DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI GIOVANI DELLA FONDAZIONE
«LES ORPHELINS APPRENTIS D’AUTEUIL»
Castel Gandolfo - Venerdì, 28 luglio 1989
Cari giovani, cari amici.
Certo voi vi aspettate che anche il Papa faccia la sua parte! In questo caso, il mio compito sarà più breve e più facile del vostro!
Per prima cosa, vi esprimo la mia profonda riconoscenza. Anche se questa venuta a Castel Gandolfo rappresentava per voi un bel sogno e una festa, avete avuto da risolvere dei problemi organizzativi. Ma, al di là di questo, la mia gratitudine ha per oggetto la vostra commedia musicale. Mi ha enormemente colpito.
Desidero congratularmi con gli attori, i cantori, i musicisti, i coristi, i tecnici. Nella sua parte, ciascuno è stato perfetto. Nel suo armonioso sviluppo, la vostra opera mi ha fatto pensare - con vivo desiderio - all’avvento di una società in cui le necessarie differenze e le indispensabili complementarietà possano realizzare il magnifico e benefico concerto degli individui e dei popoli.
Infine, voglio incoraggiarvi a far conoscere più ampiamente la vostra creazione artistica, soprattutto tra i giovani. Se la figura biblica del giovane Gionata è commovente, per la sua morte prematura sul monte Gelboè e, prima, per le sue grandi sofferenze a causa della rivalità tra suo padre, il re Saul, e David, la vostra rappresentazione descrive in qualche modo tutta la gioventù contemporanea segnata da difficili prove. Voi le avete ben descritte, non occorre ripeterle. Insomma, “Gionata, seme d’amore” è “il mistero della sofferenza vinta dalla speranza”, il superamento morale e spirituale di tutti i Gionata del mondo. Questo “mistero”, nel senso medievale del termine, ricorda molto il “Mistero della Passione e della Risurrezione di Gesù di Nazaret”. Siete riusciti a presentare con uno stile attuale la più grande sfida o il più grande paradosso della storia: la Croce, simbolo di tutte le forme di sofferenza, può condurre alla luce e alla vita. La vostra opera, o meglio la vostra testimonianza di giovani ha già riacceso la speranza in tanti cuori. Sarebbe bello che altri giovani nel mondo, nella propria cultura, realizzassero un lavoro simile al vostro, per dischiudere dappertutto le porte della speranza.
Affido a Cristo, redentore dell’uomo, le vostre persone, le vostre intenzioni, e l’opera ammirabile del vostro fondatore, il beato Daniel Brottier. Raccomando ugualmente alle vostre ferventi preghiere l’esito del grande raduno per i giovani di Santiago di Compostela.
E ora vi imparto di cuore la mia apostolica benedizione.
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