DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA VEGLIA DELLA DIOCESI DI ROMA
Domenica, 16 ottobre 1988
Carissimi fratelli e sorelle,
Dieci anni fa la Chiesa di Roma ha ricevuto dalla divina Provvidenza un nuovo Vescovo venuto da lontano. Questo Vescovo vi ha incontrato e salutato per la prima volta con le parole: sia lodato Gesù Cristo. Vuole farlo anche oggi, dopo dieci anni, con lo stesso saluto: sia lodato Gesù Cristo.
Voglio salutare la Chiesa di Roma, tutti i romani e tutti i cristiani riuniti in tutto il mondo attorno alla Chiesa di Roma ed al suo Vescovo. Vi ringrazio di cuore per questa vostra presenza oggi, per questa vostra fiaccolata. Ringrazio il mio amatissimo fratello, il Cardinale vicario che veramente da dieci anni porta con me tutta la responsabilità della diocesi di Roma e non solamente la porta con me, ma è per me un fratello amatissimo e guida sicura in tutti i problemi della grande città e della grande diocesi di Roma, in tutti questi problemi che insieme dobbiamo incontrare pastoralmente. Lo ringrazio di cuore, come ringrazio anche tutti i carissimi fratelli nell’episcopato, i Vescovi ausiliari di Roma.
Ma voglio allargare questo mio saluto, questo mio ringraziamento a tutta la città, a tutta la diocesi e a tutte le parrocchie romane. Cerco sistematicamente di visitare queste parrocchie, ma sono numerose. Spero che forse in questo anno, decimo del mio Pontificato, potrò visitare quasi la metà delle parrocchie. Attraverso queste parrocchie saluto tutte le Chiese domestiche, tutte le famiglie e tutte le persone: i nostri fratelli e sorelle nella fede, come anche coloro che non condividono la nostra fede cattolica. Tutti, nella visione ecclesiologica del Vaticano II, appartengono in qualche modo al Popolo di Dio, perché tutti sono creati dallo stesso Padre creatore, tutti sono redenti dallo stesso Figlio redentore, e in tutti lavora di nascosto, misteriosamente, lo stesso Spirito Santo Paraclito.
La Chiesa di Roma è una Chiesa ricca, ricca di persone, di comunità, ricca di istituzioni. Voglio salutare tutte queste istituzioni cominciando da tante comunità religiose, comunità di fratelli e di sorelle che fanno parte della nostra diocesi e prendono anche parte alla nostra missione pastorale per la diocesi di Roma e naturalmente per la loro missione che è universale. Fin dove giungono i loro fratelli e sorelle nella Chiesa, nella missione della Chiesa, arriva anche la responsabilità di queste case generalizie e di altre che trovano il loro posto nella nostra diocesi.
Istituzioni di grandissima importanza sono le università romane. Penso a tutte, ma soprattutto a quelle pontificie in cui vengono a trovare la scienza teologica tanti studenti, non solamente della nostra diocesi, ma di tutto il mondo. Dentro tutte queste istituzioni di formazione sta quello che si chiama “Pupilla oculis” del Vescovo, il seminario: il seminario romano e altri seminari di Roma che preparano i futuri sacerdoti della nostra diocesi e di altre diocesi, in Italia e fuori Italia.
Voglio abbracciare tutti. In questo abbraccio odierno, come nella prima serata dieci anni fa e come durante tutti questi anni trascorsi, voglio trovarmi vicino specialmente a coloro che soffrono, che sono malati nelle cliniche, negli ospedali, nelle case, a tutti coloro che sono abbandonati, che soffrono non solamente nel fisico, ma anche nello spirito. Vogliamo che trovino posto dentro la nostra comunità, che trovino attraverso questa nostra comunità cristiana, comunità petrina il cuore del Salvatore che è aperto per tutti e specialmente per i sofferenti.
Saluto e abbraccio gli anziani, i giovani, i bambini, i neonati, tutte le età, tutte le generazioni della nostra città e della nostra Chiesa.
Siete venuti qui per la fiaccolata. Portate nelle mani la luce, la stessa luce che si porta durante la veglia pasquale, la stessa luce che si porta durante il Battesimo. Questa luce nelle vostre mani simboleggia Cristo che è luce del mondo, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo. Allora, carissimi fratelli e sorelle, vi auguro di cuore, a tutti e a ciascuno e a ciascuna dei romani, che Cristo rimanga sempre la luce della nostra vita e che noi possiamo camminare nella sua luce e così, camminando nella sua luce, non perdere la strada, la strada della vita umana, ma trovare la strada di un profondo significato della vita umana: Cristo. E finalmente di trovare la strada che ci porta alla casa del Padre, del Padre nostro che è nei cieli.
Grazie per la vostra presenza.
Voglio ancora invitare il carissimo Cardinale vicario ed i Vescovi presenti ad impartire adesso a tutti i partecipanti alla nostra comune preghiera e a tutti i romani una benedizione apostolica.
Sia lodato Gesù Cristo.
Buona notte.
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