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VIAGGIO APOSTOLICO IN MADAGASCAR, LA RÉUNION, ZAMBIA E MALAWI

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto «Ivato» di Antananarivo (Madagascar)
Venerdì, 28 aprile 1989

 

Signor Presidente.

1. Ringrazio vostra eccellenza per le parole di benvenuto con le quali mi ha accolto sul suolo del Madagascar. Nella vostra persona, sono felice di salutare molto cordialmente tutta la nazione malgascia. Voi avete il compito di incarnare la sovranità e di dirigerne la vita pubblica, in un momento in cui la crescita di questo popolo incontra delle difficoltà di ogni ordine nel mondo contemporaneo. Vorrei anche esprimere la mia gratitudine a tutte le personalità del governo e alle autorità regionali che hanno voluto partecipare a questa cerimonia di accoglienza.

Di tutto cuore, in questo primo contatto, auguro ai Malgasci un costante progresso sul piano spirituale e morale come sul piano economico e sociale, perché essi vedano soddisfatte le loro aspettative e tutti possano godere la prosperità e la pace. Le nobili tradizioni di questo popolo e la sua cultura ancestrale sono le garanzie della sua coesione e delle sue capacità nell’affermare la personalità originale del Paese nel concerto delle nazioni mettendo in rilievo le preziose risorse umane e fisiche della grande isola.

2. Anzitutto, la mia venuta in questa terra ha una portata pastorale. Come Vescovo di Roma, avendo ricevuto il compito di vegliare sull’unità della Chiesa cattolica, desidero incontrare, su suo invito, la Chiesa che è nel Madagascar. Saluto con affetto i suoi Pastori qui presenti, il Cardinal Victor Razafimahatratra, Arcivescovo di Antananarivo e monsignor Albert Tsiahoana, Presidente della Conferenza Episcopale, come pure i Vescovi e le personalità religiose che li accompagnano.

Con i fedeli malgasci, ci uniremo nella preghiera, nella professione di fede in Cristo, nella testimonianza evangelica. Io vengo a confermare i miei fratelli nella fede, come l’apostolo Pietro che ne ha ricevuto il mandato dal Signore. Da più di un secolo, l’annuncio del Vangelo è stato portato per la prima volta dai missionari venuti dall’Europa; sono ancora numerosi oggi a servizio della Chiesa in questo Paese. Hanno fondato una comunità cattolica che ben presto ha dimostrato il suo dinamismo e la sua generosità. Quasi subito alcuni dei suoi figli e delle sue figlie hanno risposto all’appello del Signore per diventare religiosi, religiose o sacerdoti; hanno permesso di rinsaldare la comunità, di designare dei Pastori, fondando diocesi strutturate, di assumersi la responsabilità della missione ecclesiale con l’insieme dei battezzati.

In questa Chiesa, è per me una grande gioia celebrare qui la prima beatificazione: di una figlia di questa terra, Vittoria Rasoamanarivo, cristiana laica esemplare, venerata dai suoi fratelli e dalle sue sorelle come modello e ispiratrice della fede e della carità, per la partecipazione attiva e responsabile di tutti all’animazione della comunità.

3. Arrivando nella grande isola, incontrerò anche cristiani appartenenti ad altre comunità ecclesiali che intrattengono relazioni amichevoli ed aperte con i cattolici. Fin d’ora desidero salutarli ed assicurarli che vengo con uno spirito di dialogo, di ricerca della verità, di rendimento di grazie per il battesimo e la fede che già ci uniscono. La collaborazione dei cristiani in vari campi dimostra che si è costruita una viva fraternità. Ne vedo un segno eloquente nell’antichissima traduzione della Bibbia che ha permesso ai Malgasci di accedere al messaggio cristiano nella loro lingua e che è salutata come un avvenimento culturale e spirituale notevole della vostra storia.

La preoccupazione del benessere, della crescita e della dignità dell’uomo mi avvicina anche ai membri di questo popolo che non aderiscono alla fede cristiana. Siano certi del mio rispetto per le loro convinzioni e della mia stima per la loro buona volontà e tolleranza, in un Paese che si sforza di promuovere una piena libertà religiosa.

4. La Chiesa cattolica, da parte sua auspica di portare il suo contributo più attivo al bene di tutta la Nazione. I Vescovi di questo Paese hanno coinvolto tutti i loro fratelli nel lavorare con determinazione nel campo del risanamento dell’economia nazionale; incoraggio volentieri questi orientamenti che procedono nella realizzazione di quello che i primi cristiani nella vostra terra hanno cercato di promuovere.

In particolare, partecipano con dedizione all’educazione della gioventù, numerosa e dinamica, talvolta inquieta nel suo desiderio di realizzare il suo ingresso nella vita attiva con le migliori possibilità. Per la formazione professionale come pure per promuovere una buona maturità morale e spirituale, le scuole cristiane sperano di rendere un vero servizio alla Nazione.

In linea con lo spirito evangelico, i cristiani desiderano anche consacrarsi alla cura dei malati e al sostegno dei più poveri, dei più diseredati dei loro fratelli. So che il loro disinteresse e la loro capacità in questi campi sono da tutti riconosciuti e auspico che continuino generosamente queste attività.

5. Signor Presidente, nel momento in cui accogliete, a nome dei vostri compatrioti, il successore di Pietro nella vostra terra, desidero esprimere ancora una volta la mia stima e i miei auguri per il popolo di questo Paese. Vengo animato da fiducia e dalla speranza. Spero profondamente che la mia visita pastorale sia utile al vostro Paese. Io la considero un servizio reso alla Chiesa del Madagascar, per fortificare la sua vocazione specifica di realizzare la comunione e contribuire alla solidarietà di tutto il popolo, secondo il tema che essa ha proposto per queste giornate.

Vi ringrazio vivamente per tutto quanto avete fatto per facilitare la mia visita e, nel manifestarvi ancora la mia gratitudine per il vostro benvenuto, prego Dio onnipotente di benedire tutti quelli che per le loro responsabilità sono al servizio della Nazione e di concedere le sue grazie a tutti i Malgasci.



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