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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A S.E. IL SIGNOR MICHEL AKIS PAPAGEORGIOU,
NUOVO AMBASCIATORE DI GRECIA PRESSO LA SANTA SEDE

Sabato, 1° luglio 1989

 

Signor ambasciatore.

Ho ascoltato con profondo interesse l’indirizzo di saluto da lei pronunziato alla presentazione delle lettere credenziali come ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica greca presso la Santa Sede. La ringrazio di cuore e la prego di trasmettere la mia gratitudine e sua eccellenza il Presidente Christos Sartzetakis per la sua nomina all’alto incarico che lei assume oggi. Quanto a lei, signor ambasciatore, le do il benvenuto a nome della Santa Sede e formulo voti cordiali per il successo della sua missione e anche per il suo soggiorno a Roma, dal momento che lei sarà il primo ambasciatore di Grecia presso la Santa Sede a risiedere a Roma in permanenza.

Vostra eccellenza ha molto ben sottolineato l’attaccamento del suo Paese agli ideali proposti, nell’antichità, a tutta l’umanità, come pure ai valori spirituali e morali del cristianesimo. Questa profonda e ricca tradizione costituisce una fonte di ispirazione per elaborare vie che conducano allo sviluppo integrale della persona umana e alla felicità dei popoli. Lei si è premurato di precisare che, da parte sua, il governo di Atene mette in atto un impegno a livello nazionale e internazionale per favorire il dialogo delle persone, dei gruppi sociali, degli Stati. Non è forse questa la dinamica interna che conduce la Nazione ellenica sulla strada della collaborazione e della solidarietà con le popolazioni della terra che soffrono di ritardi nello sviluppo o di calamità endemiche?

Questo impegno dei suoi responsabili e dei suoi connazionali è certo in armonia con la sollecitudine della Santa Sede in materia di difesa e promozione dei diritti della persona umana, della giustizia e della pace nel mondo contemporaneo. Posso ricordare due encicliche dei miei venerati predecessori? Penso alla “Pacem in Terris” di Giovanni XXIII del 1963, indirizzata per la prima volta a tutti i capi di Stato, e, d’altra parte, ricordo con gratitudine la Populorum Progressio, firmata da Paolo VI nel 1967 e di cui io stesso ho sottolineato la portata con un documento speciale nel ventennale. Con il passare del tempo, diventa chiaro che questi due documenti hanno molto contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica a quanto la Chiesa fa e dice nel campo dei diritti umani, della condivisione dei beni della terra, della priorità da dare ai diseredati, dei rischi corsi dall’umanità quando la scienza e la tecnica si chiudono davanti alla coscienza, delle sue iniziative, ufficiali e non, a favore della pace.

Ascoltandola dire di essere risoluto a non risparmiare alcuno sforzo nello svolgimento della sua alta missione, sono felice di incoraggiare vostra eccellenza a rafforzare le buone relazioni già esistenti tra la repubblica di Grecia e la Santa Sede e, in senso lato, ad operare per i valori umani, morali e spirituali, senza i quali le civiltà conoscono delle crisi drammatiche, quando addirittura non sono destinate a scomparire.

Ho la certezza fiduciosa che la sua missione contribuirà in particolare alla tranquillità e al felice inserimento, nella società greca, delle comunità cattoliche, di rito latino o bizantino.

Al termine di questo incontro, ho il piacere di sottolineare il fatto che lei è l’ambasciatore del decimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra il suo Paese e la Sede Apostolica di Roma. Desidero assicurarle, eccellenza, che godrà ampiamente, in questa Città del Vaticano, del rispetto, della comprensione e del sostegno che ha il diritto di aspettarsi. E le auguro di trovare le soddisfazioni desiderate nell’esercizio del suo alto incarico.

A Dio affido la sua missione che oggi ha inizio, e insieme la prosperità, la concordia e il benessere della sua nazione.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 


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