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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL TOGO
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 12 giugno 1989

 

Cari fratelli nell’Episcopato.

1. Con gioia vi accolgo in occasione della vostra visita “ad limina”, la prima dopo il mio viaggio pastorale nel vostro Paese nell’agosto del 1985, quando portai il messaggio eterno del Vangelo alle vostre popolazioni così cordiali e ospitali.

Ringrazio vivamente monsignor Robert-Casimir Dosseh-Anyron Arcivescovo di Lomè, e Presidente della Conferenza Episcopale del Togo, dell’indirizzo di saluto presentato a nome vostro. Salutandolo cordialmente, raggiungo con il pensiero le vostre quattro comunità diocesane di Lomè, di Atakpamè, di Sokodè e di Dapango, per le quali rinnovo, nel ministero che condividiamo, i miei voti ferventi di bene fisico e spirituale.

In questo incontro quinquennale voi trovate l’occasione di una ripresa per l’esercizio delle vostre responsabilità di successori degli apostoli. Esso vi consente anche di vivere più intensamente la comunione con il successore di Pietro, di condividere e apprezzare sempre più l’immenso patrimonio dei valori spirituali e morali che la Chiesa intera possiede in tutto il mondo, grazie al lavoro dei pastori che fanno fruttificare i molti talenti dispensati da Dio ai cristiani della terra.

Infine, la vostra venuta a Roma riveste un significato sacro in quanto pellegrinaggio alle tombe dei santi Pietro e Paolo: auspico intensamente che nella preghiera a questi apostoli, colonne della Chiesa romana, attingiate nuova energia per il servizio al caro popolo del Togo.

2. La vostra visita mi consente di meditare con voi su alcuni aspetti della nostra missione di Vescovi, così descritta nella prima lettera di san Pietro: “Pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio . . ., non spadroneggiando sulle persone a voi affidate, ma facendovi modelli del gregge” (1 Pt 5, 2-3).

Nel momento della vostra consacrazione episcopale, ciascuno di voi ha ricevuto, con l’imposizione delle mani, lo Spirito che fa di voi i grandi sacerdoti e Pastori del popolo santo. E il Signore mi ha dato, in mezzo a voi, il compito di confermarvi in questa grande missione, affinché insieme noi assicuriamo l’unità della Chiesa, la sua fedeltà e la sua crescita.

 “Pascete il gregge di Dio che vi è affidato” (1 Pt 5, 2). Che cosa significa oggi? Il Pastore ha il compito di raccogliere e guidare. Il Vescovo ha la missione di raccogliere i cristiani. Lo fa quando presiede l’Eucaristia, sacramento che edifica la Chiesa. Lo fa quando invia nel mondo i battezzati a compiere la loro missione di testimoni del Vangelo.

Voi siete gli artefici dell’unità in ciascuna delle vostre diocesi, e anche fuori. Grazie ai rapporti instaurati nella Conferenza Episcopale, voi manifestate che la Chiesa è una di fronte a tutta la nazione togolese. Al di là dei diversi gruppi di credenti che si formano per iniziativa dei sacerdoti o dei laici nella comunità diocesana, voi siete chiamati ad allargare l’orizzonte, a collegare i fedeli all’unica Chiesa e soprattutto alla Sede Apostolica, che è anch’essa al servizio della comunità.

Cari fratelli, continuate a esercitare il vostro carisma dell’unità non solo nel quadro diocesano ma in tutta la Conferenza Episcopale. Così, quello tra voi che ha operatori apostolici in numero ragionevole pensi a colui che ne ha di meno. Quello tra voi che gode di strutture di formazione ecclesiale le faccia usare anche dagli altri. In breve, la vostra Chiesa del Togo dimostri una unità dinamica, frutto di una adesione all’essenziale in una comunione attiva animata dalla carità di Dio! Il desiderio di portare la buona Novella a tutti i Togolesi, ai figli e alle figlie d’Africa come pure agli altri membri della famiglia umana, rafforzi la vostra coesione! Porterete così a termine l’opera missionaria iniziata dai vostri antenati con successo e che tocca a voi a vostra volta far progredire. La vitalità della vostra Chiesa è di buon augurio per l’avvenire, come lo è la dedizione dei sacerdoti e dei catechisti, dei religiosi e delle religiose delle vostre diocesi.

L’autorità da voi esercitata in qualità di Vescovi è come quella di un padre, che cerca di amare, di comprendere e, per questo, si avvicina ai suoi collaboratori e al suo Popolo. Un padre che ha cura di essere accogliente, particolarmente per i sacerdoti, conoscendo le loro aspirazioni e le loro necessità, come il Buon Pastore del Vangelo conosce ciascuna delle sue pecore. Tocca al Vescovo consigliare, incoraggiare, aiutare con bontà e semplicità di cuore quelli che hanno delle responsabilità affinché se le assumano per il bene della Chiesa.

Sappiate creare una reale solidarietà nel presbiterio e una gioiosa convivialità tra i suoi membri perché ciascun sacerdote riconosca nel Vescovo un pastore a lui vicino nel servizio ai fedeli. Che la solidarietà tradizionale dei popoli del vostro continente si manifesti nel rapporto tra gli operai del Vangelo!

3. Leggendo i vostri rapporti quinquennali si direbbe che nel Togo, come in molti paesi d’Africa, la pastorale familiare è un obiettivo prioritario. Voi siete consapevoli del ruolo importante della famiglia nell’evangelizzazione, l’inculturazione, l’edificazione della società, come anche per la fioritura delle vocazioni sacerdotali e religiose. Così conviene accordare una cura particolare alla costituzione della comunità familiare: dire con chiarezza che cosa essa è secondo il Vangelo, ispirarne la stima, mettere in evidenza la grandezza dell’unità della coppia nella sua indissolubilità, mostrare come essa sia garante dei diritti dei bambini e della sposa. Si tratta di un’azione difficile e di lungo respiro. Tuttavia non cessate di far comprendere che la famiglia cristiana è una comunità di amore atta, in modo unico, a insegnare e trasmettere i valori essenziali alla società.

4. Nel Togo, i cattolici si trovano a contatto con fratelli e sorelle che appartengono ad altre fedi o praticano la religione tradizionale. Frequentando queste persone, essi sono per così dire stimolati all’approfondimento della loro fede, per poterne rendere conto.

In primo luogo, la Chiesa, come ogni organismo vivo, deve assicurare la propria crescita. So quali sforzi mettete in atto in questo campo nei confronti dei bambini e dei giovani in età scolare. Vi esorto a offrire ai battezzati i mezzi per progredire nella fede, come si offre loro, nel vostro Paese, una scolarizzazione avanzata.

Conviene, inoltre, seguendo gli auspici dei padri del Sinodo dei Vescovi del 1987, intraprendere una evangelizzazione in profondità di tutti i fedeli adulti. Una volta divenuti capaci di testimoniare le loro ragioni di credere, essi saranno meglio in grado di dialogare con i non-cristiani e di collaborare, in modo sempre più costruttivo, nella promozione di una società realmente umana.

Nel campo delicato dei rapporti con i gruppi religiosi non cattolici, vi incoraggio a perseguire insieme il dialogo fraterno e la proclamazione fedele del Vangelo di verità.

5. Nel 1992, il Togo celebrerà il centenario della sua evangelizzazione. Del resto, il decennio 1982-1992 è stato proclamato “Decennio per il centenario”.

Auspico che i Togolesi, nel rendere grazie per il dono della fede, si impegnino per meglio conoscere il messaggio di Cristo e incarnarlo nella loro vita di ogni giorno. Siano essi, secondo la Parola del Signore, “sale della terra” e “luce del mondo” (cf. Mt 5, 13. 14)! Giungeranno così a una maggiore libertà nei confronti delle forze del male e scopriranno in se stessi e negli altri la dignità da Dio conferita alla persona umana e la cui presa di coscienza è fattore di progresso: essa rende l’uomo capace di assumersi le sue responsabilità, nella comunità ecclesiale e nella società civile. Possa avvenire in Togo ciò che fu detto dei fedeli nei primi secoli: “I cristiani sono nel mondo ciò che l’anima è nel corpo” (Epistula ad Diognetum)!

6. Per finire, vi chiedo di trasmettere i miei saluti cordiali e il mio incoraggiamento ai sacerdoti delle vostre diocesi rispettive. Formulo degli auguri affettuosi per tutti i giovani che si formano nei seminari minori, ed esorto i seminaristi maggiori a prepararsi con generosità ad accogliere i doni e i compiti del sacerdozio al servizio del Popolo di Dio.

Ai religiosi e alle religiose che presentano al mondo l’ideale della ricerca dell’unico necessario, rivolgo ugualmente il mio saluto cordiale e i miei auguri per la loro vita consacrata, che la Chiesa tiene nella massima stima. Li incoraggio a far progredire ancora questa comunione ecclesiale tra le diocesi, resa più percepibile attraverso la loro presenza nell’opera di evangelizzazione.

Infine, saluto di tutto cuore i coraggiosi catechisti che portano il loro contributo insostituibile allo sviluppo della missione.

Nostra Signora del Lago Togo, madre di misericordia, cui ho avuto la gioia di affidare la Nazione il 9 agosto 1985, vi assista nel vostro ministero pastorale!

Di tutto cuore, vi benedico insieme a ciascuna delle vostre comunità diocesane.

 

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