei nostri tempi? Le condizioni sono cambiate, ma abbiamo noi la stessa convinzione che il Vangelo vale la pena di essere condiviso con i nostri fratelli, attorno a noi e fino alle estremità della terra?

Ci sono molti modi di essere missionari, voi lo sapete. Non posso intrattenervi a lungo.

Ma come non ricordare oggi chi divenne la patrona delle missioni? Infatti santa Teresa del Bambin Gesù ha vissuto, si può dire, nell’intimità di san Teofano Venard la cui immagine mai abbandonò per tutta la sua agonia. Ella aveva ritrovato la sua esperienza spirituale nella lettera d’addio di Teofano: “Non mi appoggio sulle mie forze, ma sulla forza di chi ha vinto la potenza degli inferi e della morte sulla croce (Die 3 dec. 1860). In una poesia ispirata dal missionario, ella così l’invoca:

“Per i peccatori io vorrei qui lottare,
soffrire all’ombra delle tue palme,
proteggimi, sostieni il mio braccio” (Die 2 febr. 1897).

Con Teresa che tanto avrebbe voluto raggiungere il Carmelo di Hanoi, con Teresa che offre la sua vita perché la buona novella della salvezza sia annunciata, noi invochiamo san Teofano e tutti i suoi compagni:

“O beato martire! vieni ad abbracciarmi con le fiamme virginali del tuo amore . . .!” (Die 2 febr. 1897).

Ieri, amatissimi, fratelli e sorelle venuti dalla Spagna, è stato un giorno di festa grande per il vostro Paese e per la Chiesa universale. La canonizzazione di centodiciassette martiri del Vietnam è la più numerosa che fino ad oggi sia mai stata realizzata. Fra di loro incontriamo vescovi, sacerdoti, catechisti, padri di famiglia.

Gli undici martiri spagnoli nativi di santo Domingo, che sono stati innalzati agli onori dell’altare, sono un fulgido esempio che deve ispirare un rinnovato impulso missionario ed evangelizzatore nella Chiesa spagnola.

Essi sono, allo stesso tempo, motivo di sano orgoglio per l’Ordine Domenicano, la cui provincia missionaria di nostra Signora del Rosario aprì tante vie nuove per la propagazione del Vangelo nelle Filippine, in Giappone, in Cina ed in Vietnam.

Questi undici santi martiri domenicani devono essere il seme per le nuove vocazioni missionarie e modelli di santità per tutti i cristiani.

Il primo martire spagnolo in Vietnam fu san Francisco Gil de Federich, e l’ultimo san Pedro Almatò; entrambi appartengono all’amata terra di Catalogna. Tortosa e san Feliù Saserra furono le città natali di questi due testimoni della fede.

All’interno della comunità valenziana nacque il martire san Jacinto Castañeda, nato a Jativa; egli offrì la sua vita insieme al primo martire vietnamita, san Vicente Liem de la Paz.

La nobiltà della terra aragonese è rappresentata da san Clemente Ignacio Delgado, di Villafeliche (Saragozza); morì fra i supplizi a 77 anni, dopo essere stato vescovo in quei territori di missione per 44 anni.

San Domingo Henares partì dalla costa della sua Andalusia per portare la buona novella di Cristo a terre lontane. Baena, nella campagna intorno a Cordova, lo vide nascere e lo considera come uno dei suoi figli più nobili.

Le vaste terre della Castiglia e Leòn hanno due nuovi santi: san Mateo Alonso Leciniaga, di Nava del Rey, e san Josè Fernandez di Ventosa de la Cuesta.

Santa Eulalia de Suegos, nella provincia di Lugo, è la piccola patria di san Josè Maria Diaz sanjurjo; e anche l’Asturia ha il suo primo santo nella persona del Vescovo Melchor Garcia Sampedro, che è già stato proposto delle missioni asturiane e delle attività missionarie di quello storico Principato.

Nella città di Santo Domingo de La Calzada, nasce san Jerònimo Hermosilla; ed i Paesi Baschi si onorano di avere il primo santo della Vizcaya, san Valentìn Ochoa, nato a Elorrio.

Cari fratelli e sorelle: in questi nuovi santi spagnoli troverete modelli e guide sicure per il cammino della vostra fede. Essi ci danno la chiave per capire la forza trasformatrice del donare tutto per gli altri. “Nessuno possiede più amore di colui che dona la vita per i suoi amici” (Gv 15, 13), ci dice Gesù nel Vangelo.

I nuovi santi, a imitazione di Cristo, donarono la loro vita per amore, mentre perdonavano coloro che li maltrattavano. La fermezza della loro fede e la loro invincibile speranza nella patria definitiva, li sostennero nel martirio. È questa fede cristiana che oggi deve essere realizzata per poter dare così una risposta alle sfide del nostro tempo.

I nuovi santi nacquero nel seno di famiglie spagnole. Essi rappresentano il frutto maturo di una vitalità cristiana che il vostro popolo ha manifestato nella sua storia, portando la luce del Vangelo a nuovi popoli e culture.

Che anche oggi la famiglia spagnola sappia portare in sè quei valori a quelle virtù che la resero feconda nel passato, come propagatrice della fede e come vivaio di vocazioni sacerdotali e religiose.

Che per intercessione dei nuovi santi domenicani, i fedeli cattolici spagnoli, come anche i sacerdoti e le diverse famiglie religiose, sotto la guida dei propri pastori, si aprano con rinnovato entusiasmo e dedizione alla azione missionaria, che scrisse tante pagine gloriose durante la sua storia secolare, ma che continua ad avere bisogno di nuovi operai che lavorino per la messe del Signore (cf. Lc 10, 2).

Vi benedico tutti di cuore.

 

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